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Una delle poche squadre che hanno deciso di tenere il proprio allenatore e che non ha partecipato al walzer delle panchine che ha caratterizzato la off season della Serie A, è l’Atalanta di Gian Piero Gasperini, attesa da quella che potrebbe essere finalmente una stagione che potrebbe portare un trofeo nella bacheca orobica.

La mano dell’allenatore

Che la squadra di Bergamo sia portata ad esempio come una delle compagini che più hanno puntato sulla qualità del gioco prodotta dal proprio allenatore, ancor prima che dalla qualità e dai nomi roboanti interpreti sul campo da gioco, è cosa risaputa e riportata ormai instancabilmente da osservatori e addetti ai lavori. 

In pochissimi altri casi in Europa e praticamente mai in Italia, si è vista una squadra girare a mille come quella del Gasp, senza l’ausilio di nomi altisonanti come quelli che, all’interno di un gruppo così affiatato, hanno dimostrato di poter competere con le migliori, seppur in mancanza di primedonne. 

Il gruppo è infatti l’arma ormai non più segreta dei nerazzurri bergamaschi, sorprendenti all’indomani dell’epurazione di uno dei giocatori che pareva imprescindibile dallo scacchiere tattico dell’allenatore di Grugliasco, Gomez.

Le soluzioni tattiche proposte alla squadra da Gasperini anche in assenza del Papu, non hanno fatto rimpiangere l’argentino, anzi, non pare di proferire una bestemmia, se parliamo di un gioco ancor più armonioso , che ha dimostrato sul terreno di gioco, opzioni che solo col sacrificio di tutti gli elementi avrebbe permesso di raggiungere i risultati che l’Atalanta ha agguantato nelle ultime stagioni. 

Come gioca l’Atalanta di Gasperini

Il modulo di partenza, anche se è proprio Gasperini che ha sempre dato un’accezione piuttosto ambigua al concetto di modulo, è il rivoluzionario 3-4-2-1, che parte dalla difesa a 3, per una costruzione dal basso che poi permette tutta una serie di variabili che si pongono il fine di non dare punti di riferimento alle difese avversarie. 

Ed è proprio la varietà del gioco proposto dall’Atalanta, a mettere alla berlina i rivali di turno, una sorta di “passing game” della pallacanestro, quello che qualche anno fa spopolava nelle menti dei precursori dei capi allenatori della NBA, poco avvezzi all’utilizzo degli schemi, se non in determinate occasioni della partita, come all’uscita da un time out, o per provare a mettere dentro il canestro della vittoria con pochi secondi sul cronometro. 

La praticamente infinita mole di principi propositivi all’interno della stessa partita, permette a tutti i giocatori di movimento di partecipare prima allo sviluppo e poi alla fase conclusiva dell’azione e non è un caso se alla fine di ogni stagione, tra i marcatori delle reti segnate dall’Atalanta, figuri praticamente tutta la squadra. 

In tanti hanno provato a utilizzare la geometria per identificare il gioco di Gasperini e alcuni hanno provato suddividere in molteplici e sovrapponibili rombi le porzioni di campo utilizzate dai giocatori, a partire dalla manovra che parte dal basso.

In realtà non è possibile “fagocitare” nessuna opzione del gioco sviluppato dall’Atalanta, perché il segreto è molto meno cervellotico di quello che appare. 

La verità è che l’intercambiabilità tra reparti e giocatori stessi, è permessa dal dinamismo dei suoi interpreti, visto che, come ha sempre detto lo stesso Gasperini, “chi non corre sta fuori”. 

Tutta la difesa e i quattro della mediana, se vogliamo per forza dare una collocazione fisica ai giocatori in campo, danno origine a tutta una serie di movimenti che non hanno nulla a che fare con posizionamenti fissi, ma dipendono dallo spostamento della palla e si adattano alla reazione della difesa avversaria. 

È la prima decisione a innescare i movimenti dei compagni e lo sviluppo di tutta la manovra, una massa sinuosa che si muove all’unisono e che si completa, ad una velocità disarmante, molto spesso con una conclusione, anche da fuori, visto che giocatori come De Roon, Freuler e Toloi, se vogliamo parlare dei soli giocatori con presenza meno costante nella parte avanzata del campo, hanno una castagna non indifferente. 

Se a tutta questa perfezione, aggiungi un paio di punte mobilissime che raramente sbagliano sotto porta, come Zapata e Muriel, il quadro è completo. 

Cambia il portiere, il resto tutto in divenire

Uno dei maggiori protagonisti dell’’Atalanta dei miracoli, è stato certamente Pierluigi Gollini, probabilmente esageratamente criticato dopo piccole indecisioni pre e post infortunio che ne hanno minato il rapporto con alcuni tifosi. 

L’ex estremo difensore atalantino giocherà la prossima stagione con il Tottenham, a titolo di prestito annuale con diritto di riscatto fissato a 15 milioni. 

Al suo posto è arrivato Juan Musso, portiere di estrema affidabilità, che avrà alle sue spalle Marco Sportiello, ovviamente dietro nelle preferenze del Gasp. 

Difesa da ritoccare?

Non dovrebbe cambiare la line a tre che, nella maggior parte delle occasioni sarà formata da Toloi, Romero, se rimane e Djimsiti, ma Gasperini ha dimostrato di attingere a larga mano per ruotare sapientemente i suoi effettivi.  

La permanenza di Romero non è scontata, visto che è in atto una trattativa piuttosto avanzata ancora col Tottenham.

Palomino e Sutalo garantiscono alternative importanti, ma se si vuole cercare il pelo dell’uovo, pare proprio la difesa il reparto in cui patron Percassi potrebbe intervenire al più presto. 

Tra i rumors che fanno riferimento al mercato in entrata, sono Takehiro Tomiyasu e Merith Demiral i due prospetti che sembrano vicini ad accasarsi a Bergamo. 

Se dovesse concretizzarsi la partenza di Romero, un altro centrale servirebbe come il pane, anche perché Palomino dà qualche garanzia, ma non è certo pensabile sperare che possa fare tutta la stagione a livelli altissimi.

Tra gli esterni, che come si sa sono il perno dello scacchiere tattico di Gasperini, Hateboer e Mahele saranno ancor più responsabilizzati, soprattutto se dovesse andare via Gosens. 

In entrata si aspetta un altro giocatore della Juventus, Frabotta

Tra centrocampo e attacco qualcosa si dovrà fare

I due mediani, l’olanedese De Roon e lo svizzero Freuler,  garantiscono uno tanto equilibrio e l’altro tanta forza dinamismo, veri e propri tutto-campisti in gradi di spaccare la partita a metà quando ve n’è l’occorrenza. 

Tommaso Pobega è un obiettivo della società, ma il vero oggetto del desiderio si chiama Teun Koopmeiners, completo centrocampista in forza all’AZ, richiesto da più di una squadra in tutta Europa. 

Per quanto i centrocampisti avanzati, si è fatta strada l’ipotesi Jeremie Boga, potente e scattante esterno in forza al Sassuolo, che ha deluto un po’ le aspettative nell’ultima stagione alla corte di De Zerbi, ma che sembra il giocatore adatto a far rifiatare Gosens, apparso fin troppo spremuto dopo la partenza di Gomez. 

Per la corsia sinistra è venuto fuori anche il nome del rumeno Valentin Mihaila, poco più che oggetto misterioso in forza al Parma.

Per qualche giorno si è parlato anche del Gallo Belotti, oggetto di un potenziale scambio con uno dei due attaccanti dell’Atalanta attuale, ma sembra che la trattativa non sia mai partita. 

Sorprenderebbe veder partire uno tra Zapata e Muriel. 

Nonostante tutte queste trattative, l’Atalanta non ha la necessità di intervenire sul mercato, l’undici titolare potrebbe già essere pronto, ma i carichi di lavoro e il ritmo forsennato imposto dall’allenatore di Grugliasco, non possono non essere tenuti sotto controllo e servono ricambi per la sostituzione dei giocatori più impiegati.

Staremo e vedere.