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Come è normale che sia ed era facilissimo prevedere, la Sinner-mania ha contagiato tutti. Anche quelli che lo criticavano a prescindere, anche quelli che “ah ma risiede a Montecarlo”, anche quelli che ridevano delle vesciche, o che ironizzavano sulla sua rinuncia alle Olimpiadi. Quello che però Jannik da San Candido ha insegnato a tutti in questo suo fantastico 2023, va oltre la Coppa Davis, oltre le ATP Finals e il 4° posto in classifica. O meglio, tutte le cose appena citate sono solo conseguenze.

Jannik Sinner e l’importanza del rispetto per il proprio corpo

In una lunga intervista rilasciata a Sky e mandata più volte in onda durante le ATP Finals, Jannik Sinner dice una cosa che è passata inosservata, ma che forse contiene il vero segreto della sua esplosione. “Ho appena finito di crescere, quindi potrò forzare un po’ di più sui carichi di lavoro”, ha detto a Federico Ferri. Jannik ha raggiunto il metro e 90 di altezza e, a 22 anni compiuti come vuole la fisiologia umana, il suo fisico ha ultimato la crescita. Quanto ciò sia importante è davvero difficile da sintetizzare, ma di certo rappresenta la chiave di lettura perfetta per decodificare le ragioni della sua recente esplosione, e perché lui sembra volare quando altri suoi coetanei appaiono scoppiati.

I problemi di Alcaraz e Rune

Prima di addentrarci sul discorso-Sinner, vale la pena di soffermarsi su quanto accaduto quest’anno a Carlos Alcaraz e Holger Rune, a detta di tutti gli altri due “big-3” del tennis mondiale per i prossimi anni, insieme a Jannik. Dopo un 2022 in cui, pur da evidente predestinato, ha sorpreso tutti arrivando al primo Slam in carriera e al numero 1 del mondo, quest’anno è stato per Carlos Alcaraz pieno di problemi fisici. Anzi, a dire il vero, i problemi erano iniziati già nell’autunno di un anno fa. Prima uno strappo all’addome a Bercy, da cui il forfait alle ATP Finals, quindi una lesione muscolare alla coscia e nuovo forfait stavolta all’Australian Open. Sul cemento americano, in primavera, erano arrivati i primi problemi alla schiena e un’artrite alla mano sinistra. In autunno si è aggiunta una fascite plantare e altri problemi alla schiena.

E che dire di Holger Rune? Il danese sembrava in ascesa inarrestabile verso la top 4 del ranking, e paradossalmente ha raggiunto il suo best ranking (proprio il numero 4) ad agosto, mentre era già infortunato. Contrariamente ad Alcaraz, Rune non ha avuto tanti problemi ma uno solo: una protrusione discale dovuta sostanzialmente al servizio, che aveva iniziato a manifestarsi durante gli Internazionali d’Italia e che è andata aggravandosi fino a Wimbledon, dopo il quale il 19enne si è dovuto fermare e ha faticato tremendamente a ritrovare forma e fiducia. A Bercy si è iniziato a rivedere un Rune che somiglia a quello devastante visto fino alla primavera, ma questo problema alla schiena potrebbe anche tornare. Secondo quanto dichiarato dalla madre Aneke, il problema è dovuto alla sua impostazione al servizio, molto ondeggiante e che lui bilancia con diversi movimenti prima dell’impatto con la palla. Tali movimenti hanno provocato quello stato infiammatorio che è andato peggiorando. Dosi sempre più massicce di ibuprofene hanno aiutato fino a un certo punto, poi non sono state sufficienti nemmeno quelle. Va cambiato qualcosa nel suo movimento, ma sono processi che richiedono tempo.

Cosa hanno in comune i problemi fisici di Rune e Alcaraz e cosa c’entrano con i progressi di Sinner? C’entrano, nella misura in cui il tennis di oggi è molto più esigente in termini di dispendio e logorio fisico, rispetto a quello di qualche tempo fa. La grande velocità a cui si gioca aumenta in maniera esponenziale le sollecitazioni per muscoli, tendini, articolazioni. E, se parliamo di ragazzi che ancora non hanno completato il proprio sviluppo, questo può creare conflitti pericolosi. Diversi esperti si erano già espressi con preoccupazione, riguardo a Carlos Alcaraz e a un fisico spinto forse un po’ troppo per l’età del ragazzo. Lo stesso Juan Carlos Ferrero, allenatore dello spagnolo, ha confessato che non riesce “a farlo giocare più piano”, indice di una certa apprensione riguardo alla sostenibilità del suo tennis, nel lungo periodo. Quel gioco fatto di spaccate, allunghi, corse quasi a rimbalzare da qua a là sul campo, ha messo il pur prodigioso fisico del ventenne di Murcia a una prova dura, forse troppo. In tal senso, forse, il team di Alcaraz dovrebbe trovare il modo di convogliare l’esplosività del ragazzo in un tennis che sia più sostenibile per il suo corpo. Aumentarne la longevità come atleta senza stravolgerlo come tennista: impresa non semplice.

E’ vero che anche una volta c’erano i Becker, i Chang, i Nadal che vincevano da minorenni e hanno in misura diversa continuato a farlo. Ma, ancora una volta, il tennis è molto cambiato in termini di velocità negli scambi. L’unico termine di paragone attendibile è quello con Nadal, che ha continuato a vincere diventando una leggenda vivente del tennis, ma a che prezzo? I problemi fisici affliggono Rafa da ormai molti anni, e ne hanno segnato in negativo l’ultima parte della carriera. Se Alcaraz non vuole fare la stessa fine (parliamo di salute, non di tennis), dovrà far tesoro di quanto accaduto al suo amico-modello Nadal.

Jannik e le scelte difficili di ieri

Torniamo a Jannik Sinner. Le sue recenti performance a Pechino, Vienna, Torino e Malaga lo segnalano come il giocatore più in forma nell’ultima parte della stagione. Se si dovesse stilare una sorta di power ranking del tennis in questo preciso istante, Jannik Sinner sarebbe da considerare il numero 1 in maniera anche abbastanza netta su Novak Djokovic. Sia chiaro, Nole ha vinto le ATP Finals e tre prove dello Slam su 4, ma se c’è un giocatore in grado di togliergli il sonno, oggi, quello è Sinner. I tre match point salvati in Coppa Davis sono solo l’ultima fotografia di un equilibrio che sta cambiando. Quando, dopo la semifinale persa 3-0 a Wimbledon, Jannik aveva dichiarato di sentirsi molto più vicino a Nole rispetto ai quarti dell’anno precedente in cui aveva perso al quinto, molti buontemponi gli avevano riso dietro. Era, semplicemente, la verità.

Dietro alla trasformazione di Jannik Sinner in qualcosa di assolutamente letale su un campo da tennis, in quel giocatore che ha dato a tutti noi quella piacevole e crescente sensazione di certezza che la Coppa Davis stava per arrivare, c’è un processo. Ogni processo è fatto di tappe, alcune piacevoli altre meno. Rinunciare alle Olimpiadi di Tokyo era parso qualcosa di bizzarro e fuori luogo quasi a tutti, ma rileggere le sue parole oggi, dopo che ha riportato l’Italia in cima al mondo con la Coppa Davis dopo 47 anni, fa un certo effetto:

“Non è stata una decisione facile da prendere ma ho deciso di non partecipare ai Giochi Olimpici quest’anno. Rappresentare il mio paese è un privilegio ed un onore e spero di poterlo fare per tanti anni. La decisione è stata dettata dal fatto che non ho giocato il mio miglior tennis durante gli ultimi tornei e devo concentrare sulla mia crescita. Ho bisogno di questo tempo per lavorare sul mio gioco, il mio obbiettivo è diventare un miglior giocatore in campo e fuori. Sono pronto a mettermi ancora di più in gioco con l’obbiettivo di migliorare. Sono sincero con voi e spero che potrete capire il mio ragionamento dietro a questa decisione. Sento che questa sia la scelta migliore per il mio futuro.”

Non mancarono le critiche, i risolini, l’ironia. Il problema è che ciascuno di noi può valutare e farsi una propria opinione, paragonandolo sulla propria sfera personale. Che però è diversissima da quella di un ventenne che sta programmando una carriera da campione, e lo faceva già con idee chiare. Quello di avere le idee chiare è stato sempre un leit motiv della persona Jannik Sinner, prima che del tennista. Cambiare coach a 20 anni e numero 10 al mondo, allontanandoti da colui che ti aveva preso da ragazzino e portato nel tennis che conta, è indice di idee chiare. Semplicemente, dopo aver perso 3-0 da Tsitsipas nei quarti dell’Australian Open, Jannik aveva realizzato che aveva bisogno di qualcosa in più per fare un ulteriore salto di qualità, e quel qualcosa in più non poteva arrivare da Riccardo Piatti e dal suo team. Una decisione di una lucidità quasi spietata, ma che oggi appare sacrosanta. Eppure, non mancò chi ironizzò anche su questo, così come sull’odioso problema di vesciche che lo afflisse qualche mese dopo.

In sintesi, Jannik Sinner sapeva già di cosa aveva bisogno. E sapeva di aver bisogno di tempo, perché il fisico è una macchina delicata e lo è ancora di più nell’età dello sviluppo. Questa cosa lo rende forse poco “umano”, nel senso che non è affatto usuale vedere un poco più che teenager avere le idee così chiare e una visione lunga sul proprio futuro. Ma così è che stanno le cose, e in tal senso Jannik è il miglior esempio possibile per i giovani italiani, non solo tennisticamente.

Cosa aspettarci dal 2024 di Jannik Sinner

Nel mio ultimo articolo su Jannik Sinner e sul suo salto di qualità, tralasciavo di parlare di cosa aspettarci dal futuro dell’altoatesino, perché l’aspettativa non può ormai che essere quella massima. Le parole di Jannik sulla fine del suo sviluppo fisico e la conseguenza di poter sopportare carichi di lavoro maggiori, implicano che dobbiamo sicuramente aspettarci un ulteriore level up sul piano della resistenza fisica. Parliamo del giocatore che, negli ultimi due mesi, ha schiantato per 3 volte Daniil Medvedev e per 2 volte Novak Djokovic, ovvero le due massime espressioni di difesa e resistenza applicata al tennis, nel panorama odierno. In precedenza, con il russo aveva perso 6 volte su 6, con il serbo 3 su 3.

Il cammino di Jannik verso il vertice del tennis è testimoniato anche dalle partite vinte contro i top 5 del ranking. Nel 2023 nessuno ne ha vinte quanto lui: il bilancio contro i top 5 di Jannik Sinner nel 2023 è di 10 vinte e 5 perse, quello di Djokovic 8-3, quello di Alcaraz 6-4, Medvedev addirittura 4-7, Rune 3-6, Tsitsipas 0-6.

Ora dimentichiamo per un attimo il Sinner scintillante visto nell’ultima parte di stagione, dove sembrava che lui corresse e gli altri camminassero. Dimentichiamolo, anche perché in questo possono esserci anche degli elementi contingenti come infortuni, scadimenti di forma eccetera. Dimentichiamolo anche perché le sconfitte arriveranno, magari poche ma arriveranno e bisogna sapere che ciò è già messo in conto.

Dobbiamo pensare che Medvedev riposerà e ricaricherà le pile, Alcaraz risolverà i suoi problemi di salute e come lui Rune, Djokovic ripartirà a caccia ancora di nuovi record, mentre dietro si fatica a intravedere chi altri potrebbe infastidire il quintetto di citati dal novero di pretendenti alle prove del Grande Slam. Vediamoli nel dettaglio.

  • Novak Djokovic: se sta bene, è ancora il migliore di tutti. Ma per quanto ancora riuscirà a maramaldeggiare sulle debolezze dei rivali? Il tarlo instillato dai tre match point salvati da Sinner è di quelli pesanti, segno di una solidità mentale da capobranco e con cui Nole dovrà fare inesorabilmente i conti.
  • Carlos Alcaraz: anche lui, se sta bene, ha un tennis meravigliosamente bello e moderno, ma sulla cui sostenibilità è ancora lecito nutrire dubbi, mentre quella di Sinner possiamo definirla una crescita “sostenibile”.
  • Daniil Medvedev: Danilo non sbadiglia più, anzi dovrà perdere diverse ore di sonno, per cercare alternative vincenti contro Jannik e gli altri top. Il suo stile è un unicum, ma è forse anche il suo limite.
  • Holger Rune: mentalmente, è il rivale che fa più paura per Jannik Sinner. Molto dipenderà dallo stato della sua schiena, perché se giocherà senza paura di farsi male lo vedremo spesso almeno in semifinale.

Sinner e gli Slam

In conclusione, Jannik Sinner ha accompagnato a una crescita sostenibile sul piano fisico una crescente solidità mentale, ma anche un progressivo completamento sul piano squisitamente tecnico. Oggi Jannik ha sempre margini di miglioramento ma non più grosse lacune (come erano state prima il servizio e poi le varianti al gioco), mentalmente è una roccia e fisicamente dovrebbe dar vita al suo primo anno da “senior” vero e proprio. Già in Australia lo vedremo tra i favoritissimi per la vittoria finale, ma se dovessi scegliere uno dei quattro Slam in cui mi aspetto di vedere Jannik almeno in finale, dico Wimbledon.