Vai al contenuto

Nella sua autobiografia, “Open”, un best seller internazionale che ha venduto solo in Italia qualcosa come 400.000 copie, Andre Agassi scrive: “Il tennis è quel gioco in cui i secondi diventano minuti e i minuti diventano ore. In questo momento è esattamente l’ora di qualcuno”.

E l’ora del tennis femminile italiano scoccò nel momento in cui, in una magica serata newyorkese, Flavia Pennetta e Roberta Vinci ci proposero la più straordinaria e inaspettata finale che un torneo del Grande Slam potesse regalarci. 

Non è mai stato facile

Gli appassionati di tennis ne sono perfettamente a conoscenza, ma è bene ricordare, per tutta la gentile platea che segue le nostre pagine online, che pochi sport come il tennis, segnatamente quello femminile, è governato da dinamiche che non sempre fanno capo alla mera tecnica personale che successivamente si trasforma in matematico successo. 

Soprattutto negli ultimi anni, nel momento in cui ha cominciato a diventare cadente la stella di Serena Williams, è difficile affezionarsi ad una campionessa che possa ripetere i fasti della minore delle sorelle e comunque di qualsiasi diamante rosa della storia del tennis internazionale. 

Basterebbe dare uno sguardo alla lista delle vincitrici delle ultime 4 edizioni di ognuno dei Grande Slam, per capire che in campo femminile siamo lontanissimi dal trovare una giocatrice che siederà sul trono della numero 1 in maniera continuativa per tantissimo tempo. 

Anno del Signore 2015

Abbiamo spesso scritto della ripartenza del tennis italiano, grazie alle recenti performance di giovani virgulti come Berrettini, Sinner, Sonego, Musetti e quelli che vengono un po’ più da lontano che portano la firma di Fognini e Seppi. 

Adesso che anche sul fronte femminile si sta muovendo qualcosa grazie alle splendide affermazioni dell’estate 2021 regalateci da Camila Giorgi, è tornata prepotentemente alla mente degli appassionati di tennis italiani, la Finale degli US Open in cui a sedere sulle due panche ai lati del Giudice di Sedia, ci furono Flavia Pennetta e Roberta Vinci. 

La data, quel 12 settembre 2015, rimarrà impressa nella mente di molti di noi, perché entrambe le avversarie delle due giocatrici pugliesi in semifinale, partivano decisamente favorite. 

“Anche un po’ di tifo a me, c***o!”

Lo era sicuramente Serena Williams contro Robertina Vinci, per una partita che vedeva la nostra portacolori praticamente senza chance. 

La Williams attraversava un gran periodo di forma, i turni precedenti di quella edizione degli US Open, ebbero un andamento costante per lei e faticò praticamente solo con la connazionale Mattek Sands al terzo turno e con la sorella Venus nei quarti. 

Il cammino della giocatrice di Taranto fu ben più tortuoso, ma la nostra campionessa mise al tappeto rivali come la Allertova, la Duque Marino e sfruttò il ritiro della temibile canadese Eugenie Bouchard, per poi sbarazzarsi di Kiki Mladenovic ai quarti. 

La partita pareva segnata dopo un primo set, nell’arena dell’Arthur Ashe di New York, totalmente dominato dalla Williams.

Ma nel secondo set la Vinci cominciò a prendere coraggio e molte misure alla sua avversaria, fino al ribaltamento del risultato che passò anche attraverso un’esplosione di carica agonistica anche nei confronti dello stadio stracolmo di tifosi a favore dell’americana. 

Rimane scolpita nel cuore di tutti noi la frase che la Vinci urlò agli ululanti spettatori del centrale, atta, per così dire, ad avere un atteggiamento più rispettoso nei suoi confronti. Splendido momento di coraggio leonino nostrano.

La tarantina portò a casa l’accesso alla finale col punteggio di 2/6 6/4 6/4.

Superiorità schiacciante

Poca storia, invece nell’altra semifinale, quella tra Flavia Pennetta e la romena Simona Halep, ma non certo per merito della favorita, e soprattutto Testa di Serie Numero 2. 

Partita con Testa di Serie numero 26, invece, Flavia dovette battere il mostro dei Videogiochi in più di una occasione, durante il suo percorso, visto che le si pararono davanti prima la Niculescu al secondo turno, poi la Cetkovska e infine la Stosur agli ottavi, vittoriosa, quest’ultima su Sara Errani, all’epoca nel momento di massimo splendore. 

Evitato quello che sarebbe stato il primo derby per lei, la futura signora Fognini, avrebbe dovuto eliminare prima Petra Kvitova, TDS numero 5 battuta con un incredibile terzo set da incorniciare, e poi la suddetta Halep, letteralmente asfaltata 6/1 6/3. 

Fu una strategia vincente a permettere alla campionessa brindisina, di mettere le mani sulla vittoria, sorprendendo la Halep al termine di una partita senza sbavature, fatta di pochi rischi e un tennis solido, che a lungo andare infastidì talmente tanto la romena, totalmente incapace a ribattere colpo su colpo, soprattutto grazie alla profondità dei colpi di Flavia. 

Un’ora di mattanza e tutti a casa, per il sorriso più bello di New York.

Il morso alla mela

Per le due nostre connazionali, non rimaneva che godersi le 24 ore successive, con l’incognita delle condizioni meteo, visto che entrambe le semifinali subirono dei ritardi a causa del maltempo. 

Ma tutto ciò che gravitava attorno a quella Finale era per noi italiani abbastanza secondario, anche le polemiche per la mancata diretta nazionale sulla RAI, richiesta a gran voce anche da qualche politico nostrano che fece il diavolo a quattro in Parlamento. 

Niente da fare, la RAI non trasmesse quell’evento storico per lo sport italiano, ma la diretta fu comunque messa in onda in chiaro e non solo su Eurosport. Dove? Udite udite su DJ Television, allora canale 9 del digitale terrestre!

La vetrina era troppo importante per farsi scappare un’occasione così e pure Matteo Renzi, allora Presidente del Consiglio, non volle mancare per rappresentare il nostro Paese…

Non importava a nessuno, o almeno a quasi nessuno, chi avrebbe dato il decisivo morso alla Grande Mela, la gioia dell’italico tifo ci riempì la pancia a tal punto che le due semifinali ci fecero sentire sazi, addirittura satolli, quasi senza più fame. 

L’unica voglia era quella di goderci uno spettacolo tutto tricolore, due atlete bellissime, la faccia dello sport più pulito che potesse rappresentarci. 

Secondo titolo italiano ad un Grande Slam

Compagne in Federation Cup, le nostre due beniamine si presentarono all’appuntamento più importante col sorriso delle grandi occasioni, con la consapevolezza di essere ad un passo dal trionfo, che non avrebbe comunque sminuito il ruolo di colei che avrebbe abbandonato il campo da sconfitta. 

La Vinci non godeva nemmeno del riconoscimento di Testa di Serie a inizio torneo, chissà a quanto sarebbe stata proposta dai bookmakers, una finale di quel tipo. 

La vittoria della Pennetta mise a referto anche un particolare record, nessuna giocatrice più avanti di lei negli anni, era mai riuscita a conquistare un titolo del Grande Slam per la prima volta. 

Al termine della sua vittoria contro la Vinci, Flavia si sciolse in un abbraccio meraviglioso con la sua amica/rivale, per poi lanciarsi verso il suo angolo, dove arrivò un altro abbraccio, quello con l’allora fidanzato Fabio, per l’occasione rientrato negli USA dall’Italia. 

Durante le interviste di fine partita, Flavia Pennetta comunicò a tutti la sua decisione di volersi ritirare dalle scene internazionali entro la fine dell’anno, una sorta di finale a lieto fine, per una carriera di grande prestigio. 

Da parte sua la Vinci portò a casa il ricordo di una delle più grandi sorprese della storia del tennis mondiale, quella scaturita dalla vittoria su Serena Williams in semifinale, da tutti considerata come un capolavoro di resistenza mentale ancora prima che fisica. A inizio torneo Roberta era quotata 300-1. 

Inaspettato fu anche il successo di Francesca Schiavone al Roland Garros non meno di cinque anni prima, avo nemmeno tanto lontano, di un trionfo solo italiano. 

Le due sorelline del nostro tennis che ci regalarono la finale del 2015, avevano cominciato a giocare insieme a 10 anni di età, nate a poco più di 70 kilometri di distanza e compagne di doppio di lunghissimo corso. 

Il tie break decise il primo set, in pratica l’ultimo atto equilibrato di un torneo giocato al massimo dalle nostre due connazionali. 

Il resto è storia, per un 7/6 6/2 a favore di Flavia Pennetta che, da tifosi e appassionati di tennis, non dimenticheremo mai.