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In tutto il Sudamerica il ruolo del mediano davanti alla difesa, il classico “numero 5”, si definisce volante, sia che si parli spagnolo o che si parli portoghese.

Da dove deriva questo nome, quasi controintuitivo per un giocatore che è quanto di più distante dalle ali che possa esserci in campo e che occupa una porzione ben definita di campo?

Chi era Carlos Volante, un uomo che è diventato un ruolo

Non sono moltissimi gli appassionati di calcio a conoscere Carlos Martin Volante, onestissimo centrocampista argentino degli anni ‘30, che ha giocato in Italia e Francia prima di tornare in Sudamerica con lo scoppio della II Guerra Mondiale e affermarsi in Brasile, con la maglia del Flamengo. Eppure questo giocatore è l’unico nella storia del calcio ad aver dato ad un ruolo specifico il proprio nome.

Mediano cresciuto nel Lanus, tra il 1928 e il 1930 si mette in luce con la maglia del Platense, al punto che viene ingaggiato dal Napoli. L’esperienza partenopea però non è delle migliori, e dopo un anno in Serie B a Livorno (dove conquista una promozione in A) si trasferisce al Torino. Dopo aver sposato un’ereditiera milanese, facente parte di una famiglia di diplomatici, si trasferisce in Francia, dove veste le maglie di Rennes, Lilla e CA Paris.

Con il clima sempre più pesante in Europa, alla vigilia dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale sceglie di tornare in Sudamerica, dopo essere stato assunto dal Brasile come massaggiatore in occasione dei Mondiali del 1938, giocati proprio in Francia.

È in Brasile che Carlos Volante passa alla storia: giocando da mediano nel Flamengo risulta decisivo nella vittoria di tre campionati carioca. L’esperienza europea lo ha reso un centrocampista capace di mediare tra l’indole offensiva del calcio sudamericano e l’attenzione in copertura che si stava affermando nel vecchio continente, con le vittorie dell’Italia di Pozzo che contrapponeva al Sistema chapmaniano il più coperto Metodo.

In questo modulo di gioco il mediano centrale si occupava di schermare la difesa e di impostare la manovra, giocando praticamente in linea con i difensori laterali appena davanti a quelli centrali.

Il ruolo prese quindi il nome di centromediano metodista, ma in Sudamerica si legò indissolubilmente a Carlos Volante, il primo a giocare da mediano dando supporto alla difesa e accentrando su di sé la manovra arretrata.

Gli allenatori iniziano a chiedere ai propri mediani di “jogar como Volante“, ma con il tempo prendono a dire semplicemente “jogar de volante”, trasformando di fatto quello che era un nome proprio in un ruolo.

Cosa distingue il volante dagli altri centrocampisti

Il volante sudamericano è più tecnico, dotato di una visione di gioco a tutto campo e portato a giocare chiudendo le linee di passaggio in maniera preventiva, rispetto al centromediano metodista di tradizione italiana, più orientato al contrasto e alla marcatura stretta sugli avversari.

Il volante in un certo senso è l’antitesi del centrocampista box-to-box tipico della scuola britannica: laddove uno corre per tutto il campo, l’altro fa correre la palla, presidiando la sua zona e fungendo da punto di riferimento.

Abbandono e recupero del ruolo di volante nel calcio moderno

Con il pressing sempre più avanzato portato al giorno d’oggi il volante ha avuto vita dura, in particolare nel calcio europeo. Dapprima l’introduzione del libero ha di fatto bypassato il ruolo del centromediano metodista, poi con l’affermarsi della difesa a zona e del pressing sempre più avanzato, i registi hanno dovuto reinventarsi in posizioni differenti.

Per un determinato periodo, con l’affermarsi dei moduli con trequartista come il 4-2-3-1, il 3-4-1-2 o il 3-4-2-1, si è abbandonata la regia davanti alla difesa per cercare le uscite di palla veloci verso i giocatori di maggior qualità sulla trequarti, delegati a gestire il pallone e a costruire l’azione offensiva. 

Uno dei primi allenatori di alto livello a riportare la manovra davanti alla difesa è stato Carlo Ancelotti con il suo Milan, dove proseguì il lavoro iniziato da Carlo Mazzone a Brescia trasformando un raffinato trequartista come Andrea Pirlo in un regista davanti alla difesa.

Non si può ancora parlare di un vero e proprio recupero del ruolo del volante, dato che sui compiti difensivi veniva supportato da un mediano esclusivamente di contenimento come Rino Gattuso, ma da quella mossa altri allenatori iniziarono a riprendere il ruolo del mediano davanti alla difesa come regista.

Pep Guardiola nel suo Barcellona studiò e rielaborò la salida lavolpiana, la manovra di costruzione dal basso tipica del calcio messicano e sudamericano che prevedeva la discesa del volante in mezzo ai due difensori centrali.

Dapprima con Rafa Marquez e quindi con Sergio Busquets, il volante era essenziale nel tiki-taka di Guardiola, avendo il compito di schermare la difesa nelle rare occasioni in cui la squadra perdeva palla e di fornire ai difensori il primo appoggio da cui far ripartire la manovra.

Da allora sempre più squadre hanno adottato il modulo con un terzetto di centrocampo in cui il mediano centrale operava da volante: in Italia Maurizio Sarri ha portato l’Empoli in Serie A anche grazie al lavoro di Mirko Valdifiori davanti alla difesa. Passato sulla panchina del Napoli, ha inizialmente voluto il suo regista di Empoli con sé, ma poi all’ombra del Vesuvio ha trovato uno dei migliori interpreti del ruolo di volante “all’europea” in circolazione, ovvero l’italo-brasiliano Jorginho, che si è poi trasferito insieme a Sarri al Chelsea diventando il perno della squadra che ha poi conquistato la Champions League con Tuchel in panchina. Anche in maglia azzurra, Jorginho si è rivelato assolutamente fondamentale nel successo dell’Italia a Euro 2020.

Ad oggi nel campionato italiano troviamo varie squadre che giocano con un mediano davanti alla difesa nel ruolo di volante, sia che usino un 4-3-3, come la Lazio di Sarri con Danilo Cataldi davanti alla difesa, che un 3-5-2, come l’Inter di Simone Inzaghi che può schierare Marcelo Brozovic, regista arretrato dal rendimento eccezionale.