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Gli appassionati di tennis dell’ultima ora hanno imparato a conoscerlo ed apprezzarlo in giacca e cravatta, intento a commentare le partite più importanti del mondo, ma la carriera di Filippo Volandri è ricordata per ben altre imprese in maglietta e pantaloncini, con una racchetta in mano.

“Filo” nel gota del tennis internazionale

Filippo Volandri nasce in Toscana, a Livorno, il 5 settembre del 1981 ed è considerato uno dei tennisti più talentuosi del tennis italiano.

Fin da subito si fa notare per le sue caratteristiche che si sposano a meraviglia in una superficie ostica ed enormemente tecnica come la terra rossa, unica superficie sulla quale ottiene le vittorie e le finali più prestigiose della sua carriera.

Schivo, mai sopra le righe, “Filo” costruisce il suo status di giocatore vincente, mettendo in pratica gli insegnamenti di gente come Susanna Paoletti, vera e propria genitrice tennistica del proprio, questa volta nel senso letterale del termine, nipote, messo in condizione di tirare le prime palle con la racchetta all’età di 7 anni.

I primi passi di Volandri all’interno di un micro cosmo affascinante come quello del tennis, vengono agevolati dal papà, in quegli anni presidente di un Circolo tennistico in quel di Livorno e dalla sorella maggiore, Veronica, anch’essa maestra di tennis al pari di zia Susanna.

La vera svolta della carriera dell’ex giocatore livornese, è però datata 1998, quando il giovane 17enne, alla luce di tutta una serie di risultati positivi durante la sua trafila giovanile, si mette a disposizione di Fabrizio Fanucci con il quale avvia una collaborazione tecnica che si esaurirà solo una ventina di anni più tardi.

Volandri passa al professionismo e nel 2001 gioca il suo primo incontro agli Internazionali d’Italia grazie ad una Wild Card che investe giocando una partita meravigliosa contro l’allora quotatissimo Sergi Bruguera.

Un paio di anni più tardi mostra a tutti la sua preparazione e completezza centrando i quarti di finale prima a Montecarlo e poi agli Internazionali del Foro Italico, torneo che è sempre stato il chiodo fisso del nostro campione.

“LA” partita

Seguirono anni altalenanti per la carriera del “Volo“, culminati nel 2007 quando raggiunse il 25° posto della Classifica ATP e, naturalmente, l’indimenticabile quarto di finale al Roland Garros, perso contro Tommy Robredo in tre set, ma dopo una partita epica vinta in 5 set contro Ivan Ljubičič.

Quella fantastica cavalcata sulla terra rossa parigina, arrivò subito dopo la vera impresa di Filippo Volandri di un paio di settimane prima: la vittoria contro Roger Federer al Foro Italico.

Quel successo rappresenta uno dei sette che i nostri tennisti di punta hanno inferto ai numero 1 del mondo. Gli altri sono stati Barazzutti nel 1974 contro Nastase Monaco di Baviera, due volte Panatta contro Connors nel 1975 a Stoccolma e nel 1977 a Houston, Pozzi che sconfisse Agassi nel 2000 al Queen’s, Fognini che mise al tappeto Murray a Roma nel 2017 e recentemente Sonego che battè Djokovic a Vienna nel 2020.

La partita contro il giocatore più forte del mondo, va sempre presa con una certa attenzione, questo è innegabile, ma affrontare Roger Federer che incarna nell’immaginario di tanti, il giocatore più elegante e, per alcuni, forte della storia del tennis, acquisisce un valore ancor più significativo. Pensate poi se quella partita la si vince.

Quando Federer si presentò a giocare gli Internazionali d’Italia del 2007, vantava qualcosa come 10 Slam in carriera, una carriera nel pieno della sua straripante bellezza e la leadership nella classifica ATP che non era nemmeno lontanamente in discussione.

Un giocatore quasi imbattibile al quale era davvero difficile trovare un punto debole a cui però capitò una giornata sbagliata in tutto e per tutto.

Il torneo non partì alla grande per i nostri giocatori, tutt’altro. A parte Volandri che usufruì di una Wild Card, non c’erano giocatori italiani partenti nel tabellone principale ed erano ormai quasi 30 anni che non assistevamo a una semifinale con un azzurro protagonista.

L’ultima volta toccò a Panatta, sconfitto da Borg in 5 set. Il cammino di Volandri a quella edizione del Foro Italico, cominciò senza grossi problemi, alla luce della vittoria contro Gabashvili 6/0-6/3, per poi avere la meglio su Gasquet in tre set, 6/4-6/7-6-4.

I quarti di finale

Il 10 maggio del 2007, rimarrà una data indelebile nella memoria degli appassionati di tennis e, soprattutto nella mente di Filippo Volandri.

Federer, lo diciamo subito, non fu brillantissimo, tutt’altro. Va da sé che per battere il numero 1 al mondo devono succedere delle cose particolari, tipo quella che tu devi giocare al massimo e lui deve incocciare una giornata negativa. E così fu.

Alla fine della fiera Federer uscì dal campo centrale del Foro Italico con il pubblico in visibilio e Volandri sdraiato sulla terra ad intaccare il candore della sua maglietta bianca e arancione.

Il primo set si chiuse in poco più di 40 minuti, con Volandri che iniziò il match alla grandissima: 3-0 con due break rifilati al Re, per poi mettere le mani sul primo set col punteggio di 6/2.

Il set di chiusura match fu addirittura quello successivo, terminato col punteggio di 6/4 per l’azzurro, al termine di una fittissima ragnatela di scambi atti a tenere il suo avversario lontano dal campo, praticamente mai vicino alla rete per provare a variare il suo gioco.

Fu trionfo. Volandri cominciò a correre lungo il perimetro del campo per dare il 5 agli spettatori rimasti nel recinto del Foro Italico per festeggiare insieme a lui.

Fu lui stesso a catalogare quella vittoria come la più esaltante della sua carriera, qualcosa di indescrivibile che ebbe bisogno, in ogni caso, di qualche giornata di tempo per essere goduta appieno.

Dopo il successo contro il Re, arrivò la vittoria convincente contro Berdych, ancora una volta in due set e ancora una volta senza appello, 6/2-6/3, ma il cammino di Volandri si interruppe nel turno successivo contro Gonzales, dal quale Filippo Volandri perse 6/1-6/2.