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L’Italia ha sconfitto la Spagna nella notte di Wembley ai calci di rigore, dopo una battaglia lunga 120 minuti. A breve scoprirà il suo avversario in finale, ma qui vogliamo chiederci se un trionfo europeo può significare per alcuni degli azzurri una nomination, se non addirittura la conquista del Pallone d’Oro.

Gianluigi Donnarumma

Gigio si è presentato all’Europeo accompagnato dalle voci di mercato, dopo una stagione molto intensa con il Milan. L’esperienza rossonera, dove Donnarumma ha esordito in serie A a 16 anni, si è conclusa in maniera amara, i tifosi e i dirigenti stessi hanno criticato le sue eccessive richieste economiche e la regia “occulta” di Mino Raiola.

Alla fine il portierone andrà ad accasarsi nel ricchissimo PSG, ma nessuno potrà mai negare il suo contributo alla rinascita del Milan, culminata col ritorno in Champions League. Ormai titolarissimo anche in Nazionale, Gigio ha mostrato la sua leadership e la presenza vocale, oltre ad un’ottima intesa con la coppia juventina Chiellini-Bonucci (a onor del vero con quest’ultimo c’era stata già un’annata di Milan).

L’Italia di Mancini tiene molto palla e gioca spesso nella metà campo avversaria, ma quando è stato chiamato in causa Donnarumma ha sfoderato parate chiave: agli ottavi nei supplementari contro l’Austria il volo ad una mano sulla sassata di Schaub, ai quarti contro il Belgio reattivo contro De Bruyne e Lukaku e in semifinale fondamentale prima su Dani Olmo per evitare lo svantaggio poi ad ipnotizzare Morata ai calci di rigore.

Vincere un titolo con l’Italia (magari con qualche intervento decisivo) lo avvicinerebbe ulteriormente a Buffon e potrebbe riuscire laddove Gigi non è arrivato, a quel Pallone d’Oro che per i portieri è sempre un tabù. Intanto però Gigio potrà consolarsi col premio di Miglior Giovane del torneo, ormai blindato a scapito di Pedri e Damsgaard.

Giorgio Chiellini

Euro 2020 è una delle ultime occasioni, forse l’ultima chiamata per Giorgio Chiellini in Nazionale. L’età che avanza, il polpaccio che troppo spesso lo costringe ad abbandonare la contesa e l’annata poco brillante alla Juve con qualche gol subito di troppo non hanno scosso Giorgione. Il capitano azzurro si è approcciato all’Europeo con calma ed esperienza, Mancini gli ha affidato le chiavi della difesa assieme all’eterno compagno Bonucci, e assieme Donnarumma e al trio di centrocampo Barella-Jorginho-Verratti costituiscono la spina dorsale dell’Italia.

Chiellini fin dal primo inno nazionale si è visto carico a mille, ha spento il totem turco Burak Yilmaz, poi l’uscita anzitempo contro la Svizzera per il solito polpaccio. Ne ha così approfittato per osservare il prosieguo del cammino azzurro e, dopo aver tifato dalla panchina contro l’Austria, il Chiello si è ripresentato al centro della difesa per l’ennesima battaglia contro Romelu Lukaku. Il bomber interista ha realizzato solo su rigore ed è stato tutto sommato disinnescato e, mentre in tutta Europa molti commentatori ed ex calciatori esaltavano la prova del difensore azzurro, lo stesso Luis Enrique si convinceva a non schierare Morata fin dall’inizio come riferimento offensivo, anche se poi l’attaccante iberico ha segnato da subentrato sfruttando l’unica falla concessa.

Giorgio Chiellini in Italia ha vinto e rivinto tutto con la Juventus, ma a livello internazionale sono state finora solo delusioni sia con club che nazionale; vincere il titolo europeo guidando da capitano la difesa dell’Italia sarebbe un premio alla carriera e, perché no, una candidatura “romantica” al Pallone d’Oro, ripercorrendo le orme di Fabio Cannavaro nel 2006.

Jorginho

Siamo praticamente certi che il 2021 sia l’anno calcistico preferito da Jorginho: l’oriundo dal Brasile cresciuto nelle giovanili del Verona, diventato grande nel Napoli di Sarri e infine approdato al Chelsea, ha vinto la sua prima Champions League e ha appena realizzato a Wembley il rigore decisivo che ha mandato l’Italia in finale ad Euro 2020.

Grande freddezza per il playmaker della nazionale, un giocatore che abbina la sagacia tattica italiana alla tecnica verdeoro, sicuramente una delle grandi vittorie di Mancini come commissario tecnico. Il centrocampista classe 91 è sempre brillantissimo, assicura equilibrio e si completa perfettamente con la visione di Verratti e la potenza di Barella, e nel cammino fino alla finale di Wembley ha disputato tutte le gare, senza nemmeno un cartellino giallo.

Poi, contro la Spagna, una gara di sacrificio e pazienza, suggellata dal rigore decisivo: il suo saltello per spiazzare Unai Simón e l’esultanza sotto la curva con la scrollata di spalle alla Trae Young entra nella Hall of Fame dei ricordi azzurri. E dire che ad inizio stagione, nel Chelsea di Lampard, oltre ai rigori sbagliati contro Liverpool e Arsenal, aveva trovato poco spazio.

Oggi molti giornali italiani lo candidano al Pallone d’Oro, del resto già solo con il club compie buona parte dei requisiti, ma con un Europeo in più la nomination potrebbe essere inevitabile…

Federico Chiesa

Anche per lui una grande annata, dall’affermazione al primo anno di Juve in una stagione non facile, Federico ha continuato a correre e segnare con l’Italia rivelandosi alla platea internazionale. Il figlio di Enrico ha confermato tutte le caratteristiche che lo rendono un calciatore di livello continentale: falcata, dribbling, potenza, bravura nella conclusione con entrambi i piedi e un’ottimo inglese.

Ha iniziato Euro 2020 come arma da sfoderare a partita in corso, ma già nella terza gara contro il Galles parte titolare ed è il migliore in campo. Mancini sa di non poter rinunciare alle sue qualità e contro l’Austria lo butta nella mischia in previsione dei supplementari; Fede proprio nel prolungamento sblocca la gara con una rete che riassume tutte le sopracitate caratteristiche: lanciato sulla corsa, doma il pallone di testa, lo sistema con il destro e calcia al volo di sinistro sul secondo palo, con una stoccata da biliardo.

Con il Belgio non trova la rete, ma è una spina nel fianco costante per la difesa e contro la Spagna il gol del provvisorio vantaggio è un altro capolavoro. Segue il taglio di Immobile, legge l’anticipo di Laporte e raccoglie palla al limite dell’area di rigore dal lato sinistro; il tempo di aggiustare la postura e il tiro di destro a giro si insacca alle spalle del portiere. Ora manca un ultimo scatto, un’ultima volata, per lasciare Wembley con un’altra esultanza memorabile.

La sensazione è quella di aver assistito alla nascita di una stella, senza nulla togliere ad altri ragazzi fenomenali come Barella, grandissimo centrocampista campione d’Italia, o Pessina, ennesima rivelazione dell’Atalanta. La nomination al Pallone d’Oro per Federico Chiesa è forse prematura, ma può essere considerata come un attestato di stima per gli anni a venire, il futuro è certamente suo. E dell’Italia calcistica.