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Quando l’azzurro si affaccia sul canale d’Oltremanica, è impossibile confonderlo. In terra inglese, è vero, la grande rivalità è quella con i francesi, i blues per eccellenza, ma l’Italia, soprattutto a Wembley, ha sempre dimostrato il proprio valore. Contro l’Inghilterra, poi, su 28 partite disputate, gli Azzurri hanno vinto 10 volte e perso 9.

Seguendo con ansia e trepidazione la marcia di avvicinamento alla finale di Euro 2020 (21) del prossimo 11 luglio, proprio tra Inghilterra e Italia, proprio a Wembley, è cosa buona e giusta ricordare gli eroi del Belpaese che riuscirono nell’impresa di violare il tempio del calcio inglese.

La prima volta in casa dei maestri

Il primo colpo di coda venne inflitto dalla squadra-risacca che era arrivata seconda ai Mondiali di Messico 1970, sotto l’attenta e acuta direzione tecnica di Valcareggi. Per festeggiare i 75 anni della FIGC, l’Italia organizza nel 1973 due amichevoli di prestigio. La prima contro il Brasile, vinta. La seconda contro l’Inghilterra al Comunale di Torino, vinta anch’essa grazie alle reti di Anastasi e Capello. Gli Azzurri, così, vuoi pure in un’amichevole, riuscivano ad avere la meglio sui maestri del calcio per la prima volta nella loro storia. Potete immaginarvi la reazione di Sua Maestà.

Il 14 novembre dello stesso anno, viene così sancita una seconda data per la rivincita. Questa volta le regole le dettano gli inglesi, il pallone lo portano loro e lo stadio pure. Trattasi niente meno che del Wembley Stadium, a 39 anni dalla battaglia di Highbury.

Nel prepartita, gli inglesi avevano definito la Nazionale azzurra una squadra “di camerieri”. Troppo superiori gli inglesi, eticamente e sportivamente, per perdere nello stesso anno due partite contro la stessa squadra. Per giunta di camerieri. Per l’Italia, oltre all’orgoglio ferito da quel subdolo epiteto, c’era anche una motivazione in più. Vincere contro gli inglesi a casa loro. Uno smacco che non avrebbe avuto eguali. Soprattutto per Giorgio Chinaglia, che in quel riferimento da mestierante si sentiva primariamente chiamato in causa. Lui, che aveva un passato inglese, si rifarà con gli interessi: passa Long John, zitti e buoni.

Il ct inglese Alf Ramsey, coperto dalle polemiche di una stampa infiammata dalla mancata qualificazione a Monaco 74 (decisivo un pareggio contro la Polonia), chiede ai suoi fidati ragazzi, ormai quasi tutti sul viale del tramonto (compreso Bobby Moore, il capitano), un’ultima prova di orgoglio. Certo, è un’amichevole. Ma non dobbiamo pensare al valore delle amichevoli odierne. Al tempo, le sfide tra nazionali erano un’occasione unica per mettere in mostra lo spessore e gli eventuali progressi della propria scuola calcistica. Ogni occasione era buona, comprese le amichevoli.

Le formazioni ufficiali non recano novità rispetto alla gara di Torino di qualche mese prima. Zoff in porta per gli Azzurri, Clarke per gli inglesi. Bellugi su Osgood e Facchetti su Channon. Quindi, a centrocampo, le coppie Rivera-Bell, Capello-Peters e Benetti-Currie. Burgnich è il libero azzurro, Moore quello inglese. Davanti, Mc Farland contro Chinaglia, Riva è controllato da Madeley e Causio ha il compito di seguire Hughes come un’ombra.

Una pioggerellina fine, ma continua, sferza l’animo indomito degli Azzurri di Valcareggi, che nel primo tempo attaccano da destra a sinistra. Subito Causio prova l’affondo sulla destra, ma il cross al centro viene respinto con attenzione dagli inglesi. L’Italia, una volta persa palla, si ricompatta immediatamente nella propria metà campo, attendendo gli avversari.

I padroni di casa attaccano prevalentemente sulla sinistra, ma i cross in mezzo sono tutti ben controllati da Dino Zoff, che contro l’Inghilterra detiene peraltro il maggior numero di presenze in nazionale: 6. 7 è invece il numero di maglia di Currie, l’uomo più pericoloso degli inglesi nel primo tempo. I suoi tiri potenti e i suoi dribbling letali mettono in seria difficoltà la difesa azzurra, che sul lato destro vacilla pericolosamente. Ma Currie è ovunque. Si sposta anche sulla destra e impegna Zoff sul suo palo.

Il secondo tempo è assai più compassato. L’Inghilterra gioca meglio, sembra averne di più fisicamente, ma l’Italia gestisce benissimo i ritmi della partita e sa come colpire in contropiede. Così Capello vede libero Chinaglia e lo serve con un tocco di punta. Giorgione si allarga sulla destra attendendo i compagni al centro. Ma da buon attaccante pensa solo ad una cosa: la gloria personale. Il suo destro è potentissimo. Oggi si direbbe un tiro cross, in realtà Chinaglia tira e basta. Il portiere respinge, ma sul piede destro di Capello, che è bravo a crederci e a ribadire in rete un facile tap-in.

Che vale la prima vittoria dell’Italia in casa degli inglesi. Per giunta nel loro tempio inviolabile, a Wembley. Tramonto rosso per gli uomini di Ramsey, entusiasmo incontenibile per gli Azzurri, autori di una prova umile ma gagliarda. In pieno stile italiano.

Magic Box punisce gli inglesi

Appena quattro anni dopo, l’Inghilterra avrà la meglio sull’Italia sempre in un’amichevole. Ma al ’77 risale anche l’ultimo successo degli inglesi sugli azzurri. Che si rifaranno, questa volta con un vero trofeo in palio, nel 1997.

Stiamo parlando delle qualificazioni al mondiale del 1998 in Francia. Nel girone di accesso al massimo trofeo intercontinentale, l’Italia doveva vedersela con Inghilterra, Moldavia, Polonia e Georgia. Il ct Maldini, sicuro dei punti contro le ultime tre citate, sapeva di giocarsi il primo posto, che avrebbe significato accesso diretto, proprio con gli inglesi. Il 12 febbraio va in scena una partita che sa di spareggio. Quella del dentro o fuori. E va in scena a Wembley, il tempio del calcio mondiale.

The Indipendent, il giorno prima, aveva avvisato tutti. Occhio a The Magic Box. Il talento ex Napoli gioca al Chelsea e a Londra hanno iniziato ad innamorarsene. Inoltre, le assenze pesanti di Gascoigne, Adams e Seaman rischiano di complicare ulteriormente le cose. Una partita bloccata, in cui le due squadre non fanno che specchiarsi pensando più a non prenderle che a darle, viene decisa da una magia del mago in persona. Ferrara inizia l’azione da dietro, coinvolgendo nel palleggio Costacurta.

Il difensore italiano vede Zola scattare in profondità e decide di servirlo sulla corsa, puntando sullo smisurato talento del ragazzo sardo. L’aggancio di destro è difficilissimo, e arriva con qualche difficoltà. La palla si allarga sull’esterno, e Zola è costretto a calciare in corsa e defilato. Ma il suo tiro è forte, preciso, imparabile. Un destro fulmineo, che sblocca l’incontro e decide la sfida (retta sullo 0-0 da una grande prova di Angelo Peruzzi).

L’Italia, ironia della sorte, dovrà comunque guadagnarsi il pass per il Mondiale nello spareggio contro la Russia (fatali i pareggi con Inghilterra, e soprattutto Georgia e Polonia). Ma quella sera rimane un evento storico per tutto il popolo calcistico italiano. The Magic Box, sette stagioni in Inghilterra e nomina in quanto Membro dell’Ordine dell’Impero Britannico per volontà della regina Elisabetta, come Don Fabio Capello stringeranno con l’Oltremanica un rapporto particolare, speciale.

Evidentemente, era destino che fossero proprio loro a violare Wembley per le uniche due volte nella storia della Nazionale.