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Se si chiudono gli occhi e si cerca di ripercorrere gli ultimi 2 anni di Jannik Sinner ad alta velocità, si avrà forse l’impressione di una sorta di Bildungroman sportivo. Oggi, dopo successi, cadute, infortuni, colpi di scena, scelte impopolari, vesciche, record, forfait e persino campagne editoriali contro, sembra avvicinarsi il momento del lieto fine: quello in cui il protagonista raggiunge uno status talmente elevato da mettere tutti d’accordo.

Sinner e i record che non mentono mai

Da un paio di anni almeno, Jannik Sinner è oggetto di aspettative altissime. E non si parla solo di italiani, perché in tutto l’ambiente del tennis l’altoatesino è da sempre considerato come un predestinato. In Italia, invece, dove l’invidia assurge ormai quasi a valore fondante del paese e le dinamiche da tifoseria hanno debordato ovunque, siamo stati capaci di dividerci anche su uno di quei fenomeni che nascono una volta ogni mai.

Mentre scriviamo, quando mancano a spanne una decina di partite al massimo alla conclusione della stagione tennistica, Jannik Sinner ha raggiunto i seguenti record:

  • 4: come la posizione nel ranking ATP, il migliore italiano di sempre insieme ad Adriano Panatta
  • 10: come il numero di tornei ATP vinti, come Adriano Panatta. Jannik lo ha però raggiunto a 22 anni
  • 56: come le vittorie ottenute in stagione, miglior italiano di sempre. Superate le 54 vittorie di Corrado Barazzutti nel 1978.
  • 80: come la percentuale di vittorie nel 2023, la migliore di sempre per un tennista italiano (56-14).
  • 5,6 milioni: di dollari, come i premi vinti nel 2023. Ovviamente si tratta del miglior risultato di sempre per un italiano

Il team della svolta

Senza naturalmente mancare di rispetto a Riccardo Piatti, che Jannik Sinner lo ha inventato e fatto diventare un tennista di altissimo livello, il salto di qualità di questo 2023 è dovuto al team messo insieme dal 22enne di San Candido all’inizio del 2022. Un team che, oggi, è così composto:

  • Simone Vagnozzi: coach
  • Darren Cahill: super coach e consulente
  • Umberto Ferrara: preparatore atletico
  • Giacomo Naldi: fisioterapista

Fondamentali, colpi e varianti: cosa è cambiato in Jannik Sinner

Colpo per colpo, andiamo a vedere l’evoluzione di Jannik Sinner e come è arrivato a diventare stabilmente un top 4 in tutti i tornei che affronta.

Servizio

Miglioratissimo per gamma di soluzioni, ma soprattutto per essere diventato una vera e propria “stampella” nei momenti difficili. Cresciuta tanto la velocità media, migliorate le traiettorie e superlativo il kick a uscire da sinistra. Quest’ultimo è tra i segreti del miglioramento nei dati con la seconda palla.

Diritto

Il colpo è sempre stato ottimo per potenza, profondità e spin, sia in situazione interlocutoria che fuori equilibrio. Di recente, Jannik ha aggiunto variazioni che magari sono poco evidenti, ma decisive. Una fra tutte, lo strettino che gli permette di sorprendere e togliere ritmo agli avversari, in particolare nella versione “anomala” (ovvero effettuato da una posizione fortemente spostata a sinistra, verso destra). Si tratta di un colpo molto bello e difficile, che richiede sensibilità anche tattica, ovvero una grande prontezza nello scegliere i momenti adatti per effettuarlo. Quando l’avversario si attende uno sventaglio a tutta potenza, lo strettino gli taglia le gambe. Ne consegue che oggi, nel circuito, il diritto di Sinner è tra i più letali in assoluto.

Rovescio

Il rovescio bimane di Jannik è sempre un colpo “banca”, affidabile all’estremo ed eseguito quasi sempre in grande controllo del corpo. Il progresso più evidente di questo fondamentale è sicuramente nella variante lungolinea, con la quale il numero di vincenti è sensibilmente cresciuto. Il suo rovescio bimane in salto è sempre spettacolare, e in questo ricorda un po’ il primo Agassi. Fa ormai parte integrante dello skillset di Sinner anche la variante in back, con cui spezzare il ritmo e prendere fiato negli scambi lunghi.

Volée e smorzate

Sotto rete Jannik non ha ancora ottenuto la cittadinanza, ma oggi ha almeno i documenti in regola. Diciamo che, per adesso, Sinner ha il “permesso di soggiorno” nel paese dei giocatori di volo. Un giocatore come lui non ha bisogno di diventare Pat Rafter, ma essere capace di interpretare anche questa dimensione è ormai nelle sue corde. Quelle orrende situazioni di volée semplici buttate fuori di un metro o affondate in rete sono ormai (quasi) un ricordo, sulle esecuzioni più elementari l’altoatesino ha raggiunto ottimi standard, ma ha dimostrato di avere timing e sensibilità anche per le stop volley. I livelli di un Alcaraz, tuttavia, sono ancora lontani.

Discorso diverso per la smorzata, che ormai esegue con costanza e crescente efficacia. In questo caso il merito non è solo nel progresso tecnico, ma soprattutto mentale e di lucidità nelle scelte. Ottimi i miglioramenti sulla smorzata di diritto, per ovvie ragioni quella più difficoltosa.

Fisico e gestione del match

L’anno scorso, Jannik aveva detto che con il suo team stava lavorando per mettersi fisicamente al pari dei più forti, e che non sarebbe stato un percorso breve. Verissimo, così come è del tutto evidente che il momento di raccogliere i primi frutti è arrivato. La finale di Vienna ne è forse la dimostrazione più lampante, perché Jannik ha mostrato capacità di recupero di cui nessuno lo avrebbe mai accreditato, dopo scambi tremendi contro il più temibile difensore al mondo insieme a Djokovic.

Stare meglio fisicamente non è mai un vantaggio che cammina da solo. Infatti, a crescere di pari passo è stata anche la capacità di trovare le risorse fisiche e mentali per i punti importanti.

Capitolo a parte lo meritano due aspetti che non regalano punti in classifica, ma che contribuiscono a disegnare l’immagine globale di Jannik Sinner: la compostezza e l’educazione. Jannik è un competitor feroce ma leale, ma non perde quasi mai le staffe e, anzi, a volte soffre atteggiamenti marcatamente aggressivi come ad esempio quello di Holger Rune, ma anche alcune provocazioni passate di Medvedev.

Sinner non diventerà mai un bad boy, ma sta imparando a reagire meglio a certe situazioni.

Jannik Sinner e i progressi contro i top 5

Vediamo allora alcuni dati che fotografano bene i progressi di Jannik Sinner nell’ultimo anno, e nell’ultimo periodo.

  • 1-15: il rapporto tra vittorie e sconfitte di Jannik Sinner contro i top 5 in classifica, dagli esordi nel circuito fino a tutto il 2022. Primo e unico successo era quello ottenuto nell’estate 2022 contro l’allora già numero 1 Carlos Alcaraz, sulla terra di Umago, in Croazia.
  • 7-4: il rapporto tra vittorie e sconfitte di Jannik Sinner contro i top 5 nel 2023. Jannik ha perso da Tsitsipas all’Australian Open, da Alcaraz in semifinale a Indian Wells, da Medvedev in finale a Miami e da Djokovic in semi a Wimbledon. Le vittorie sono arrivate 2 volte contro Medvedev e Alcaraz, una volta ciascuno con Tsitsipas, Rublev e Fritz.
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Da Medvedev a Medvedev: i miglioramenti di Jannik Sinner nei confronti con il russo

Dei passi da gigante di Jannik Sinner nel confronto con i colleghi più forti – segnatamente i top 5 – avete già letto i dati. Tutto diventa ancora più impressionante se si prendono alcuni match a confronto. Si tratta di tre finali, tutte giocate contro Daniil Medvedev: quella del Masters 1000 di Miami persa ad aprile, e le due in ATP 500 vinte nell’ultimo mese, Pechino a fine settembre e Vienna la settimana scorsa.

Medvedev è il termine di paragone ideale, perché impersonava alla perfezione i limiti del vecchio Sinner nell’affrontare i più forti, e testimonia i progressi del nuovo.

Bucare il muro di gomma

Contro il russo, Jannik soffriva tremendamente quello che il 99,5% dei suoi colleghi soffrono: la straordinaria abilità difensiva, capace di una incredibile copertura del campo grazie alla innata apertura alare e a una mobilità pazzesca.

Nei primi 6 match persi contro di lui, Jannik era passato dal cercare di tirare sempre più forte, un po’ alla Rublev per intenderci, al provare delle variazioni di colpi e ritmo, che però richiedono del tempo per venire assimilate e affinate. Quel tempo, in tutta evidenza, è giunto. E i frutti hanno iniziato a vedersi.

A Pechino prima e a Vienna poi, Medvedev ha iniziato a capire che contro Sinner non basta più la modalità “muro di gomma”, marchio di fabbrica del russo con cui sfianca da sempre avversari scarsi, medi e forti. Il russo ha così provato a offrire delle contromisure ma – udite udite – è spesso arrivato in ritardo.

La seconda di servizio

Nella fattispecie, le variazioni si evidenziano in alcuni dati, in primis il servizio: tutti parlano dei miglioramenti – evidentissimi – nella prima, ma anche la seconda è stata una chiave di volta importantissima. A Miami, complice la stanchezza per la furibonda battaglia di semifinale contro Alcaraz, Sinner aveva vinto appena il 32% di punti sulla sua seconda di servizio (9/28). A Pechino, sempre dopo aver battuto Alcaraz in semifinale, Sinner ha vinto il 71% di punti con la seconda (17/24). Inoltre, nella finale in Cina Jannik ha mostrato progressi psico-fisici impressionanti, che lo hanno portato a una lucidità molto maggiore nei punti che contano. Si spiegano così anche i due tie-break vinti (tre con quello di Vienna).

Le discese a rete

A Vienna, invece, è risultata decisiva un’altra arma tattica messa a punto da Sinner, alla quale sta lavorando da quando ha cambiato coaching team: le discese a rete e, più in generale, la frequenza delle varianti applicate al suo gioco.

A Miami, nella finale di aprile, Sinner era sceso a rete 17 volte ottenendo 11 punti (65%). In Austria, sempre in finale contro Medvedev, le discese a rete sono diventate 45 e hanno portato 34 punti (76%).

Il miglioramento è merito dei progressi nei fondamentali sotto rete, sui quali tuttavia c’è ancora molto da lavorare, e soprattutto di una scelta molto migliore dei momenti. Oggi Sinner scende a rete non solo a conclusione di punti facili, ma anche con attacchi in controtempo.

Quando Sinner fa il Medvedev

Il tempo – inteso come timing – è un’altra parola chiave fondamentale per Sinner, nel cambio di spartito tra le vecchie partite contro Medvedev e quelle nuove. In particolare a Vienna, in diverse situazioni di scambi prolungati Sinner è riuscito a mettere in difficoltà l’avversario come non aveva mai fatto prima.

Se in precedenza Jannik insisteva cercando angoli e potenza, oggi decide spesso di sfruttare il vantaggio posizionale “alla Medvedev”. La conseguenza sono scelte di anticipare i colpi quando il russo rispondeva dai margini del campo, per rimandarla di là praticamente di controbalzo, dalla parte di campo più lontana possibile. Con questo paziente lavoro, è riuscito finalmente a mandare Medvedev fuori equilibrio, guadagnandosi diverse conclusioni di punto facili.

A questo punto ci starebbe un paragrafo intitolato “Dove può arrivare Jannik Sinner?”, ma avrei rischiato di diventare banale. Quando si fanno progressi di questa rilevanza e partendo da un livello così alto, gli obiettivi non possono che essere quelli massimi.