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Nel settore italiano degli eSports c’è bisogno di liquidità. Nonostante un pubblico interessato e in costante crescita, l’atteggiamento di aziende, banche e più in generale di investitori “istituzionali” è ancora troppo timido.

Le ragioni sono più d’una ma alla fine convergono tutte in una mancanza di fiducia sulle potenzialità del business esportivo. E così le organizzazioni del settore sono costrette a trovare altre soluzioni o a chiudere i battenti. Ma quali sono le opzioni a disposizione?

Le risposte più efficaci al momento sembrano essere quelle degli “angel investors” e del finanziamento collettivo.

Qualche mese fa Mkers, una delle (poche) società italiane di livello internazionale insieme a QLASH, ha scelto la via della trasformazione in Società per Azioni (S.p.A.). Il risultato è stato molto positivo: nella casse dell’organizzazione sono entrati 2 milioni di euro attraverso le azioni messe in vendita. Tra gli investitori, oltre a una buona fetta di esporters, si sono fatti avanti anche tanti sportivi di professione, soprattutto calciatori.

Il sistema del finanziamento collettivo è stato intrapreso anche da QLASH, che ha scelto la combinazione di crowdfunding e angel investors. L’iniziativa ha preso il via solo pochi giorni fa, ma i risultati sono già molto buoni. Le due voci insieme hanno finora portato liquidità per 800mila euro.

Immagine credits QLASH

L’attrattiva principale per gli investitori è il forte sbilanciamento dell’organizzazione verso i sistemi di comunicazione, di intrattenimento e di acquisto più efficaci per le nuove generazioni. Luca Pagano, socio fondatore di QLASH, ha precisato il concetto: “Per aggregare tutte le nostre iniziative in un unico luogo, stiamo sviluppando la nostra piattaforma, la QLASH Community App. Uno strumento che ci permette di fornire più valore alla nostra comunità e allo stesso tempo di monetizzare attraverso pubblicità, abbonamenti e acquisti in-app“.

Le parole di Eugene Katchalov, co-fondatore della società, hanno fatto eco a quel dell’imprenditore trevigiano: “La campagna di equity crowdfunding di Seedrs è il nostro modo di permettere alla comunità di non essere solo parte di QLASH, ma di possederne effettivamente un pezzo e beneficiare di tutti i nostri successi futuri“.

E dentro al crowdfung, QLASH ha trovato già una piacevole sorpresa. Come successo ai Mkers, l’iniziativa ha catturato l’attenzione del mondo del calcio professionistico. In questo caso si tratta di Victor Camarasa che si è subito inserito nella cordata.

Il centrocampista spagnolo del Betis Siviglia ha dichiarato: “Da tempo volevo entrare (nel mondo degli eSports, ndr), aspettavo solo un’opportunità che mi desse massima fiducia e ora l’ho trovata. Ho ricevuto numerose proposte in passato, ma QLASH mi ha dato una visione limpida del progetto eSports. Mi ha soddisfatto al 100% e così ho deciso di fare il passo successivo“.

E’ dunque questa la strada necessaria affinché l’eSport italiano sopravviva e poi prosperi?

Per ora sembra di sì. Crediamo, tuttavia, che in futuro sarà necessario un altro step: quello delle televisioni. Solo quando le emittenti più importanti a livello nazionale inizieranno a raccontare il mondo degli eSports con format e linguaggio adatti a tutti, gli sponsor entreranno in scena. Serve la visibilità “mainstream” per far capire le potenzialità di questo settore, anche in termini di business.

E’ successo per gli sport professionistici, calcio su tutti. La trasformazione del gioco in un affare multimiliardario è iniziata a metà degli anni ’90, con i talk show dedicati e gli ingenti investimenti delle televisioni private.

Ed è successo anche per il mondo del poker. Senza il clamoroso sciopero della NHL a cavallo tra il 2004 e il 2005 e la scelta delle emittenti televisive di ripiegare sul poker, la vittoria di Chris Moneymaker alle WSOP 2003 non avrebbe avuto la stessa amplificazione.

Vale anche per l’Italia dove, più o meno da quell’anno fino al 2013, in molte famiglie il Texas Hold’em è diventato un gradito ospite serale.

Immagine di testa by Getty Images