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Oltre al grossolano errore “arbitrale” costato il doppio break di vantaggio a Sinner nel set decisivo, la semifinale di Montecarlo è stata occasione per un ripasso di pregi e difetti di Stefanos Tsitsipas. Che poi è andato a vincere il torneo dominando Casper Ruud in finale.

Il rovescio a una mano e la grande contraddizione di Stefanos Tsitsipas

Un paio di mesi fa, si è fatto un gran parlare della scomparsa dei giocatori che giocano il rovescio a una mano dalla top 10 del ranking ATP, per la prima volta nella storia.

Comunque da oggi – lunedì 15 aprile – i “monomani” in top 10 sono addirittura due (Tsitsipas e Dimitrov), ma proprio il greco ci fornisce l’assist per addentrarci in qualche riflessione su questo fondamentale e sul caso particolare che Tsitsi incarna.

Gente molto più preparata di me ha già ampiamente scritto sulle ragioni che hanno portato alla progressiva scomparsa del rovescio a una mano, in favore della soluzione bimane che è molto più adatta alle dinamiche del tennis odierno, in cui si tira fortissimo, si va sempre meno a rete e anche la tecnologia nelle racchette ha aiutato la diffusione capillare del bimane.

Di questa evoluzione del tennis, che per qualche purista è una volgare involuzione, Stefanos Tsitsipas rappresenta un esempio quasi enciclopedico.

Il rovescio a una mano e la scelta tra bellezza ed efficacia

Il problema del rovescio a una mano è che il tennis ha messo in contrapposizione bellezza ed efficacia: se chiamati a una scelta, la stragrande maggioranza dei tennisti opterà per la seconda. La spiegazione della scarsa presenza di rovesci a una mano in top 100 è proprio in questa scelta dolorosa ma necessaria, e le poche eccezioni d’eccellenza sono dovute a rari casi in cui bellezza ed efficacia riescono a rimanere in equilibrio.

Casi di questo equilibrio sono il vecchio Stan Wawrinka, ma soprattutto Grigor Dimitrov e il nostro Lorenzo Musetti. Per tutti costoro, il rovescio a una mano è non solo un piacere estetico ma una grande soluzione offensiva. Non per Stefanos Tsitsipas, e la semifinale di ieri ci ha ricordato il perché.

Tsitsipas e il dritto apriscatole contro Sinner

Se Stefanos Tsitsipas è arrivato fino al numero 3 del ranking ATP (occupato l’ultima volta esattamente un anno fa), lo si deve sostanzialmente all’ottimo servizio e soprattutto a un fantastico dritto. Il colpo del greco è davvero fenomenale, rapido nell’esecuzione e perfetto sotto ogni punto di vista tecnico.

Anche contro Sinner, Tsitsi ha messo a segno molti vincenti con questo fondamentale, sfruttando la giornata non felicissima di Jannik proprio sulla diagonale di dritto. Il vero punto di forza di Tsitsipas è però il dritto a sventaglio, che esegue con potenza e traiettorie velenose, al punto da mettere in difficoltà uno dei più forti difensori del circuito sul rovescio.

Le differenze macroscopiche tra dritto e rovescio

In un paio di occasioni di cui una, bellissima, in lungolinea e che ha lasciato Sinner immobile, Tsitsipas ha lasciato andare la mano anche con il rovescio, mettendo a segno dei vincenti. Ma perché questa alternativa è così residuale se l’arsenale tecnico del greco glielo consentirebbe? Difficile da dire, ma di fatto il player ellenico si è costruito la carriera sulla potenza del dritto e sulla rapidità di gambe che gli consente, soprattutto sulla terra, di girare intorno alla palla e colpire con il fondamentale in cui si sente più sicuro.

Si tratta dunque di una netta differenza di qualità, data da ragioni di convinzione/fiducia ma anche di esecuzione. Se infatti un ruolo fondamentale nella “letalità” del dritto di Tsitsipas sta nel suo riuscire a convogliare tutto il peso del corpo sulla palla, raramente questo accade con il rovescio. Che rimane dunque un colpo esteticamente bello ma un po’ “vuoto”, accademico se così si può dire, dunque un punto debole.

Stefanos Tsitsipas e i “colleghi” di rovescio: cosa dicono i dati

Un interessante studio ad opera di Tennis Abstract ci permette di mettere un po’ a confronto alcuni dati tra giocatori, o meglio tra rovesci a una mano. Su una media del circuito di circa il 16% (che comprende ovviamente anche i giocatori bimani), ecco la percentuale di vincenti di rovescio di Stan Wawrinka, Grigor Dimitrov, Lorenzo Musetti e Stefanos Tsitsipas.

% di vincenti di rovescio (tra parentesi il campione di partite in cui il dato è stato rilevato)

  • Lorenzo Musetti 21,8% (50)
  • Stan Wawrinka: 19,8% (149)
  • Grigor Dimitrov 13,1% (152)
  • Stefanos Tsitsipas 9,4% (187)

I dati sottolineano e confortano qualcosa che è già evidente a occhio nudo. Anche Dimitrov è un giocatore che si appoggia molto sullo schema servizio+dritto, ma ha un’alternativa credibile sul lato sinistro. Musetti sembra invece aver preso la strada di una impostazione “alla Wawrinka”, in cui il rovescio è più centrale negli schemi.

A tal proposito, interessante è anche il dato relativo all’uso del back di rovescio, sempre per questi 4 giocatori

  • Grigor Dimitrov 59,3%
  • Lorenzo Musetti 38,6%
  • Stan Wawrinka 34,1%
  • Stefanos Tsitsipas 29,6%

Sulla terra, è abbastanza naturale che questo dato scenda. Tuttavia, nella semifinale contro Sinner, Tsitsipas ha usato davvero raramente il back, preferendo in larga parte soluzioni coperte ma quasi sempre interlocutorie, per spezzare il ritmo anche se con buona profondità.

In particolare nel terzo set, questo lo stava portando a consegnarsi a Sinner, che gli aveva preso le misure e sfruttava spesso questo tipo di situazioni per prendere il comando dello scambio. Poi è capitata la “sliding door”, il match è cambiato anche mentalmente, e Tsitsi è stato bravo a portarlo a casa.

Ma il match di sabato ci ha spiegato bene che la carriera di Stefanos Tsitsipas è destinata a svoltare solo se riuscirà a trovare la chiave per rendersi un giocatore meno sbilanciato di quanto non sia stato finora.

Anche il successo di Montecarlo, il terzo in carriera che pure lo colloca in un prestigioso club di cui fanno parte anche Henri Cochet, Nicola Pietrangeli e Björn Borg, non è sufficiente da solo a ridefinire Stefanos Tsitsipas come un legittimo aspirante al vertice del tennis mondiale.

Almeno, non è sufficiente fino a quando Tsitsi rimarrà un giocatore sostanzialmente attaccabile sul rovescio, per quanto bello sia.