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Chi ha fatto le ore piccole per guardare il match tra Novak Djokovic e Lorenzo Musetti, oltre a 4 ore e mezzo di grande tennis, si porta dietro la sensazione di un capolavoro mancato da parte del giovane italiano, ma anche qualche dettaglio che ha fatto e sta facendo discutere. Parlo di quanto accaduto su 2-2 15 pari del quarto set, con Lorenzo avanti per due set a uno.

Cosa hanno detto i coach di Lorenzo Musetti sul 2-2 15 pari del 4° set

Mentre Musetti si appresta a servire, in un momento di stanchezza fisica (aveva appena commesso un errore dopo uno scambio da 21 colpi vinto nel primo punto del game), si gira verso il suo angolo per ricevere indicazioni conforto. Il coach Simone Tartarini risponde dicendo “un quarto d’ora-venti minuti e abbiam finito”. Gli fa eco Corrado Barazzutti, ex capitano dell’Italia di Davis entrato da qualche tempo nel team di Lorenzo Musetti, che lo invita “fallo muovere, è finito”. Le stesse frasi, con qualche variazione, sono state ripetute dai due coach tra un punto e un altro nello stesso game.

Musetti e le parole dei coach durante il match contro Djokovic: cosa c’è che non va

Chiariamo subito una cosa: contrariamente a quanto si legge in giro, è una stupidaggine sostenere che Lorenzo Musetti abbia perso per questa frase. Qualcosa che non va, però, c’è. A un giocatore che già ha palesato più volte problemi di tenuta mentale e una certa tendenza a ricercare alibi, dire una cosa del genere in un momento cruciale di un match che può essere cruciale nella sua carriera, è quantomeno discutibile.

Anche mettendosi nei suoi panni e comprendendo l’umana possibilità di una certa stanchezza fisica (erano circa le 2 e mezza del mattino), il ruolo di un coach è quello di trasmettere certezze quando nel giocatore vacillano. Rivolgendosi invece così, il risultato inconsapevole è quello di trasmettere la propria ansia al giocatore, ponendogli davanti un traguardo fittizio (quello del quarto d’ora-venti minuti) che non fa che aumentare la pressione sul giocatore. Cosa deve pensare, Lorenzo, una volta che quei 20 minuti sono trascorsi e la partita non è ancora vinta? Che ha fallito? Probabile.

Ma poiché odio chi si improvvisa a fare il lavoro degli altri, e il mio non è né quello di coach né di psicologo, mi rivolgo ai numeri per dimostrare una verità incontrovertibile: esattamente da quel momento in poi, il match è cambiato e Novak Djokovic ne ha preso pieno possesso.

Musetti-Djokovic: il momento in cui è cambiato il match

Mentre siamo sul 2-2, 15 pari della quarta partita e con Lorenzo Musetti avanti di un set (7-5 Djokovic il primo set, 7-6 e 6-3 Musetti secondo e terzo), la situazione dei punti vinti è di 114 a 106 per Musetti. Nel quarto set, invece, nel momento di cui stiamo parlando la situazione è di 12 punti pari.

Da quel momento in poi, Djokovic infila un parziale di 44 punti a 20: 18-10 per vincere il quarto set, 26-10 per chiuderla al quinto.

Di fatto, da quel 2-2 15 pari e “15-20 minuti e siamo a casa”, di minuti ne trascorrono 44. E siamo a casa, nel senso che per Lorenzo Musetti il torneo si è concluso.

La situazione dei punti vinti

  • Prima delle indicazioni dei coach dell’italiano: Musetti 114 (51,82%), Djokovic 106 (48,18)
  • Da allora in avanti: Musetti 20 (31,25%), Djokovic 44 (68,75%)

Galeotto il Nole poliglotta?

Dunque, i numeri dimostrano che da quelle indicazioni dei due coach di Lorenzo Musetti, il match è cambiato ma in favore del suo avversario. Avversario che, probabilmente lo si dimentica, parla un numero incredibilmente alto di lingue, compreso un ottimo italiano (per i più curiosi, le altre sono: inglese, tedesco, francese, spagnolo, portoghese, russo, cinese, giapponese, arabo e ovviamente serbo).

Non sono in grado di conoscere l’acustica del “Philippe Chatrier” in quel sabato notte, ma i suggerimenti di Tartarini e Barazzutti sono arrivati poco prima che Musetti si apprestasse a servire, in un sostanziale silenzio generale.

Non può esistere la prova che Novak Djokovic abbia sentito le indicazioni dei coach del suo avversario ma, qualora ciò fosse accaduto, si tratta di un ulteriore errore marchiano da parte del team di Musetti. Non è un segreto che Nole si alimenti della negatività che gli aleggia intorno e lo abbiamo visto decine, centinaia di volte trasformare in carica positiva il tifo contro, o peggio ancora gli eventuali “boo”. Immaginiamoci come potrebbe averlo caricato ascoltare il coach del suo avversario che gli dà del “finito”. O meglio, se così fosse sarebbe più facile comprendere come sia passato dal vincere il 48,18% dei punti a vincerne il 68,75%. E portare a casa il match.