Vai al contenuto

Se la Primavera è per antonomasia la “stagione verde”, il “panno green” su tanti tavoli da poker segnala l’arrivo di un evento molto famoso.

Anzi di una serie di eventi, visto che da almeno una decina d’anni l’Irish Open è diventato una vera e propria kermesse torneistica al pari delle tappe dell’European Poker Tour. Con la sola differenza che l’Irish Open si svolge in un unico appuntamento (primaverile) a Dublino.

Ma la storia di questa manifestazione precede di molto quella dell’EPT e, con buona probabilità, di tutti gli altri tour di poker che si svolgono oggi nel mondo, con l’eccezione delle World Series Of Poker. Può sembrare strano ma l’Irish Open si colloca alle origini del poker da torneo.

Di sicuro per quanto riguarda l’Europa dove il primo torneo di poker è stato organizzato nel 1980, proprio a Dublino. Il gioco non era ancora il Texas Hold’em, vista la carenza di players, bensì l’ormai defunto Five Card Stud. Ma questo poco importa. Conta invece che il primo Irish Poker Open abbia fatto da ponte per lo sbarco del poker “all’americana” nel continente europeo, come abbiamo già raccontato in un precedente articolo. Quella prima edizione fu vinta da una giocatrice, Colette Doherty, divenuta poi anche la prima donna europea iscritta al ME delle WSOP proprio grazie al premio conquistato a Dublino.

Da allora ci sono state altre 39 edizioni dell’Irish Open. Quella di quest’anno è la 40ma e ha stabilito un nuovo record.

All’Irish Open è sempre party-time!(credits RIHL)

Il programma dell’Irish Open 2023 ha mandato in scena 35 eventi nella pokeroom della Royal Dublin Society. Non è questo un primato, visto che nel 2017 e nel 2018 i tornei erano stati più di 50 anche se comprendevano quelli dei Norwegian Championships.

Il record stabilito dall’edizione di quest’anno riguarda invece il Main Event che ha toccato quota 2.491 entries, 451 in più rispetto al 2022. A fronte di un buy-in da 1.150 euro, il montepremi ha toccato quota €2.428.725.

Sarà per merito della location o dell’ambiente molto festaiolo tipico dell’Irlanda o forse per il prizepool inaspettato, ma ai tavoli si sono sedute parecchie stelle del firmamento pokeristico. Tra queste Steve O’Dwyer, vincitore del torneo lo scorso anno, Benny Glaser, Barny Boatman(anche loro con un titolo Irish Open ME in tasca), i Triple Crown winners Roberto Romanello e Niall Farrell, Will Kassouf, l’ex calciatore Steve Watts, i beniamini di casa John O’Sheas, Dara O’Kearney e Padraig O’Neill, Dominik Nitsche e tanti altri ancora.

Anche il tavolo finale ha offerto spettacolo grazie soprattutto alla presenza di un irlandese che ha scritto pagine importanti nella storia del poker: Andy Black. Il veterano, n.1 della Irish All Time Money List non poco più di 5 milioni di dollari, ha chiuso il torneo al 5° posto per un payout di 95.500 dollari.

Andy Black (credits RIHL)

La sfida finale per il titolo ha messo di fronte lo scozzese David Docherty, già tra i final 9 dell’EPT di Londra nel 2022, e l’irlandese Declan Rice. Quest’ultimo, camionista di professione, si è arreso dopo un’ora di gioco al più giovane avversario e si è dovuto accontentare di €228.700. Per il vincitore, arrivato all’Irish Open da un satellite online, la ricompensa è stata di €365.000: si tratta del suo miglior risultato ad oggi, al quale si unisce il prestigioso trofeo.

Questo il payout del tavolo finale:

Non sappiamo se ci fossero italiani nel field, ma di sicuro non ci sono piazzamenti tra i 200 andati in the money.

L’Italia del poker si è tuttavia rifatta grazie ad Alessandro Pichierri che si è imposto nell’Americas Cup, evento da 350 euro di buy-in che ha registrato 298 partecipanti. “Deneb” li ha messi in fila tutti, per una prima moneta da 18mila euro e un’altra “bandierina” conquistata dal vincitore di un braccialetto WSOPE nel 2021.