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Il giorno che tutti attendevamo è arrivato: Jannik Sinner è il nuovo numero 1 del ranking ATP, primo italiano di sempre a riuscirci. Seppure sia accaduto tecnicamente per l’infortunio e il ritiro di Novak Djokovic, tutti sapevano che era solo questione di tempo. E, anzi, il modo in cui è arrivato alla vetta ha le caratteristiche tipiche della “Sinnerità”: forza, lavoro, sacrificio, talento e garbo, forse troppo.

Jannik Sinner, fenomeno “unanime” come Steph Curry?

Ovviamente è una provocazione, ma nemmeno più di tanto. La scalata al vertice di Sinner, partita con quel salto di qualità di cui scrivevo nello scorso ottobre, ma in realtà parte di un percorso iniziato molto tempo prima, ha provocato effetti rari, nei media e nell’opinione pubblica. Qui non si parla di salire sul carro del vincitore, che nel caso di Jannik dovrebbe diventare un pullman a cinque piani, ma di una sorta di unanimità conseguente, che si è andata creando tra addetti ai lavori e opinione pubblica. Qualcosa di simile la ricordo solo con Steph Curry, nell’anno in cui divenne il primo – e finora unico – MVP unanime della NBA.

Eppure a Steph gli hater non sono mai mancati, così come a Jannik. Ma se nel caso di Curry si alimentavano anche di una certa esuberanza mostrata dal numero 30 dei Golden State Warriors, che infatti se li è portato fino all’attuale crepuscolo della carriera, intorno a Sinner gli odiatori sembrano quasi spariti. Ma potrebbero tornare.

Il problema dell’Italia con il talento e l’anomalia-Sinner

In particolare in Italia, abbiamo un problema con il talento. Non solo a riconoscerlo e farlo emergere, ma ad accettarlo quando arriva. Più in generale, in Italia è diventato un problema anche emergere dalla mediocrità.

Senza scivolare in discorsi sociologici che non mi competono, il cambiamento di paradigma avvenuto nella società e nella politica ha influito su tutto il resto. Per intenderci, se una volta si votavano i politici perché li ritenevamo migliori e più preparati di noi, oggi si votano quelli in cui ci si identifica, che sentiamo più somiglianti o più affini a noi, che si fanno i selfie in spiaggia e ogni tanto si lasciano scappare qualche parolaccia. In questo rovesciamento di prospettiva, chiunque faccia qualcosa di grandioso rischia una sorta di effetto rebound, in cui una parte del pubblico lo sente troppo lontano facendo scattare i classici meccanismi di invidia sociale. E allora ecco che Sinner non è italiano, che non va alle Olimpiadi, che “e però comodo risiedere a Montecarlo”, e così via.

Jannik Sinner è arrivato in cima al tennis mondiale con un percorso fatto di sacrificio ed estremo garbo, che da un lato lo rendono il role model perfetto non solo per il tennis italiano, ma mondiale. Dall’altro, le sue continue affermazioni potrebbero innescare un meccanismo interessante.

I meccanismi malsani dei social network hanno istituzionalizzato l’engagement come valore fondante, dunque i personaggi divisivi sono in genere più ricercati di quelli positivi, proprio perché questi ultimi rischiano di diventare noiosi. Un Sinner così, invece, può ri-rovesciare il paradigma.

Le aziende in fila per ingaggiarlo come testimonial non lo fanno perché ha fatto un reel su TikTok da 10 milioni di views parlando di una qualunque stupidaggine, ma perché è il simbolo della cultura del lavoro, della bellezza del raggiungere un obiettivo tramite vari sacrifici, della consapevolezza di sé che non travalica mai in superbia, dei sogni che nascono dal basso.

A caccia dei difetti di Jannik Sinner

Tutta questa positività, però, potrebbe un giorno venire a noia, soprattutto in periodi (e ne arriveranno) in cui le cose girano male. E allora vediamo di trovarlo, un difetto, in quella macchina apparentemente perfetta che risponde al nome di Jannik Sinner.

Tennis

Lo accusavano di non avere piani B e tirare sempre forte, ha iniziato a introdurre variazioni. Ha messo a punto un’ottima smorzata che esegue sia di diritto che di rovescio e che diventa letale nel momento in cui costringe gli avversari a giocare molto dietro la linea di fondo. Ha un servizio affidabile e con varie soluzioni. Di dritto non tira più soltanto “lavatrici”, ma ha le soluzioni giuste per qualsiasi avversario. Ha un rovescio a due mani “in saltello” che è un marchio di fabbrica, ma non solo. A tal proposito, una chicca accaduta ieri nel match contro Dimitrov è molto eloquente a proposito di bellezza ed efficacia.

Nel tie-break del terzo set, sul 2-2, dal centro del campo Dimitrov ha eseguito un attacco di dritto a uscire, andando a rete. Sembrava un punto fatto, ma Jannik ha sprintato e, scivolando sulla terra, ha colpito in perfetto equilibrio un passante di rovescio in lungolinea, che è andato a morire vicino all’incrocio delle righe. Nel replay si è potuta apprezzare l’espressione di Dimitrov, che dopo il passante ha guardato Sinner stranito, in una mimica facciale che ricordava quella di Lio Messi nel celebre meme, come a dire “MACCHEDDAVERO FAI?”

Questo colpo ha fatto tornare alla mente un passante analogo giocato dallo stesso Dimitrov nel turno precedente contro Hurkacz, sempre al terzo set e sempre lungolinea. Grigor ha colpito col suo elegantissimo rovescio a una mano ma in maniera strana, senza scivolare, come se fosse sul cemento. Effetto identico, bellezza simile anche se uno ha colpito a una mano e l’altro a due mani. Ciò che conta e fa bello un gesto è l’equilibrio del corpo, che anche nel caso di Sinner è perfetto, con le gambe che rimangono sempre in posizione open stance e il colpo che parte pulito. E letale.

Ok, il difetto qui c’è ed è il gioco di volo. Ma se avete visto le partite di Sinner anche solo qui al Roland Garros, avrete apprezzato la crescente sicurezza con cui esegue anche colpi che lo mettevano più in crisi, come demivolée e stop-volley.

  • Risultato caccia al difetto: le volée (però guardatele, le partite).

Comportamento in campo

Quando la giudice di sedia Aurélie Tourte commise quel marchiano errore in semifinale a Montecarlo, privando Jannik Sinner di una probabilissima vittoria su Stefanos Tsitsipas, in molti rimasero stupiti. Nell’Italia del VAR, dei complottismi e opposti vittimismi, in quanti si sarebbero comportati come il “carota boy”? Un tennista che subisce un torto grave e non solo non sfancula nessuno, ma giustifica la giudice che è umana e fallace come tutti noi, non si era quasi mai visto.

Sempre in campo, Jannik Sinner ha spesso sofferto gli atteggiamenti aggressivi dei suoi avversari, vedi Holger Rune a Montecarlo 2023. Del suo miglioramento anche in questo particolare abbiamo avuto una dimostrazione nel match contro Corentin Moutet, negli ottavi di questo Roland Garros. Il francese ha messo in campo uno show tutto suo nel primo set, in un’atmosfera che il Sinner anche dello scorso anno avrebbe probabilmente continuato a subire, perdendo la partita. Invece, Jannik ha saputo riparare a un suo approccio sbagliato alla negatività che aveva intorno, con assoluta calma e fermezza, fino a distruggere Moutet cuocendolo nel suo brodo.

  • Risultato caccia al difetto: vorresti un figlio come Rune o come Sinner?

Comportamenti fuori dal campo

Provate a mettervi nei panni di Jannik Sinner e dei vari hater che nel tempo hanno provato a mettervi alla berlina: prima con i dubbi sull’italianità, poi con le Olimpiadi, poi col super coach, poi con le vesciche, poi con la Coppa Davis, poi con la residenza a Montecarlo. Avreste glissato, o alla prima occasione vi sareste tolti qualche sassolino dalla scarpa? Credo che la stragrande maggioranza di voi, compreso chi scrive, non avrebbe saputo resistere. Jannik no, è riuscito a dimostrarsi superiore anche in questo: mai una parola fuori posto, mai una frecciata, sempre un sorriso per tutti e sempre la grande consapevolezza del ruolo che ricopre. Non solo: ha anche concesso interviste a quelli che lo avevano fatto oggetto di una campagna di stampa ignominiosa, senza mai batter ciglio né mostrare acredine.

  • Risultato caccia al difetto: esemplare, quasi non umano. Deve essere un replicante: indagare.

Italianità (?)

C’è poi un’annosa questione, ovvero quella della presunta non italianità, o altrettanto presunta non sufficiente italianità, del fresco n.1 ATP. Questo tipo di considerazioni attinge ai più triti, meschini e retrivi cliché dell’italiano medio. Più che altro, per capire quanto sia stupida l’argomentazione sul fatto se Jannik Sinner sia o meno realmente italiano, basta porsi una contro-domanda: si è mai posta la stessa questione su Dorothea Wierer?

La risposta è un gigantesco NO. Eppure, la 34enne pluricampionessa di Biathlon è nata a 22 km da San Candido, paese d’origine di Jannik Sinner. Come lui è altoatesina, come lui ha nome e cognome non comunissimi in altre regioni d’Italia, dunque come lui dovrebbe essere “crucca”. E invece, guarda un po’, non è successo. La ragione di questa disparità di trattamento? Dorothea è una gnocca. Eccole, le basi scientifiche dello pseudo-patriottismo di molti italiani.

  • Risultato ricerca del difetto: pensate ai vostri congiuntivi e a mettere bene le “h”, senza dare la colpa al correttore del telefono.

Privacy

Qua la differenza tra Jannik Sinner e altri “VIP” si fa abissale. Nessuno sfoggio, nessuna creazione di una audience da “engaggiare” e monetizzare, regole ferree che erano già iniziate con la fidanzata precedente (Maria Braccini, pure una che con i social ci lavora) e che presumibilmente continuerà con Anna Kalinskaya. Mettere un confine tra il sé sportivo e il sé privato è qualcosa che forse gli provocherà qualche fan in meno, ma gli allungherà la “vita”, nel senso che avete compreso: meno benzina per alimentare gli haters.

  • Risultato caccia al difetto: anche tu vorresti essere come lui, stacce.

Guadagni e tasse

Il nuovo status di numero 1 al mondo aumenterà ancora di più l’appeal – già altissimo per le ragioni enunciate – di Jannik Sinner come testimonial. Se nel 2023 è stato calcolato circa in 20-25 milioni il suo guadagno dai vari contratti di sponsorizzazione (15 milioni solo da Nike), nel 2024 le cifre dovrebbero salire e anche di molto. Il successo all’Australian Open e il primo posto del ranking ATP potrebbero far scattare eventuali bonus nei contratti esistenti e rendere più onerosi quelli nuovi. Statene certi: siamo all’alba di una nuova macchina da soldi i cui termini di paragone saranno CR7, Messi, Michael Jordan e Roger Federer.

In tutto questo, ci saranno sempre di più gli “Eh ma ha preso la residenza a Montecarlo, perché non paga le tasse in Italia?”. A costoro ricordiamo che per i guadagni generati in Italia (vedi i tornei disputati sul suolo italiano) Sinner versa le tasse allo stato italiano. Per il resto, sempre costoro dovrebbero spiegare perché un individuo che trascorre il 95% dell’anno in giro per il mondo dovrebbe sentirsi moralmente costretto a pagare le tasse in Italia.

  • Risultato caccia al difetto: pensa a quanto di infinitamente peggio avresti fatto al suo posto.