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Il calcio è un gioco semplice”. 

Alzi la mano chi non ha mai sentito Massimiliano Allegri pronunciare queste parole durante una sua intervista, uno sfogo, una schermaglia dialettica approntata nei confronti di un interlocutore che gli rimproverava una certa carenza di tatticismo, in esubero, invece, tra gli allenatori nostrani.

L’Allegri Bis è adesso in rampa di lancio, ma sembra tutt’altro che una minestra riscaldata. Con “l’incognita CR7”.

Massimiliano Allegri ”Parte I” 

La data del 14 luglio 2014 è piuttosto importante per la carriera dell’allenatore juventino, che, dopo una stagione deludente alla guida del Milan, viene accolto con scetticismo alla corte degli Agnelli, soprattutto dopo le dimissioni di Antonio Conte, quello del “ristorante nel quale non ci si può accomodare con pochi euro nel portafoglio”. 

La Juventus che ingaggia l’allenatore livornese, è reduce da tre scudetti consecutivi e buona parte dei tifosi bianconeri alza almeno un sopracciglio, alla luce della stagione disastrosa dei rossoneri nell’annata precedente.

Ciò che passa in giudicato è però la situazione economica del Milan di quegli anni che, persi i vari Gattuso, Nesta, Ibra e Thiago Silva, è in preda a una vera e propria tempesta societaria che non permette di mantenere i pezzi migliori. 

Il tifoso, si sa, bada poco a questo tipo di nozioni e se sei tifoso della Juventus, non ne tieni proprio conto. 

Nonostante tutto, Allegri dimostra di essere un grande allenatore e, anche se la tanto agognata Champions League non arriva sulla bacheca della squadra più titolata d’Italia, la prima avventura alla Juve porta qualcosa come altri cinque scudetti consecutivi.

Ma al termine della stagione 2018/2019, viene sostituito da Maurizio Sarri. 

Come ha giocato quella Juventus

Il concetto di “ruolo” trova nella concezione di Massimiliano Allegri, un significato che va ben oltre quello apportato da suoi illustri predecessori, non solo nella panchina juventina.

A metà tra l’estremismo del calcio olandese e Sacchiano e quello ben più ferreo di una certa tradizione italica, Allegri assegna al ruolo di ogni giocatore una caratteristica più ampia, alla luce del quale, se esistono i ruoli, essi devono trovare ampio spazio di manovra offensiva, di libertà e di mera collocazione in campo. 

Ricorderete, ad esempio, i ruoli di Mandzukic e Dybala, entrambi catalogabili alla voce “attaccanti”, ma spesso artefici della manovra in zolle del campo che nulla avevano a che vedere con l’area di rigore avversaria, il primo a fare la spola, grazie alle sue inesauribili capacità di corsa e resistenza tra un reparto e l’altro e il secondo ad agire, in più di un’occasione, da trequartista puro. 

Nell’ultima stagione di Allegri, quella Juventus giocò grosso modo allo stesso modo, con un fattore che avrebbe dovuto sparigliare le carte in tavola a prescindere dalla collocazione in campo dei suoi compagni, Cristiano Ronaldo.

Il fattore CR7

La linea d’unione che lega l’ultima stagione di Allegri a Torino e quella che sta per prendere il via, è la presenza di CR7 nella rosa bianconera. 

Intanto c’è da valutare se il portoghese possa rimanere o meno sotto la Mole, ma tutta una serie di indizi, non ultimo il super bonus fiscale del quale Ronaldo potrà approfittare ancora per la prossima stagione, fanno pensare che il capocannoniere degli europei, rimarrà almeno un’altra stagione in Italia. 

Se così fosse, una maglia da titolare in attacco sarebbe già assegnata, per cui il ruolo di uno dei giocatori offensivi, più il portiere, più i centrali difensivi, fanno già 4/11 che non destano preoccupazione. 

L’idea di Allegri è quella di non dare alcun punto di riferimento in fase di possesso e Ronaldo è il maggiore artista su piazza mondiale che possa garantire questo tipo di certezza. 

Lo schieramento difficilmente varierà dal 4-2-3-1 elastico, presentato da Allegri nella maggior parte delle partite in cui ha guidato la sua Juve nelle annate precedenti. 

I terzini che salgono

Una delle peculiarità rispetto alle quali Allegri non arretrerà di un centimetro, sarà certamente quella della discesa dei terzini che si staccano dal reparto difensivo, incoraggiati dallo schieramento che permette ai due in mediana di tenere una discreta copertura nel caso di ripartenza avversaria ( si staccano i due terzini e uno solo dei due mediani sale a supportare la manovra, ricorderete il lavoro di Pjanic ). 

In questo modo i tre centrocampisti avanzati, mettono in difficoltà le difese avversarie dividendosi le parti del campo occupate dai terzini che spingono, intercambiando i loro ruoli. 

A questo scopo provate a pensare al ruolo di Chiesa, ottimo sia in fase di cross, che di spostamento verso il centro del campo per andare alla conclusione e sfruttare gli uno-due con gli altri centrocampisti e i terzini stessi. 

Tutti questi spostamenti ci fanno tornare al capoverso precedente, nel quale vi abbiamo parlato di mancanza di punti di riferimento. 

Fu proprio nell’ultima stagione di Allegri in bianconero, che questo elemento venne fuori con forza, visto che fu palese la possibilità degli uomini di Allegri di provare a portare più giocatori in fase di conclusione e difficilmente in quella stagione si vide un gol simile ad un altro. 

Altra presenza importante, quella di Bonucci, il centrale dai piedi buoni che con le sue verticalizzazioni potrà scavalcare il centrocampo avversario e mettere in movimento punta e tre davanti. 

Massimiliano Allegri “Parte II”

Adesso parte la nuova stagione e, anche se buona parte degli interpreti di allora, sia ancora presente nell’organico bianconero, l’impronta di Sarri e Pirlo, è rimasta e, se è vero come è vero che Allegri non sia uno dalle idee talebane, è altrettanto vero che non può certo aver pensato ad una rivoluzione della sua concezione di gioco, in questi mesi lontano dal campo. 

Se andiamo a dare uno sguardo alla rosa a disposizione dell’allenatore livornese in questo momento, se vogliamo identificare i “titolari”, parola che fa venire l’orticaria a quasi tutti gli allenatori moderni, probabilmente Szczesny, due tra de Ligt, Bonucci e Chiellini, Chiesa a centrocampo nei tre e Ronaldo davanti sembrano avere assicurata una maglia. 

Abbiamo parlato dell’amore di Allegri verso i terzini di spinta, quindi difficilmente Cuadrado e Alex Sandro lasceranno la Juve. 

Ora, se vogliamo andare a prendere in considerazione le parti del campo dove la Juve deve intervenire, la risposta “a centrocampo” sembra la più scontata. 

Il nome di Locatelli è il più gettonato da settimane e risponde alla perfezione alle esigenze di Allegri che lo utilizzerebbe a larga mano per dividersi il campo con gente come Dybala e Chiesa, un trio mortifero per le difese avversarie, con Ronaldo pronto a buttarla dentro se i suoi compagni riuscissero a metterlo in moto coi giusti tempi. 

Ma può bastare? 

Rabiot, Arthur e Bentancur non hanno convinto fino in fondo, McKennie non è sembrato esattamente un giocatore da Juventus, andando avanti a, rarissime, fiammate, che hanno sollevato più di un mugugno. 

Ramsey non ha disputato stagioni esattamente celestiali…

Ci si può, e probabilmente ci si deve, aspettare di più da Kulusevski, atteso da una stagione decisamente migliore di quella precedente. 

Serve quindi almeno un centrocampista in più, per accontentare Max Allegri e il già citato Pjanic sembrerebbe opzione gradita. 

Nelle ultime ore si è fatto strada il nome di Griezmann, che potrebbe rappresentare un vero e proprio jolly che torna utile in buona parte del campo, proprio come piace a Max. 

All’europeo abbiamo visto che tipo di partite abbia giocato “Grisù”,  più volte utilizzato per dare una mano a difesa e centrocampo e con risultati notevoli. 

Lo scambio con Dybala non sembra una bestemmia e a quel punto la Juve puntellerebbe, in caso di arrivo di Locatelli e Pjanic, un reparto che potrebbe fare a meno di due elementi, tra quelli citati in precedenza, per permettere al mercato della Juve di agire solo in uscita per dare un’occhiata anche alle casse. 

L’attacco, nel caso in cui rimanessero sia Morata che Ronaldo, potrebbe necessitare di un terzo nome, per evitare i balletti stile Pirlo che giostrava Kulusevski e Chiesa in ruoli non loro, soprattutto nei momenti cruciali della stagione quando c’è stato da giocare tante partite in pochi giorni.