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Dopo l'”autogol” di eFootball, non era possibile evitare il confronto con FIFA22, uscito quasi in contemporanea con il titolo di Konami.

Non è solo una questione di par condicio, dal momento che sul nuovo calcio virtuale di EA Sports c’è parecchio da dire. Di sicuro è andata meglio rispetto a eFootball, ma nemmeno FIFA22 è esente da problemi e soprattutto dalle critiche che buona parte degli appassionati ha già mosso nei confronti del publisher.

Per parlare di FIFA22 abbiamo scelto un interlocutore particolare. Non un pro player, ma una persona che da alcuni anni è diventata una figura indispensabile all’interno di una delle principali organizzazioni italiane.

Sergio Porcelli, 23enne di Trani (BA), dal 2017 è Esport Manager per QLASH. All’interno dell’organizzazione trevigiana gestisce l’intero settore di FIFA, oltre ad essere Community Manager di NBA2K e Product Manager sia del titolo cestistico che di PES – ora eFootball.

Uno che ama sia il gaming che lo sport è per noi un ottimo punto di partenza per capire com’è la nuova edizione di FIFA.

Sergio Porcelli (photo credits QLASH)

Ciao Sergio e grazie per essere qui con noi. Prima di addentrarci nel mondo di FIFA22, vorremmo conoscere qualcosa in più del tuo. Che percorso hai fatto prima di arrivare a QLASH?

Grazie a voi e un saluto a tutti gli amici di PokerStarsnews.it! Ho cominciato giocando a Call of Duty più o meno 8 anni fa. A 15 anni partecipavo ai tornei online per PS3. Poi, quando sono arrivati i primi eventi LAN, i miei genitori mi hanno dato la possibilità di partecipare, accompagnandomi nelle varie location. Devo molto a loro, perché in questo modo ho iniziato a conoscere meglio il mondo degli eSports.

Dagli sparatutto ai videogame sportivi il passo non è proprio breve. Come sei atterrato sul pianeta FIFA?

Ci sono arrivato in maniera trasversale, per così dire. Facevo parte dello staff di un portale che si chiamava The Universe e dove venivano organizzati tornei di FIFA. Mi sono appassionato al titolo e ho cominciato a giocarci, anche a livello competitivo. Allora c’era FIFA13, un’edizione con la quale ho partecipato ai campionati italiani live: è lì che ho conosciuto per la prima volta Diego Campagnani e Fabio Denuzzo, giocatori che anni dopo ho ritrovato nel team QLASH!

Ho proseguito con il competitivo fino al 2016. La mia “ultima apparizione” in un torneo dal vivo è datata 2016, alla Sampdoria Esports Cup. Poi ho smesso per passare al “dietro le quinte” del mondo esportivo.

Quello di QLASH…

Sì, anche se non subito. Ho passato quasi un anno a spedire il mio curriculum a destra e manca, senza nessun risultato. E’ stato un brutto periodo, piuttosto snervante. Quando non vieni nemmeno preso in considerazione, rischi di non credere più in quello che fai e ti senti demotivato. Anche il primo incontro con QLASH non è andato a buon fine. Poi, nell’autunno del 2017, si è creata l’opportunità giusta e sono entrato nell’organizzazione come Team Manager di FIFA.

Cosa ti ha aiutato a non mollare?

Le altre passioni. Quella per la musica (ho studiato pianoforte per sette anni), e lo studio. Nel 2016 mi sono iscritto alla triennale di Ingegneria Informatica al Politecnico di Bari, laurea che poi ho conseguito nel 2020. Adesso sto completando il percorso universitario con la Magistrale in Ingegneria Gestionale. Ma soprattutto mi ha aiutato la voglia di riscatto dopo le tante porte che mi sono visto chiudere in faccia all’inizio. La stessa voglia che ho riversato una volta approdato in QLASH.

Com’è stato l’impatto con il mondo pro degli eSports?

Direi molto bene! Nella primavera del 2018 abbiamo vinto il campionato italiano di FIFA battendo nelle finali a Napoli nientemeno che i Mkers. Così siamo andati a giocare i playoff ad Amsterdam: lì il piazzamento non è arrivato, ma è stata comunque una fantastica cavalcata! Ho cercato di dare subito il massimo e sono stato ripagato non solo dai risultati ma anche dall’esperienza che sto facendo nella società. Mi considero un pro da quando sono entrato in QLASH.

Il tuo “main game” rimane il titolo di EA Sports. Sappiamo che hai già provato FIFA22: che idea ti sei fatto?

L’ho giocato ancora troppo poco per tirare le conclusioni. Serve più tempo prima di poter dare una valutazione precisa. Almeno bisogna attendere le prossime patch che sicuramente sistemeranno alcuni problemi di questa prima versione. A livello generale, posso dire che per certi aspetti promuovo il gioco, per altri lo boccio e per altri… lo rimando!

Da quali partiamo?

Dal gameplay che in buona parte mi soddisfa. Assomiglia di più al calcio vero, nel senso che è più realistico e meno basato su “trick” e mosse speciali come invece succedeva in FIFA21. Essendo più realistico è anche più lento, come era FIFA20. Complessivamente vedo tutti questi elementi come un passo in avanti rispetto alla precedente edizione, il cui gameplay aveva portato ad uno stile di gioco standardizzato.

Ci sono però anche elementi che penso verranno corretti dal publisher. C’è qualche dinamica strana, ad esempio quella dei tiri a giro da lunga distanza che troppo spesso entrano in rete. Vale anche per qualche tipo di parata. Infine c’è la questione degli autoblock che in FIFA22 rendono le difese più tattiche e difficili da superare rispetto a FIFA21. Penso che anche questo aspetto finirà nel mirino di EA Sports.

Sergio Porcelli (per gentile concessione dello stesso)

Gameplay a parte, quale altro aspetto di FIFA22 ti ha colpito?

Sicuramente il nuovo tipo di competizioni di FUT. La novità è rappresentata soprattutto dai tornei in modalità 2 contro 2. In realtà EA ha mantenuto anche il format 1 vs 1 che sostanzialmente è invariato rispetto all’anno scorso, se non per il fatto che si giocherà solo su PS5 (niente Xbox) e per la divisione delle qualifiche europee in Est e Ovest.

Il 2 vs 2 invece è diverso per molti aspetti. Prima di tutto la formula torneistica che è strutturata su due eventi: il Team Of The Year (gennaio 2022) e il Team Of The Season (aprile-maggio 2022). In entrambi i casi, la partecipazione è un misto di close e open. In altre parole: 16 team che partecipano ai tornei sono già stati scelti da Electronic Arts. Altri 16 per ciascuno dei due tornei arrivano dai qualifier, divisi per aree geografiche. I primi tornei di qualificazione iniziano a dicembre di quest’anno.

Penso che il 2vs2 aggiunga spettacolo. Nel finale della stagione che si conclusa questa estate, il tipo di tornei aveva stancato la community: un po’ per il gameplay ripetitivo e un po’ per la formula ormai consumata. Nel 2vs2 entra in gioco la componente dell’affinità tra i player, dell’intesa, mentre le skills individuali conteranno un po’ meno. E’ quello che succede in alcuni sparatutto: amalgama, intesa, comunicazione.

C’è qualcosa di FIFA22 che invece ti lascio un po’ più perplesso?

Le loot box. Era uno degli elementi più attesi per un cambiamento radicale, vista l’accusa di gioco d’azzardo che il sistema della “carte a sorpresa” aveva suscitato in diversi Paesi. Ora le loot box funzionano così. Con i FIFA points si può comprare il pacchetto dopo averne visionato il contenuto. Se non piace, può essere eliminato ma per avere l’anteprima di un altro pacchetto è necessario aspettare 24 ore. Diversamente bisogna acquistarlo. Insomma, gratis si sceglie solo ogni 24 ore.

Sarà un rimedio efficace? Anche in questo caso, solo il tempo lo potrà dire. Personalmente sul fronte delle loot box mi sarei aspettato qualcosa di diverso, più che altro perché temo che una parte della community possa essere meno incentivata. Ma non sono un esperto di marketing, per cui potrei essere tranquillamente smentito. Tanto meno posso esprimermi sul fronte legale, anche perché il problema rimane legato alle diverse legislazioni nazionali in tema di gambling.

Immagine di testa by Getty Images