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CAMPIONI D’EUROPA! CAMPIONI D’EUROPA!

L’Italia di Roberto Mancini conquista il titolo europeo sconfiggendo l’Inghilterra ai rigori, in mezzo ai 70mila tifosi di Wembley, completando così uno straordinario percorso di ricostruzione che ha visto gli azzurri portare il proprio record di imbattibilità a 34 partite e arrivare a sollevare il trofeo più prestigioso dopo la deprimente assenza dai Mondiali del 2018.

Gli azzurri hanno vinto dopo una partita difficile, messasi immediatamente in salita a causa del gol subito da Luke Shaw dopo soli 2 minuti di gioco, e ripresa al 67° dal gol in mischia di Leonardo Bonucci.

È stato un match complicato dal punto di vista tattico, in cui il ct inglese Gareth Southgate si è preso immediatamente un vantaggio iniziale ma non è stato in grado di rispondere alle contromosse messe in campo da Mancini.

La sorpresa dello schieramento iniziale dell’Inghilterra

Gareth Southgate ha chiaramente sorpreso Roberto Mancini con il suo schieramento iniziale: con la difesa a 3, già adottata con la Germania, ha sacrificato un uomo di fascia in fase offensiva, Bukayo Saka, per inserire un terzino come Kieran Trippier che ha percorso tutta la fascia in entrambe le fasi, come Shaw dalla parte opposta. In questa maniera l’Inghilterra poteva contare su due uomini in supporto all’azione offensiva che partivano da lontano, evitando quindi le marcature azzurre e inserendosi negli spazi creati dai tre uomini della linea offensiva, ovvero Raheem Sterling, Harry Kane e Mason Mount.

L’Italia non ha fatto a tempo a rendersi conto del cambio di schieramento che la squadra inglese ha fatto fruttare il fronte offensivo allargato, con gli esterni che arrivano al cross e alla conclusione partendo dalle retrovie. È stata proprio una palla di Kane verso la fascia destra per Trippier a mettere in crisi la difesa azzurra, che ancora non aveva letto bene l’assetto inglese. Il terzino dell’Atletico Madrid ha prontamente crossato sulla fascia opposta, pescando l’altro esterno, Shaw completamente libero, dal momento che il movimento di Sterling aveva fatto scivolare tutta la difesa azzurra verso il centro dell’area.

Con Di Lorenzo attirato verso l’interno avrebbero dovuto essere Barella e Chiesa a rientrare in copertura, invece sia Shaw che Mount sono stati liberi di prendere posizione indisturbati: il terzino del Manchester United sul secondo palo, da cui ha potuto concludere in rete al volo portando in vantaggio gli inglesi, ma anche il trequartista del Chelsea che era completamente libero al limite dell’area.

Poca Inghilterra dopo il gol, ma Italia frastornata

Lo shock dell’immediato vantaggio inglese è costato caro all’Italia, che ci ha messo più di mezz’ora prima di di ritrovare gli automatismi di gioco. Gli inglesi non si sono più resi particolarmente pericolosi, lasciando al solo Kalvin Phillips il compito di portare una qualche pressione a centrocampo cercando di rallentare il giro palla azzurro, mentre Declan Rice si abbassava a difendere sulla stessa linea dei difensori. La difesa inglese diventava quindi una linea di sei uomini, con Kyle Walker incaricato di marcare sempre Insigne, nei confronti del quale ha fatto valere l’evidente mismatch fisico, e con la coppia Maguire-Stones che ha completamente annullato Immobile, autore di una prova decisamente insufficiente.

I raddoppi di Rice in supporto di Shaw hanno contribuito a tenere a bada le accelerazioni di Chiesa, ed è completamente mancato l’apporto di Barella, senza energie dopo un anno intero giocato a ritmi forsennati, praticamente senza pause dall’Europa League giocata con l’Inter l’estate scorsa. In fase di pressing non è poi mancato tanto l’impegno dei singoli, quanto la coordinazione dei movimenti di squadra, con gli azzurri che si lanciavano in azioni di disturbo individuali senza il supporto dei compagni.

Se dal punto di vista difensivo l’Inghilterra ha disinnescato l’attacco azzurro concedendo solo una conclusione sporca ad Immobile e un tiro dal limite dopo una folgorante accelerazione centrale di Chiesa, la loro produzione offensiva si è limitata a qualche lancio lungo a cercare le avanzate di Trippier e Shaw, vere e proprie spine nel fianco degli azzurri,

Il cambio di fascia di Chiesa, la mossa decisiva di Mancini

Chiuso in crescendo il primo tempo, Mancini ha messo mano allo schieramento dopo i primi minuti della ripresa, sostituendo lo spento Barella con il più fresco Cristante, che ha portato maggior dinamismo al centrocampo, e soprattutto ripetendo la mossa già effettuata contro la Spagna, ovvero rinunciando al centravanti per inserire Berardi sulla destra, con Chiesa spostato a sinistra e Insigne in posizione di falso nueve, capace di sottrarsi alle marcature dei centrali inglesi per andare a dialogare con i compagni sulla trequarti.

Sulla sinistra Chiesa ha potuto dare sfogo completo alle sue accelerazioni, rientrando spesso a cercare il tiro con il destro e mettendo in crisi Walker. Da una delle sue azioni è nato il corner che ha generato la mischia risolta con il gol del pareggio di Bonucci.

Con Bonucci e Chiellini abilissimi a neutralizzare ogni avanzata di Sterling e a rendere completamente inoffensivo Kane, la squadra azzurra ha completamente dominato dal punto di vista tecnico, con l’Inghilterra che si è schiacciata sulla linea di difesa incapace di costruire un’azione manovrata. Oltre alle uscite di palla di Maguire verso Shaw, gli inglesi non hanno trovato alcuni tipo di combinazione efficace.

L’errore di Southgate: il ritorno alla difesa a 4

Southgate ha quindi scelto di tornare allo schieramento a 4 in difesa, facendo entrare Saka come esterno offensivo al posto di Trippier e rinforzando il centrocampo con Mount in posizione più centrale e sostituendo Rice con il più fresco Henderson.

Le mosse non hanno dato i risultati sperati: l’assenza di Rice ha tolto moltissimo alla manovra inglese, e Saka, nonostante la sua velocità, è stato ben contenuto dagli azzurri. Nonostante nel corso del primo tempo sembrasse dovesse uscire per un problema al ginocchio, nella ripresa è salito in cattedra Jorginho, strepitoso nel suo lavoro di gestione palla a centrocampo e di schermo alla difesa.

Con Saka a cercare sempre la profodità e Henderson incapace di gestire la palla come faceva Rice, l’Inghilterra ha completamente perso il controllo del centrocampo, dal momento che Jorginho e Verratti hanno giocato attorno ai tentativi di disturbo di Kane e Mount senza il minimo turbamento e l’ingresso di Jack Grealish, giocatore in grado di creare gioco in posizione avanzata. è apparso decisamente tardivo. Berardi da un lato e Chiesa dall’altro hanno costretto Walker e Shaw ha limitare le sortite offensive, togliendo all’Inghilterra quell’ampiezza del fronte d’attacco che era stata la chiave del loro vantaggio.

A fine partita il volume di gioco prodotto dagli azzurri è stato enormemente superiore a quello degli inglesi: tra le fila dell’Italia ben 4 giocatori (Jorginho, Verratti, Bonucci e Chiellini) hanno effettuato più di 100 passaggi a palla in gioco, con la punta di Bonucci a quota 130, mentre per l’Inghilterra solo Maguire e Stones hanno superato i 50 passaggi.

I calci di rigore e l’importanza di Donnarumma

L’ingresso del Gallo Belotti nel finale di partita, al posto di uno scarichissimo Insigne, avrebbe dovuto portare quella fisicità utile a proteggere palla e ad avanzare il baricentro offensivo dell’Italia, ma la linea difensiva inglese ha tenuto ottimamente, riuscendo anzi ad accendere qualche ripartenza in velocità comunque ben contenuta dai difensori azzurri. La partita si è quindi avviata verso i supplementari e da lì ai calci di rigore.

Ai calci di rigore Southgate ha perfettamente incarnato lo spirito del popolo inglese che, perfettamente avulso dal concetto di scaramanzia, ha iniziato a declamare “It’s coming home” dopo i primi risultati positivi.

Inserire un giocatore negli istanti finali dei tempi supplementari solo per battere i rigori è una mossa che, per la cabala, pochissime volte si è rivelata vincente. Southgate ha deciso di sfidare la sorte con ben due ingressi finalizzati esclusivamente ai penalties, ovvero Rashford e Sancho, ma i due, inseriti a freddo e senza la possibilità di entrare, anche dal punto di vista mentale, nel match, hanno fallito i tiri al cospetto di Gigio Donnarumma.

Donnarumma che ha vinto con merito il premio di miglior giocatore del torneo, dopo alcune decisive prodezze nei match precedenti, grazie anche alla parata decisiva su Bukayo Saka al penalty decisivo, dopo l’incredibile errore dello specialista Jorginho.

L’importanza di un portiere così determinante è forse stata oscurata dalle ottime prestazioni difensive dell’Italia, ma grazie ai calci di rigore Gigio ha ricordato a tutti che è uno dei migliori portieri al mondo, a soli 22 anni.