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E’ Phil Ivey il Greatest Of All Time del poker? Il dibattito è ancora aperto.

Da un lato ci sono 10 braccialetti WSOP e un titolo WPT già messi in bacheca. Senza contare i final table raggiunti: 22 alle WSOP/WSOPE, 9 al WPT e 3 all’EPT. Poi c’è la lista dei tornei high-roller vinti, almeno 12. Complessivamente, Phil Ivey oggi vanta 205 itm nei tornei live e occupa l’11° posto nella All Time Money List. Nota finale: le sue giocate nei tornei e ai tavoli di cash game fanno parte del “best of” del poker.

Allora cosa gli manca per essere davvero il G.O.A.T. di questo gioco? Due cose: la vittoria in un evento di NL Hold’em alle WSOP e soprattutto il braccialetto più prezioso, quello che per un tradizione ormai consolidata incorona ogni anno il campione del mondo di poker.

La questione è in effetti curiosa. Sembra che il Texas Hold’em NL delle WSOP non porti bene a Ivey. I dieci braccialetti che si è infilato al polso, No Home Jerome li ha vinti solo con tornei di varianti: due di PLO, due di 7 Card Stud, uno di Omaha/7 Card Stud, uno di 2-7 Draw Lowball e quattro di Mixed Games.

Il Main Event WSOP, invece, gli è sfuggito due volte: nel 2003, quando ha chiuso 10° nell’edizione poi vinta da Chris Moneymaker, e nel 2009 (7°). Quest’ultimo è il torneo conquistato da Joe Cada che è diventato il più giovane vincitore di un ME WSOP, record che tuttora detiene.

Ma le WSOP tolgono e danno, perché anche Ivey detiene un record. Certo, lo condivide oggi con altri 5 giocatori, ma ilsuo rimane pur sempre un primato.

Il primo in the money realizzato da Phil Ivey in un torneo ufficiale risale al 1998. Due anni dopo il campione americano è già pronto per lasciare il segno alle WSOP. Chiude 12° nel $1.500 7 Card Stud, 5° nel $2.000 NLH e poi vince il $2.500 Pot Limit Omaha. Nel testa-a-testa finale, Ivey batte uno dei pionieri del poker moderno, Amarillo “Slim” Preston, che subisce la prima sconfitta in un final table WSOP. Di per sé è un record che appartiene ad Ivey, ma non è quello di cui vogliamo parlare qui.

Nel 2002, dopo aver centrato un altro final table WSOP nel 2001, Ivey è pronto a stupire il mondo del poker.

Apre le danze con un 9° posto nel torneo di Limit Omaha Hi/Lo, poi si iscrive al $1.500 Seven Card Stud insieme ad altri 252 giocatori. In due giorni Ivey si siede al tavolo finale da chipleader con un netto vantaggio su tutti gli altri. L’heads finale contro Alfredo Leonidas è quasi una formalità: l’ultima mano si conclude con Ivey in vantaggio 370k a 10k, i suoi Assi reggono e gli consegnano il secondo braccialetto in carriera.

Ma quell’anno Ivey è scatenato e non intende fermarsi. Chiude ottavo nel $2.000 H.O.R.S.E. e, a distanza di 10 giorni dal titolo vinto, è di nuovo chipleader a un tavolo finale. Questa volta il torneo è il $2.500 Seven Card Stud Hi/Lo (126 entries) ma il vantaggio di Ivey sugli avversari è simile a quello precedente. Se li lascia tutti alle spalle, compreso l’esperto e titolato John Juanda. L’heads-up per il titolo vede Ivey avanti 240k vs 80k di Sirous Baghchehsaraie, un giocatore amatoriale che in poche mani capitola. E’ il secondo braccialetto di Ivey alle WSOP 2002.

John Juanda (credits PokerNews)

A questo punto No Home Jerome vede il record dei tre braccialetti vinti in un’unica stagione. Il primato è condiviso da Puggy Pearson, Phil Hellmuth e Ted Forrest. L’occasione per eguagliarlo si presenta quando Ivey raggiunge il tavolo finale del $2.000 S.H.O.E. (143 partecipanti). Per inciso, si tratta di un mixed game – chiamato anche H.O.S.E. – che comprende il Texas Hold’em (H), l’Omaha Hi/Lo (O), il Seven Card Stud normale (S) e quello Eight or Better (E). E’stato progressivamente sostituito dall’H.O.R.S.E. che ha aggiunto il Razz (R) alle 4 tipologie di poker dello SHOE.

Ivey questa volta inizia l’ultima volata con il quarto posto nel chipcount ma, grazie alle sue abilità e a un gioco molto aggressivo, elimina 5 giocatori, compreso il vincitore del Main Event WSOP nel 2000, Chris Ferguson. A 3 left, il “Tiger Woods del poker” manda a casa anche Vince Burgio e si appresta ad affrontare Diego Cordovez per il titolo.

Gli stack sono 200k vs 86k a favore di Ivey il quale, durante una fase di Texas Hold’em, decide di rilanciare con [7x][2x] in mano. Il suo avversario chiama e fa scendere il flop: Q♥5♥2♥. Cordovez gioca in check-raise. In teoria è una mossa che dimostra molta forza e che dovrebbe consigliare il fold. E invece Ivey chiama con la sua modesta coppia di 2 floppata. Al turn A♦ Cordovez attacca ancora ma Ivey non molla. L’ultima carta è un “mattone” che non cambia più nulla: Cordovez si arrende e, dopo il check-check, mostra un K♥ per il flush draw mancato. Ivey invece incassa un pot che si rivela decisivo per il torneo.

Poco dopo, infatti, i due finiscono ai resti su questo flop: [4x][7x][8x]. Ivey ha chiuso la top pair con [7x][3x] mentre Cordovez ha [Ax][6x], quindi overcard Asso (3 out) e progetto di scala a incastro con i 5 (4 out). Il resto del board, [8x][Kx], però non lo aiuta e consegna a Phil Ivey il terzo braccialetto in una sola stagione WSOP.

Il record è uguagliato. Per la cronaca, in seguito ci saranno altri due giocatori capaci di realizzare un tripletta di titoli WSOP nella stessa annata: Jeff Lisandro e George Danzer.

Immagine di testa: PhilIvey (credits PokerNews)