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Toccare il cielo con un dito. E fermarsi lì, a ciò che è stato. Al ricordo. La Nazionale, per tanti, è un punto d’arrivo a cui ci si abitua di rado: ogni volta è un’emozione nuova, per quanto simile alle precedenti. Ogni volta è grande attesa e grandi sentimenti, specialmente se arrivano in un punto certo della propria carriera.

Ecco, per tanti è stato anche l’assaggio di ciò che poteva essere e che non è stato con regolarità; per altri anche un colpo di fortuna: trovarsi al posto giusto, al momento giusto. Un esempio? Nicola Ventola: con la nazionale maggiore venne convocato, senza scendere in campo, per un match contro la Svizzera, disputato il 10 ottobre 1998 al Friuli di Udine e terminato per 2-0 in favore degli azzurri. Sembrava all’apice di una storia incredibile, e in tanti lo indicavano come futuro centravanti della Nazionale (e dell’Inter). Si fermo lì: convocato perché mancava Bobo Vieri, suo grande amico.

Nicola fu meno fortunato di altri, che almeno un gettone l’hanno collezionato e che hanno potuto raccontare a figli e nipoti cosa volesse dire indossare l’azzurro d’Italia.

Volete la top11? Eccola qui. Solo uno spoiler: contiene grandi storie.

La nostra personale top 11 di chi ha solo una presenza in Nazionale

Portiere: Luciano Castellini

Cinque stagioni di Monza, vicino la sua Milano. Otto anni di Torino e altri sette a Napoli. Lo chiamavano il Giaguaro perché i suoi interventi erano belli da vedere e spesso pure efficaci, come le sue uscite basse. Collezionò una presenza in nazionale ottenuta in Italia-Belgio del 1977 (2-1 per gli azzurri). Storia divertente: giocò il secondo tempo e subì la rete dal portiere avversario, Christian Piot.

Terzino destro: Marco Motta

Con la Nazionale, Motta ha un rapporto particolare. Ha fatto tutta la trafila delle Under, diventando capitano dell’Under 21. Sembrava una strada tracciata verso la gloria e nel 2009, nel suo anno di grazia alla Roma, Lippi lo convocò in Nazionale per le partite di qualificazione al Mondiale 2010 contro Montenegro e Irlanda. In entrambe le sfide venne portato in panchina, senza esordire. Lo chiamò poi Prandelli, facendolo esordire il 10 agosto 2010 a 24 anni nell’amichevole contro la Costa D’Avorio (persa 0-1).

Difensore centrale: Christian Terlizzi

Era il terzo del Palermo dei miracoli, formato europeo. Peccato che davanti a sé avesse Zaccardo e Barzagli, non di certo due giocatori di basso profilo. Eppure, Terlizzi riuscì a debuttare in Nazionale nell’estate post Mondiale. Il 16 agosto del 2006, la nuova squadra azzurra di Donadoni esordì con Christian centrale: amichevole a Livorno, contro la Croazia, in cui gli azzurri persero 2-0.

Difensore centrale: Dario Dainelli

Probabilmente, avrebbe meritato anche altre chance. Però Dario Dainelli, nato a Pontedera e bandiera della Fiorentina, tra tanti rimpianti ha soprattutto quello del Mondiale in Germania. Era entrato nel primo giro di Lippi, nel 2005: ad appena 26 anni, aveva debuttato nell’amichevole Italia-Ecuador. Era appena arrivato alla Fiorentina dopo una lunga trafila in squadre minori. Nel 2008, due convocazioni da Donadoni: ma non scenderà in campo, né riceverà chiamata per l’Europeo.

Terzino sinistro: Stefano Bettarini

Ben prima del gossip, c’è stato un discreto giocatore. Cresciuto nell’Inter e arrivato ai vertici tra Cagliari e Fiorentina, Bettarini da giovane ha sempre avuto il cruccio della Nazionale. E quando sembrava finita, nella sua ultima, seria, esperienza calcistica arrivò la chiamata di Trapattoni. Il 18 febbraio 2004, all’età di 32 anni, contro la Repubblica Ceca disputò la sua prima e unica sfida da titolare a Palermo.

Mediano: Christian Brocchi

Grande carriera da calciatore (sicuramente ripeterà da allenatore), Christian Brocchi non rubava l’occhio ma correva per metà squadra. Se ne accorse Donadoni nel 2006, quando lo convocò per una sfida a Bergamo tra Italia e Turchia. Brocchi aveva già 30 anni quel 15 novembre.

Regista: Mirko Valdifiori

Prima del Napoli di Sarri, c’era l’Empoli di Sarri. Che girava bene, che girava attorno alle invenzioni di Mirko Valdifiori. Nel 2014, il passaggio agli azzurri. Partenopei, sia chiaro. L’azzurro nazionale arrivò subito dopo, nel marzo del 2015: Mirko venne convocato dall’allora CT Antonio Conte per le gare contro Bulgaria e Inghilterra. Debuttò dieci giorni dopo contro gli inglesi sostituendo Marco Verratti (1-1 il risultato finale).

Esterno destro: Ezequiel Schelotto

Una vita in Italia. E una storia molto bella da raccontare: Ezequiel Schelotto nasce in Argentina, ma il sangue è tricolore. Il suo bisnonno era originario di Cogoleto. Da Buenos Aires passa al Banfield, quindi viene scelto dagli osservatori del Cesena. Una lunga trafila in Serie A e anche la Nazionale Italiana. Grazie alla legge che attribuisce la cittadinanza a chi abbia almeno un ascendente, diventa convocabile per le selezioni azzurre: per primo lo fa Casiraghi con l’Under 21, quindi ci pensa Prandelli a inserirlo nell’elenco dei 32 pre-convocati per Euro2012 (a cui non parteciperà). Il debutto arriva il 15 agosto del 2012: a Berna, l’Italia perderà 1-2 contro l’Inghilterra.

Esterno sinistro: Alessandro Rosina

A proposito di giocatori che meritavano altra carriera. Dopo tante, ma tante, partite con l’Under 21, il talento di Rosina era sbocciato tra Parma e Torino, prima di ‘nascondersi’ allo Zenit. A 23 anni compiuti, sembrava il preludio di una grossa storia d’amore con la Nazionale: Donadoni lo convoca in Italia-Sudafrica, è il 17 ottobre del 2007. Sarà la sua unica presenza.

Seconda punta: Giuseppe Mascara

Peppino Mascara da Caltagirone, e i sogni che si realizzato. Una vita a fare gol, tra Sicilia e Campania (con brevi apparizioni al Genoa, Perugia, Pescara e Novara), e un talento davvero impressionante. Arrivò pure la Nazionale, nel 2009: a 29 anni esordisce in azzurro con Lippi nella partita amichevole Italia-Irlanda del Nord (3-0) disputata a Pisa. Nessun giocatore del Catania aveva mai raggiunto un obiettivo simile.

Centravanti: Amauri

Era l’inizio di una nuova era, seppur turbolenta. Partiamo dal principio, da quando Amauri disse esplicitamente che non avrebbe accettato l’eventuale convocazione in Nazionale. Il centravanti ex Juve e Parma ottenne la cittadinanza sfruttando la naturalizzazione della moglie, la quale, di origine italiana, aveva il doppio passaporto dal 3 marzo 2009. Il 31 gennaio 2009, il ct del Brasile Dunga lo scelse come sostituto dell’infortunato Luis Fabiano nella partita di Londra contro l’Italia: fu la Juve a bloccare tutto, negandogli il nulla osta in quanto era scaduto il termine regolamentare. Ma come passò dal verdeoro all’azzurro? Semplicemente, il Brasile smise di chiamarlo e lui decise di ‘accontentarsi’: un atteggiamento che non fece impazzire i tifosi, ancor meno chi poi si decise a chiamarlo. Fu Cesare Prandelli, alla sua prima partita il 6 agosto del 2010: contro la Costa D’Avorio, Ama fece coppia con Balotelli.