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Chi vince ha sempre ragione? Sì, ma non tutte le vittorie sono uguali. Per questo Iga Swiatek e Carlos Alcaraz hanno valutazioni differenti, nel nostro pagellone sul Roland Garros, dove proviamo a soppesare anche il torneo di Jannik Sinner e di tutti gli altri protagonisti e protagoniste, nonché dell’organizzazione.

Roland Garros 2024, chi ha vinto e chi ha perso

Sicuramente Carlos Alcaraz e Iga Swiatek, ma anche il tennis italiano tout court, uscito senza trofei ma con tre finali e una semifinale. Può sembrare poco o “testaaltismo”, ma basta ricordarsi l’andazzo fino a qualche anno fa, quando faceva notizia avere uno o due dei nostri alla seconda settimana di torneo. Comunque, andiamo nel dettaglio dai voti più alti a quelli più bassi, che non necessariamente combaciano con i risultati sportivi.

Jasmine Paolini: voto 10

Il mio voto più alto non va né al vincitore del singolare maschile, né alla vincitrice del singolare femminile. E non perché questi abbiano in alcun modo demeritato, ma il modo in cui Jasmine Paolini si sta imponendo nel 2024 ha dello strabiliante, considerando l’arsenale fisico e tecnico a disposizione. Il 7° posto del ranking WTA è un premio al lavoro, all’abnegazione, ma più in generale allo scopo più nobile di qualsiasi sport: andare oltre i propri limiti.

Carlos Alcaraz: voto 9,5

Mezzo voto in meno rispetto al massimo possibile non è una punizione, ma una constatazione: il murciano ha un tennis incredibilmente completo per la sua età, ma anche margini di miglioramento piuttosto consistenti. Il fatto di essere il più giovane di sempre a vincere tre Slam su tre superfici diverse è un imprinting pesante, ma adeguato. E comunque ha ragione Carlos: dei tre Slam vinti, questo Roland Garros è il meno spettacolare ma il più difficile di tutti, anche per le condizioni in cui era iniziato.

Iga Swiatek: voto 9

Solo 9 per la campionessa, nonché dominatrice assoluta della terra rossa e del Roland Garros? Sì, perché la feroce dominazione della polacca è per adesso soltanto prerogativa della terra battuta, mentre sulle altre superfici Iga ridiventa umana. In un tennis femminile che latita di talenti ma soprattutto personalità forti, lei fa rabbia perché sicuramente non difetta in questa caratteristica, ma potrebbe essere dominante su tutte le superfici. E invece…

Italia del tennis: voto 9

Tre finali (Jasmine Paolini nel singolare femminile, Errani/Paolini nel doppio femminile, Bolelli/Vavassori nel doppio maschile), due semifinali (Jannik Sinner nel singolare maschile, Lorenzo Carboni nel singolare Juniores), progressi individuali di Matteo Arnaldi, Flavio Cobolli, Giulio Zeppieri, Mattia Bellucci ed Elisabetta Cocciaretto, segnali di ripresa da Lorenzo Sonego e Lorenzo Musetti, Luciano Darderi da rivedere perché totalmente nuovo al tennis tre su cinque, e gli ultimi fuochi della classe anarchica di Fabio Fognini. La sensazione è che Parigi sia stata solo in piccola parte frutto di circostanze fortunate o comunque favorevoli. La sensazione è che ci divertiremo parecchio.

Alexander Zverev: voto 9

Secondo alcuni, il vero favorito della vigilia era proprio lui. Sascha lo ha in larga parte confermato sul campo, forte di una condizione atletica a tratti strabiliante. Lo si era intuito quando non si è scomposto nonostante la straordinaria giornata al servizio di Tallon Griekspoor lo avesse costretto al super tiebreak del quinto, lo si è capito definitivamente nel quinto set vinto in ciabatte contro il sempre contraddittorio Rune e quando ha domato quel grillo di nome Alex de Minaur nei quarti. Il malessere di Ruud gli ha poi lasciato un po’ di benzina in più per giocarsi le sue carte in finale contro Alcaraz. Che però è un demonio contro il quale i mezzi umani, spesso, non bastano.

Jannik Sinner: voto 8,5

Sembra un voto basso, ma non lo è. La logica è simile a quella usata con Alcaraz, per via dei notevoli margini di miglioramento che il campione altoatesino ha ancora davanti a sé. La fresca nomina a numero 1 al mondo potrebbe far passare come scontata o banale una semifinale in uno Slam durissimo, affrontato senza match ufficiali nell’ultimo mese a causa di un infortunio che, contrariamente a quello di Alcaraz (avambraccio), lo ha necessariamente impoverito sul piano della resistenza fisica. Il tabellone non impossibile gli ha consentito di entrare in forma con calma, ma in semifinale contro l’amico e rivale Alcaraz le carenze atletiche si sono fatte sentire tutte. Ovviamente spiace vederlo arrivare così vicino, ma la strada è tracciata e il miglioramento c’è stato anche qui.

Mirra Andreeva: voto 8,5

Alla sua età Monica Seles, Martina Hingis e Tracy Austin avevano già vinto uno Slam. Ma il tennis femminile di oggi è cambiato e i 17 anni di Mirra Andreeva suonano tremendamente precoci, oltre ad affiorare – in tutto il loro candore – in alcuni momenti dei match in cui è per forza di cose ancora troppo istintiva. Dovrà lavorare molto sul servizio, ma il resto è già incredibilmente competitivo. E se non ha il tempo dalla sua parte una come lei…

Novak Djokovic: voto 8

A 37 anni suonati, il fenomeno ha impressionato ancora. Una versione più umana e fallace di Nole, ma forse per questo ancora più ragguardevole. Il modo in cui è riuscito a riemergere da due partite già perse come quelle contro Lorenzo Musetti e Francisco Cerundolo, rispettivamente di 15 e 12 anni più giovane, è devastante. Nel primo caso ha concluso alle 3:15 del mattino, nel secondo ha vinto nonostante un menisco lesionato. La sua capacità di innestarsi nella testa di avversari mentalmente e moralmente più deboli travalica i gretti confini anagrafici. La sua carriera è certo in parabola discendente, ma una figura come la sua non potrà che fare bene al tennis anche una volta appesa la racchetta al chiodo. Per evitare alcuni scempi, di cui parleremo più avanti.

Alex de Minaur: voto 7,5

La terra non l’ha mai amata e il suo gioco piatto non le si adatta di certo alla perfezione. Ma l’australiano è un lavoratore come pochi, e se pensate che il primo quarto di finale al Roland Garros in carriera sia casuale, vi sbagliate di grosso.

Matteo Arnaldi: voto 7,5

Il capolavoro è avvenuto contro Rublev, il sogno è durato fino al secondo set contro Tsitsipas, poi è evaporato ma lasciando come scia il best ranking: #34 al mondo. E la scalata non è affatto terminata.

Elisabetta Cocciaretto: voto 7

Contro Gauff non aveva molto da fare, ma Elisabetta ha mostrato un bel carattere e un tennis in crescita, magari anche lontano dalla terra battuta. Ha solo 23 anni e, se starà bene, il ritorno in top 30 è un obiettivo fattibilissimo.

Flavio Cobolli (e Mattia Bellucci): voto 7

Il match perso contro Holger Rune va di diritto alla voce “lezioni da imparare a memoria”, tutta esperienza che tornerà utile nel futuro anche immediato. Un futuro che è davvero radioso per Cobbo, che ha personalità e margini di miglioramento amplissimi. Un voto simile va a Mattia Bellucci, dalle ambizioni e dalla classifica molto diverse ma che ha perso in maniera simile, per inesperienza, al 1° turno contro Tiafoe.

Lorenzo Musetti: voto 6,5

Esordio promettentissimo contro Galan e soprattutto Monfils (anche per questioni ambientali), ennesimo capolavoro mancato quello contro Djokovic. La qualità che è capace di sfoderare, purtroppo, è ancora paradossalmente un suo limite, anche se non l’unico. Lorenzo deve convincersi di poter vincere le partite anche senza l’obbligo di giocare benissimo. Sembra un controsenso ma non lo è, per un giocatore che ha nel talento una sorta di fardello. E poi deve finalmente fare il salto di qualità sul piano fisico, così da potere essere un fattore anche negli Slam.

Casper Ruud: voto 6

Un malessere intestinale lo ha debilitato fortemente nella semifinale contro Zverev, semi che a sua volta aveva raggiunto senza scendere in campo per il forfait di Djokovic. Sempre competitivo, ma per il gotha del tennis sembra solo un (eccellente) sparring partner.

Lorenzo Sonego: voto 6

Di incoraggiamento, come la vittoria contro Humbert. Il percorso con il nuovo coach potrebbe riportargli quell’entusiasmo che è vitale per il suo tennis emotivo.

Holger Rune: voto 5,5

Uno di quelli che apparivano più avanti rispetto all’età, si è improvvisamente fermato. Da un anno, a parte il problema alla schiena poi ampiamente risolto, non riesce a tirarsi fuori dall’angolo in cui si è messo da solo. Speriamo ci riesca Mouratoglou.

Andrey Rublev: voto 5,5

Voto di pura empatia, perché è uno splendido ragazzo ma pieno di mostri in testa. Che in questo periodo hanno nettamente la meglio.

Stefanos Tsitsipas: voto 4,5

Tutto lasciava immaginare uno splendido torneo per lui, e un possibile rilancio nella massima élite del tennis contemporaneo, che Tsitsi crede di meritare. Purtroppo, alla prova dei fatti, mostra che mentalmente sta sempre un gradino sotto: prima contro i big 3, oggi contro i giovani fenomeni. Il lamento sui gemiti di Alcaraz, contro il quale continua a non vedere palla, è da bandiera bianca.

Daniil Medvedev: voto 4

La storia che odia la terra battuta regge fino a un certo punto. Qualcosa sembra essersi inceppato, nel tennis del dinoccolato tennista russo, unico nel suo genere ma in evidente crisi di fiducia. E forse di voglia.

Jarry e Tabilo: voto 3,5

Attesissimi dopo gli exploit romani, spariti entrambi al primo turno e sempre con avversari abbordabili. Ok che tra Moutet e Jarry c’era “history”, come si dice, ma nulla spiega l’eclissi del finalista del Foro Italico.

Organizzazione Roland Garros: voto 1,5

Far terminare un match alle 3,15 del mattino non è dignitoso, e non solo perché in campo c’era il numero 1 al mondo. Ma la discutibile gestione delle intemperie, pure discutibile, non è stato il problema più grave. Ci sono le condizioni dei campi, per i quali si è esposto come sempre Novak Djokovic, anche rimettendoci un ginocchio. E poi c’è quel brutto spettacolo delle tribune vuote. Non ci sono ancora i dati sull’affluenza, anche se la prima settimana ha fatto registrare il record con oltre 75mila ingressi. Già qualche mese fa era emerso il problema di incredibili code nell’acquisto dei biglietti online, evidentemente non risolto. Al di là di tutto, il campionato del mondo su terra battuta deve essere più rispettoso degli atleti e del pubblico.