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Il doppio ritiro di Jannik Sinner che si è dovuto arrendere a Indian Wells prima e a Miami dopo salutando un paio di fondate chance di mettere a segno colpi importanti di inizio stagione, è stato originato da cause diverse.

Nel primo caso è stata l’influenza a mettere KO il tennista altoatesino, peraltro in quel turno atteso da una sfida importante e spettacolare contro Nick Kyrgios. In Florida, invece, si è ripresentato un problema di non poco conto per il nostro tennista numero 2 nazionale: le vesciche ai piedi.

Se per alcuni tennisti il problema è piuttosto banale e risolvibile in pochi giorni di cure e bendaggi, pare che per Sinner non sia esattamente così.

Soprattutto perché non è una novità.

Cosa sono le vesciche ai piedi e alle mani

Tecnicamente le vesciche sono delle mere escoriazioni della cute che si formano a causa dello sfregamento della pelle stessa contro superfici solide.

Per questo motivo le parti del corpo più colpite sono quelle che hanno a che fare con materiali tecnici come le scarpe e l’impugnatura della racchetta, il tutto complicato dalla pedissequa presenza del sudore che facilita la separazione degli strati cellulari della pelle.

La domanda principale che a un lettore attento non dovrebbe sfuggire, è per quale motivo i tennisti siano gli sportivi più soggetti a dover fare i conti con questo problema.

Le ragioni sono molteplici, ma la più importante è quella che fa capo allo spostamento laterale dei giocatori alle prese con superfici che non permettono lo scivolamento del piede insieme alla scarpa per quanto riguarda gli arti inferiori, e la continua sollecitazione della parte interna della mano a contatto con i materiali che proteggono l’impugnatura della racchetta per quelli superiori.

Nel primo caso, quello che ci interessa maggiormente poiché riguarda Jannik Sinner, in particolare sulle superfici dure come il cemento, gli scivolamenti laterali e gli scatti verso la rete, piuttosto che in diagonale, si interrompono bruscamente nella loro parte conclusiva, senza che la scarpa scivoli, impedendo così al piede di liberare in modo naturale il proprio movimento.

Per capirci meglio, sulla terra battuta, i problemi di vesciche ai piedi sono molto meno frequenti, in virtù del fatto che scarpa e piede scivolano contestualmente alla chiusura del movimento, permettendo al piede stesso di non cocciare contro le pareti interne delle calzature, cosa che succede praticamente sempre su una superficie dura.

Se andate indietro nel tempo, vi renderete conto di quanti giocatori siano stati fermati o penalizzati sulle superfici dure negli anni passati. Chung e Murray sono stati tra i più martoriati, soprattutto agli Australian Open, ma i più attenti ricorderanno i problemi avuti da Cilic, da Maria Sharapova e anche da Roger Federer.

Andy Murray alla finale degli Australian Open del 2013

Giova ricordare, in questo senso, il particolare episodio che colpì Andy Murray nel pieno vigore atletico della sua carriera, quando raggiunse la finale degli AUO 2013 e che perse da Novak Djokovic.

Anche se il tennista inglese dichiarò che le vesciche ai piedi non furono il suo problema principale, le immagini catturarono il primo dei medical timeout sul nascere del terzo set, quando il medico di Murray cominciò a lavorare su una profonda ferita sull’alluce del piede destro del suo “paziente“.

Furono applicate tutta una serie di polveri, nastri e ammortizzatori, tutti in aggiunta a un tubolare già piuttosto grosso di per sé, segno che per Murray non fu un problema dell’ultima ora.

Un problema apparentemente irrisolvibile

Stiamo parlando di parecchi anni fa, di uno sport d’elite e di campioni seguiti dai migliori specialisti di tutto il mondo.

Come è possibile che un problema così apparentemente banale, non possa essere mai stato risolto in così tanto tempo?

E soprattutto, con 9 anni di esperienza in più, sia in campo medico, che strettamente tecnico, come è possibile che nessun passo in avanti sia stato fatto?

Il problema più grosso è che non può esistere una contromisura su un fastidio che si crea “esattamente” mentre si gioca e si compie lo sforzo di cui abbiamo parlato prima.

I cambi di direzione portano le ossa dei piedi a essere sollecitati in misura eccessiva, cosa che, oltre che procurare le ferite di cui abbiamo parlato in precedenza, il taglio ripetitivo provoca delle piccole “sacche“, o “lacrime“, che si riempiono dopo pochissimi game di gioco e procurano dei dolori feroci che non permettono il normale movimento che serve ad un giocatore di tennis.

È esattamente quello che è successo a Sinner.

La ripulitura del piede

Il problema di Sinner fu spiegato in una intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport dall’ex fisioterapista del tennista azzurro lo scorso anno.

Claudio Zimaglia dichiarò che la prima operazione da fare al termine delle partite, è quella di rimuovere immediatamente l’accumulo di pelle, in modo da evitare che si formino quelle sacche di cui abbiamo scritto nel paragrafo precedente.

Quello che rimane da fare è poi bendare i piedi del giocatore prima che rientri in campo per il match successivo.

Per Sinner è un problema atavico che si era presentato nel 2020 al torneo di Vienna, quando si ritirò contro Rublev dopo pochi minuti di gioco.

Qualcuno ha parlato di preparazione fisico/atletica non mirata rispetto a questo problema e di piccole disattenzioni da parte dello stesso Sinner rispetto ad alcuni SOS lanciati dal proprio organismo.

La verità è che, come tutti i disturbi medici o patologici, ci sono i soggetti che più di altri possono andare incontro a determinate problematiche e le vesciche non si sottraggono a questo enunciato.

Il tutto sperando che, almeno adesso che sta per cominciare la stagione sulla terra rossa, le vesciche lascino in pace il nostro giocatore.