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Se dovessimo chiedere ai giocatori chi è stato il “promoter” del poker, oggi la maggior parte indicherebbe Chris Moneymaker senza esitazioni.

L’ex contabile del Tennesee, con la sua vittoria nel Main Event WSOP 2003 ottenuta a partire da un satellite online, ha raccontato la storia più promozionale per il gioco: nel poker chiunque può farcela, ancora di più da quando esiste Internet. Ma proprio quel “da quando” è lo iato che separa il primo tempo del poker dal secondo.

Quando Moneymaker vince da perfetto sconosciuto il campionato mondiale di Texas Hold’em, il web ha già più di dieci anni. La data ufficiale della nascita della Rete “per tutti” è il 1991 e non a caso verso la fine degli anni ’90 arrivano le prime pokeroom (Planet Poker debutta nel 1998). E poi c’è la televisione che si interessa al poker ancora da prima, come abbiamo raccontato in un altro articolo.

All’inizio degli anni ’70 – cioè all’inizio del “primo tempo del poker” – tutto questo non esiste ancora. Quando le World Series Of Poker esordiscono nel 1970, il gioco deve ancora liberarsi dall’immagine dell’azzardo puro e dall’aura della criminalità.

Due anni dopo l’atmosfera è sempre la stessa, quando le WSOP mandano un scena la terza edizione. Un’edizione che sarò decisiva per il cambiamento.

Chris Moneymaker in una foto recente (credits Pokernews)

Con l’intenzione di incentivare la partecipazione di nuovi giocatori, nel 1972 Benny Binion decide di aumentare il buy-in del Main event WSOP da $5.000 a $10.000. Giusto per avere un riferimento, nel 1971 i partecipanti erano stati 6. L’operazione di Binion fa salire il field a 8.

L’inventore delle WSOP ha anche la sua piccola scuderia di giocatori che sponsorizza con 5mila dollari extra per l’iscrizione. Tra questi c’è Thomas Preston, meglio conosciuto con il soprannome di “Amarillo Slim“.

Look “western” (cappello, cintura con fibbia gigante e stivali in pelle di struzzo), Preston non incarna il tipo del cowboy “duro”. Piuttosto è quello bonariamente cialtrone, quello che ama divertirsi, giocare e scommettere. Più Terence Hill che Clint Eastwood, in sostanza.

Il giocatore proveniente dall’Arkansas, ex professionista di biliardo, accetta il bonus dei 5k e si iscrive al Main Event WSOP. E giusto per mantenere fede all’immagine di irrefrenabile scommettitore, punta 100 dollari sulla sua vittoria. E’ quotato 25:1, il che equivale a un extra di 2.500 dollari in caso di successo.

La sua partenza non è tuttavia delle migliori. Dopo nemmeno tre ore di gioco, il suo stack si è già assottigliato a 2.000 chips. Ad un certo momento della partita, Doyle Brunson apre a 700 e trova i call di Puggy Pearson e Jack Strauss, l’autore del famoso “a chip and a chair“. L’azione raggiunge Amarillo Slim il quale guarda una sola carta, un [Kx], e poi annuncia l’all-in! Per nulla intimoriti dall’azione – e ci mancherebbe! – gli altri tre chiamano.

Il flop porta 5-5-3. Brunson, che ha una coppia di 10, punta 4.000 ottenendo i fold di Pearson e Strauss. Tocca a Preston che controlla la seconda carta: la gira e dietro appare un 5♥ per un clamoroso trips! Il suo vantaggio resiste anche a turn e river, consegnandoli un monster pot che lo rimette in partita. Ci resterà a lungo.

A 3-left, tutti già in the money, Doyle Brunson chiede di potersi ritirare a causa di un problema di stomaco. Sia Preston che Pearson acconsentono, anche perché questo li manda direttamente all’heads-up per il titolo.

Tom “Amarillo Slim” Preston (credits “52 great moments – World Series Of Poker)

Puggy Pearson inizia il testa-a-testa con un vantaggio in chips di 2:1 e decide di giocare in maniera piuttosto conservativa. Preston ne approfitta con continui attacchi e numerosi bluff che lo portano in vantaggio nel count. Con questa situazione la sfida arriva all’epilogo.

Amarillo Slim trova K♥J♣ da SB e rilancia. Pearson chiama da BB e fa scendere questo flop: K-8-8. Dopo il check del suo avversario, il “cowboy” va all-in diretto con la coppia di K. Pearson, immaginando l’ennesimo bluff di Amarillo, ritiene di essere avanti con la sua coppia di 6 e fa call. Purtroppo per lui, la lettura è sbagliata il resto del board non fa altro che assegnare a Thomas Preston la vittoria nel ME WSOP 1972.

Non è chiaro quanto abbia incassato dal punto di vista economico, perché sembra che ci fosse un deal già nella fase a 3. Ma, titolo e denari a parte, quella vittoria ha trasformato un poker player in un personaggio conosciuto in tutti gli States.

Tom “Amarillo Slim” Preston (credits Italiapokerclub)

A differenza delle precedenti WSOP, l’edizione vinta da Amarillo Slim ha infatti avuto un impatto mediatico del tutto inaspettato. Il merito va tutto al protagonista, al suo modo di vivere il gioco con naturalezza e senza malizia. Nonostante la sua chiara propensione al gambling, Preston si è sempre dimostrato positivo nei confronti degli altri, perfino generoso. E soprattutto capace di scherzare sul gioco stesso nonché di intrattenere le persone con le sue storie, le sue gag, le sue battute.

Forse proprio quest’ultimo aspetto di intrattenitore gli ha procurato le simpatie dei media. Subito dopo la vittoria del 1972, Thomas Preston è apparso ben 11 volte nel The Tonight Show starring Johnny Carson ed è stato ospite anche negli studi televisivi del 60 Minutes, del Good Morning America e del Panorama.

Il The Tomorrow Show, condotto allora dal giornalista Tom Snyder, ha invece mandato in onda uno speciale sulle World Series Of Poker con ospiti Amarillo Slim e Benny Binion.

La CBS, invece, ha realizzato nel 1973 un documentario incentrato sulle WSOP. La narrazione è stata affidata ad una delle voci storiche del poker, quella di Jimmy “The Greek” Snyder, ma l’introduzione ha avuto per protagonista Preston. Nella scena iniziale si vede il “cowboy del poker” che arriva a cavallo davanti al Casinò Horseshoe dove viene accolto da Benny Binion. La musica di fondo è quella della canzone The Gambler di Kenny Rogers, ispirata proprio alla figura di Amarillo Slim.

Come se non bastasse, nel 1974 Preston ha avuto una particina in California Split, famoso film di Robert Altman dedicato al poker, al fianco delle star George Segal ed Elliot Gould.

A fronte di tutta questa visibilità in anni ancora embrionali per il poker da torneo, è difficile non considerare Preston come il primo ambasciatore di questo gioco. Un ruolo, questo, che l’intero settore gli ha riconosciuto quando nel 1992 è stato inserito nella All of Fame del poker.

Thomas Preston si è spento nel 2012, all’età di 83 anni, dopo aver vinto 4 titoli WSOP e pubblicato due libri: Play Poker to Win (1973, ripubblicato nel 2005 come Amarillo Slim’s Play Poker to Win) e Amarillo Slim in a World Full of Fat People (2003), un’autobiografia ricca di storie e personaggi famosi. Tra questi ci sono Larry Fly, i presidenti USA Nixon e Lyndon Johnson oltre a vari altri VIP.

Immagine di testa: Tom “Amarillo Slim” Preston (credits PokerNews)