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Le loot box tornano a far parlare di sé. La notizia arriva dalla Germania dove, secondo la rivista Der Spiegel, il parlamento federale ha stabilito che qualsiasi gioco o app online utilizzi il sistema delle loot box a pagamento dovrà essere classificato per soggetti con 18 o più anni di età. In questo modo, che si tratti di scatole, buste o box a sorpresa contenenti upgrade per il gioco, le loot box vengono sostanzialmente equiparate ad una forma di gambling, cioè di azzardo.

Inizialmente, il Ministero per le politiche familiari aveva proposto un gradino ancora più alto, quello dei 20 anni di età. Venerdì scorso, il Bundestag ha approvato l’emendamento con la soglia abbassata a 18 anni.

Una decisione importante e che farà discutere, dal momento che sono ancora in tanti i sostenitori delle “free” loot box. Ma soprattutto è una decisione che va a colpire giochi molto diffusi tra gli appassionati di videogame, con conseguente danno economico per i publisher che hanno fatto delle loot box un elemento di profit molto significativo. E’ questo il caso di EA Sports e del suo gioco sportivo di punta, FIFA21, la cui versione Ultimate Team è profondamente legata al ruolo delle loot box.

Il fattore decisivo che conduce i box a sorpresa verso il gambling è l’elemento randomico del contenuto, il quale non include pertanto alcuna forma di abilità. Ma la “ratio” della riforma è chiaramente quella di proteggere i minori dal rischio di dipendenza nei confronti delle loot box.

Lo scorso dicembre, uno studio pubblicato dalla Gambling Health Alliance ha messo in evidenza che il 9% dei giocatori intervistati ha chiesto un prestito sapendo di non poterlo restituire, pur di poter acquistare delle loot box. (fonte spaziogames.it) Ma il caso più famoso rimane quello di Jonathan Peniket, il videogamer inglese (ora collaboratore di Epic Games nel settore Risk Management) che ha dichiarato di aver speso nel 2012 tutti i suoi risparmi, pari a 3mila sterline, in loot box.

Tutti i Paesi dove le loot box sono una passione diffusa e consolidata stanno dibattendo sulla questione, ognuno alla ricerca della strada migliore per tutelare i più giovani e al tempo stesso per evitare di colpire in maniera eccessiva un mercato, quello dei videogame, che è sempre più profittevole, anche per l’erario. Tra i più duri nei confronti delle loot box c’è sicuramente l’Olanda che nell’ottobre del 2020 ha comminato una pesante sanzione a Electronic Arts, proprio per la versione Ultimate Team di FIFA21.

Per quanto riguarda l’Italia, la posizione è trasversale: le loot box, non avendo premi in denaro, non rientrano nella categoria dei giochi riservati allo Stato. Al tempo stesso, poiché nel nostro Paese non esiste una definizione legale di loot box, le Autorità italiane hanno deciso di focalizzare la propria attenzione sui requisiti di trasparenza delle stesse: i publisher dovranno specificare agli utenti le percentuali e i possibili esiti delle casse o degli scrigni offerti all’interno del videogioco. Una soluzione analoga a quella adottata in Italia per i giochi da casinò e per alcune tipologie di poker.

 

 

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