Roma-Barcellona 3-0: “remuntada” giallorossa
“Io c’ero”. Ti giravi intorno, in quella Roma ancora fredda di metà aprile, e le persone avevano negli occhi ancora il volto di Kostas Manolas. La corsa in avanti, i
“Io c’ero”. Ti giravi intorno, in quella Roma ancora fredda di metà aprile, e le persone avevano negli occhi ancora il volto di Kostas Manolas. La corsa in avanti, i
Il calcio di sessant’anni fa. Che era un’altra storia, che erano altre storie. Quasi tutte favole, per la costruzione e per come venivano raccontate. Del resto, il supporto delle immagini
Basterebbe il nome di Stefano Borgonovo a evocare i ricordi, a lasciare brividi, ad addentrarci in un tempo che ormai è lontano e pure bellissimo. Parliamo di trent’anni fa, del
“Nella Roma migliore di tutti i tempi, come centrali prendo due stranieri: quello falso, Vierchowood, e quello vero, Aldair“. Nils Liedholm si sfrega le mani, come se conoscesse solo lui
I corsi e i ricorsi storici. Poi, la rincorsa verso la storia. Un gioco di parole che non potrà mai raccogliere l’emozione – fortissima – di un attimo, ma che
Questa è una storia da “c’era una volta”. C’era una volta il calcio, c’era una volta la spontaneità, c’era una volta la provincia italiana che pullulava di storie incredibili e
Arrivare al posto giusto, forse al momento giusto, di sicuro con il cuore al sicuro, colmo di aspettative. Carlo Mazzone si è goduto ogni attimo, proprio perché la rincorsa verso
Quella corsa che riconosceresti tra mille. Il furore agonistico. Le sovrapposizioni. Gli sfondamenti interni. La grinta in ogni azione. Guardando questa Juventus e quella che fu, il primo pensiero (banale)
Gli anni ruggenti hanno un unico difetto: sono intrisi di nostalgia. Il motivo è chiaro, evidente, palpabile e doloroso: ti accorgi della reale grandezza di quei periodi soltanto quando ormai
“Se Maradona non avesse incrociato la mia strada, non sarei stato il giocatore che sono stato”. Partiamo da qui, dalle sue parole dopo il ritiro. Perché poi è l’essenza di
“Ho un ricordo impressionante di quel gol. In campionato non stavamo andando bene e quella serata era decisiva, all’andata avevamo perso Gattuso e Pirlo, infatti li ho abbracciati dopo la
Chi vive, annusa o respira a pieni polmoni la vita di Torino, sa bene che in prossimità del derby ha solo da trattenere il fiato. Perché c’è una (buona) parte
Per comprendere al meglio – per quanto si possa, poi – Fabrizio Miccoli, bisogna arrivare al termine della storia: tutto quel talento, tutto quel sapere calcistico, l’ha portato ad essere
Aggrapparsi. E tenersi forte, mentre le partite scorrono e i risultati si susseguono, lasciandoti quasi senza la forza di rispondere, di colpire, di tornare padroni del proprio destino. Eccola, l’immagine
Ottantadue anni e la voglia matta di sedersi e guardare partite. Giorno e sera. La sua Juve, il suo Milan, il Napoli nonostante quell’addio così duro da digerire (per tutti).
Ci sono giocatori che illuminano tutti fuorché loro stessi. Che danno emozioni fortissime ai tifosi, storie incredibili ai giornalisti, guizzi e soluzioni agli allenatori. E poi? Per loro resta nulla,