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L’europeo non è mai stato molto amico dei colori azzurri. Vuoi per una formula che rendeva molto difficili le qualificazioni fino al 1996, vuoi anche per una sorta di «allergia» che la Nazionale ha dimostrato nel corso delle varie edizioni, con uscite spesso ai gironi e finali che come vedremo non sempre hanno arriso ai colori azzurri.

Anzi, spesso hanno riservato beffe difficili da digerire

La vittoria di Roma

Che nel 1968 gli Europei fossero tutt’altra cosa rispetto a quelli odierni, lo dimostra la bizzarra formula (per non dire altro) con cui vennero a delinearsi i tabelloni delle semifinali. I “quarti” si giocarono infatti due anni prima, nel ’66. Contro la Bulgaria, gli Azzurri rischiarono grosso perdendo 3-2 all’andata, ma si rifecero al ritorno con un importante 2-0. Nella partita decisiva contro l’Urss, Valcareggi schierò Zoff, Burgnich, Facchetti, Ferrini, Bercellino, Castano, Domenighini, Juliano, Mazzola, Rivera e Prati. Proprio Rivera si fa male dopo pochi minuti, e il destino sembra infrangersi sul volto degli Azzurri quando Domenighini coglie un palo clamoroso nella ripresa, facendo sussultare gli 80.000 del San Paolo. Si fa male anche Bercellino e per l’Italia non sembra proprio giornata. Spuntano nuovamente i fantasmi coreani, ma stavolta la fortuna arride agli azzurri.

All’epoca, scaduti i tempi regolamentari, in caso di pareggio l’esito della sfida sarebbe stato deciso dal lancio della monetina. Facchetti racconta che il primo tentativo, a ridosso degli spogliatoi, non andò a buon fine, trovando anzi la moneta sulla propria strada la fessura di un tombino del San Paolo. Si ripeté il tutto, e l’Italia ottenne così il pass alla finale. Dove c’era la Jugoslavia che aveva battuto ai quarti la Francia con un aggregate di 9-1.

La finale si giocò a Roma l’8 giugno, ma finì in pareggio. Neanche i supplementari bastarono ad avere un vincitore dopo le reti di Dzajic e Domenighini, che con una punizione da capogiro sblocca l’anatema della porta jugoslava. Niente rigori, si deve rigiocare la partita. E due giorni dopo, l’Italia avrà la meglio. Ma per Valcareggi fu autentica rivoluzione. Basando la propria formazione sul modello dell’Inter dei lanci lunghi. Con cinque uomini freschi rispetto alla finale di poche ore prima, Riva al 12′ e Anastasi al 32′ danno ragione al tecnico azzurro.

Nel rosso ’68, il cielo si tinse dunque d’azzurro.

L’atroce beffa francese

Non accadde lo stesso nella finale del 2000 tra Italia e Francia. Il cammino degli uomini di Zoff nel girone è eccezionale. Tre vittorie su tre contro Turchia, Svezia e Belgio, una delle due nazioni ospitanti. L’altra è l’Olanda, che l’Italia incontra in semifinale dopo aver fatto fuori la Romania. Una partita epica, quella di Amsterdam contro gli Oranje. Il grande protagonista Toldo, i due rigori sbagliati dagli olandesi, l’espulsione di Zambrotta e il cucchiaio di Totti a Van der Saar. Immagini sparse di una giornata epica. Che condusse gli azzurri alla finale contro la Francia. Le due squadre si affrontavano in una fase finale degli Europei per la prima volta nella loro storia.

Si gioca al De Kuip, Feyenoord. La Francia, in completo blu, parte fortissimo sfiorando la rete con un doppio tentativo da fuori, su grande percussione di Henry. Nell’occasione, il fuoriclasse dell’Arsenal aveva fatto sembrare Nesta l’ultimo degli arrivati. L’Italia però cresce e si rende pericolosa sull’asse Fiore-Delvecchio. Anche Albertini ci prova da fuori, ma senza successo.

Si va a fiammate, da una parte e dall’altra. In tutti i ruoli del campo. Così Nesta, che si vede quasi scavalcato da un pallone aereo, lo allontana prontamente in rovesciata. La Francia è però in continua pressione e prima da corner poi sugli sviluppi di un calcio piazzato spaventa Toldo con Djorkaeff. Si va al riposo sullo 0-0.

Nel secondo tempo la musica resta la stessa, ma cambia lo spartito. Il ritmo è altissimo ma è l’Italia a portarsi avanti. Dopo che già Blanc era riuscito a salvare miracolosamente su Delvecchio, su cross di Pessotto millimetrico proprio Delvecchio impatta benissimo il pallone all’interno dell’area piccola, senza lasciare scampo a Barthez. L’Italia è in vantaggio. Ma non chiude la sfida.

Del Piero si divora il gol del 2-0 e Wiltord spaventa Toldo, straordinario nell’intervento. Il portierone della Fiorentina si ripete anche su Henry. Del Piero si divora un altro gol, e anche Delvecchio partecipa al festival delle grandi mangiate collettive. Totti appare fuori partita e la Francia mai doma.

C’è nell’aria il sentore di beffa. E la beffa arriva per gli Azzurri, con il diagonale di Wiltord al 48′ del secondo tempo. Durante i tempi supplementari, fatta salva la regola del golden gol, sarà decisiva la rete di Trezeguet, per la prima finale persa dagli Azzurri ad un Europeo.

La disfatta con la Spagna

Ne seguirà una seconda, meno dolorosa poiché assai più scontata, contro la Spagna dei fenomeni, nel 2012.

Le due squadre si erano già incontrate ai gironi (1-1), ma l’Italia non aveva avuto in quel caso clamorosi contraccolpi. Anzi. Per la finale però, a due anni dal Mondiale vinto dagli spagnoli e a quattro anni dal primo europeo conquistato, non c’è storia.

Segnano nel primo tempo David Silva, su grandissima giocata di Fabregas, Jordi Alba su bell’imbeccata di Xavi, e Torres prima, Mata poi, nella ripresa.

L’Italia di Prandelli, che fin lì aveva fatto sognare un intero popolo, piangerà delle lacrime di Bonucci e Balotelli, tra i grandi protagonisti di quella competizione, assenti o quasi nella finalissima contro le furie rosse.

Dopo nove anni, siamo ancora qui. A pochi giorni da una finale dell’Europeo. Crederci non è importante, ma l’unica cosa che conti davvero.