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Un vecchio adagio della nostra cultura è sempre stato quello per cui un eroe sfortunato è sempre risultato come un personaggio molto simpatico, vuoi per empatia, vuoi per compassione.

Nella Formula Uno, da italiani, tutti ci siamo affezionati negli anni ’90 a Jean Alesi, pilota dallo straordinario talento ma sportivamente tra i più sfortunati di cui si abbia memoria.

Alesi, il talentuoso franco-italiano

Giovanni Roberto Alesi, comunemente noto come Jean Alesi, nasce nella splendida Avignone nel 1964 da genitori italiani emigrati in Francia.

Con un padre meccanico, Jean non può che crescere all’interno di una officina, restando fin da piccolo incantato dai segreti della meccanica delle automobili. L’opportunità di iniziare a gareggiare sulle quattro ruote arriva nel 1980, quando a 16 anni debutta nei kart.

I risultati sono soddisfacenti, così a poco a poco inizia a scalare le varie classi motoristiche: nel 1984 debutta nella Formula Renault, mentre nel 1986 passa in Formula 3, dove coglie la sua prima affermazione importante l’anno successivo, in corrispondenza della vittoria del campionato piloti.

Jean, allora passa in Formula 3000 e partecipa anche alla 24 ore di Le Mans, dimostrando grande attitudine per i cambiamenti e suscitando l’interesse delle maggiori scuderie di Formula Uno: è così che , nel 1989, la Tyrrel lo ingaggia al posto di Michele Alboreto.

I risultati sono più che soddisfacenti: con una vettura piuttosto modesta, in due stagioni arriva due volte a podio e altre quattro volte a punti. A quel punto, la chiamata della vita: la Ferrari lo ingaggia come seconda guida al fianco di Prost, battendo la concorrenza della Williams che pure gli aveva strappato un pre-contratto. Sembra l’inizio di una carriera sfolgorante… ma non sarà così.

Alesi e Ferrari, un rapporto difficile

La Ferrari, nel 1991, si presenta al mondiale come vice-campione del mondo, seconda solo alla McLaren di Senna. Sulla carta, quindi, anche in questa stagione si dovrebbe ritentare l’assalto ai campionati piloti e costruttori.

Ferrari che, invece, entra in un vortice di problemi tecnici, consegnando ad Alesi una vettura difficilmente competitiva anche solo per il podio.

La classe di Jean riesce a tamponare in qualche caso le difficoltà, arrivando terzo a Monaco, in Germania e in Portogallo: saranno questi i risultati migliori dell’annata, anche perché in Belgio, a pochi chilometri dalla vittoria, il motore va in fumo; in Spagna, solo una sfortunata penalità lo relega al quarto posto, nel contesto di una gara che avrebbe potuto vincere.

Il 1992 sembra poter essere l’anno della rinascita: licenziato Prost, Alesi passa ad essere il primo pilota Ferrari, affiancato da Ivan Capelli. La vettura, però, è un problema continuo, lasciando ad Alesi solo due terzi posti e ben dieci ritiri su sedici gare.

Canovaccio sportivamente drammatico, per una scuderia come quella della Ferrari, che non cambia neanche nel 1993: una serie di innovazioni tecniche (tra cui le celeberrime sospensioni attive) che davvero non funzionano, e anche in questa stagione si contano nove ritiri su sedici gare, con soli due podi e zero vittorie.

Nel 1994, in concomitanza con l’arrivo di Jean Todt in Ferrari, la crisi tecnica pare vedere una fine: all’esordio, in Brasile, arriva terzo. Alesi che, durante dei test successivi alla gara sudamericana, fa un incidente e si trova a costretto a saltare due gare. Al ritorno in pista, ottiene due podi e due piazzamenti a punti.

A Monza, quell’anno, arriva la prima pole position in carriera, ma dopo metà gara condotta in testa, davanti al pubblico amico rompe la trasmissione ed è costretto al ritiro.

Si arriva al 1995, con Alesi che alla quinta stagione in Ferrari è ancora alla ricerca della sua prima vittoria. In Argentina e a Imola arrivano due secondi posti (quello emiliano, soprattutto, particolarmente sfortunato), mentre a Monaco un incidente con un doppiato toglie Alesi dalla lotta per la vittoria con Schumacher.

È un incubo senza fine, ma qualcosa, in Canada, accade.

La tanto agognata affermazione, infatti, arriva nel giorno del suo 31esimo compleanno: parte quinto ma ha un ottimo ritmo, riuscendo a superare sia Berger che Hill. Schumacher, il leader, accusa dei problemi tecnici, dando via libera al francese che per la prima volta taglia il traguardo per primo.

Ci sono volute 67 gare spalmate in cinque anni, ma alla fine il sorriso è arrivato. Il telecronista Guido Schittone, durante la cerimonia del podio, si lascia andare ad un commento: “Da oggi può iniziare una nuova carriera per un pilota che è uscito dall’incubo”.

Mai commento fu meno azzeccato.

L’eccezione che conferma la regola

E dire che dopo la vittoria del Canada,  arrivano un piazzamento in Francia e un secondo posto a Silverstone. Ma l’oblio, quello della sfortuna che genera tanta simpatia nel pubblico ma poca gloria personale, torna a concretizzarsi: nelle ultime gare, Alesi colleziona infatti sei ritiri in nove uscite.

È a Monza che si dipinge l’emblema, la gara forse più assurda e clamorosa della carriera di questo talentuoso ma sfortunato pilota: Coulthard, da leader della gara compie un errore; Hill tampona Schumacher, decretando un doppio ritiro; Berger rompe la sospensione ed è costretto a fermarsi. A questo punto, a pochi giri dal termine, Alesi non ha letteralmente più rivali concreti che lo separino dalla vittoria: tuttavia, come nel peggiore dei drammi teatrali, del fumo improvvisamente esce dalla sua vettura, costringendolo al ritirobeffa.

Il clima, attorno al francese, non è dei migliori: la misura si rivela colma quando al termine del GP del Portogallo gli viene chiesto di far passare il compagno Berger, nonostante questi non fosse più veloce.

Le parole di Alesi a fine gara, che si scaglia contro il team, sanciscono la fine di questa beffarda e sfortunatissima avventura a Maranello.

Le avventure in Benetton, Sauber e Prost

Dal 1996, quindi, Alesi passa in Benetton sulla vettura campione del Mondo, al posto di Schumacher. Tuttavia la vettura performa meno rispetto alle attese, dal momento che molti dei tecnici del Team di Briatore hanno seguito Schumi alla Ferrari.

In ogni caso, Jean si trova sempre a ridosso del podio, avendo anche un’occasione pazzesca per vincere nel clamoroso GP di Monaco, quando un serie di incidenti e ritiri lo posero in prima posizione, prima che un problema tecnico lo tradisse a pochi km dal termine.

Le occasioni per vincere non mancano, come a Monza nel 1997, quando solo un pit-stop lento si frappone fra lui e il trionfo davanti al pubblico italiano.

Il biennio in Benetton si conclude con molti podi ma desolatamente senza vittorie, tanto da precludergli altre occasioni nei top-team della Formula Uno.

Alesi si accasa così alla Sauber, team elvetico minore, in cui fornisce sì buone prestazioni, ma non può per forza di cose essere competitivo per la vittoria. Il risultato migliore è un clamoroso podio nella leggendaria gara di Spa del 1998, teatro forse della gara più caotica di sempre.

Nel 2000 Alesi passa alla Prost, scelta senza dubbio sbagliata: la vettura è disastrosa, e Jean deve ritirarsi per 12 volte su 17 apparizioni.

Chiude la carriera l’anno successivo, correndo metà stagione con la Prost e metà con la Jordan al posto di Frentzen.

I numeri di Jean Alesi

Lo sfortunatissimo campione franco-italiano ha corso 201 Gran Premi di Formula Uno, conquistando 32 podi ed una sola vittoria, oltre a 2 pole position e 4 giri veloci. Ma è il numero di ritiri a fare impressione: 82, cifra elevatissima per un pilota di tale caratura.

Dopo la Formula Uno

Lasciato il circus della Formula Uno, Jean si è cimentato senza ottenere particolari risultati nelle categorie DTM, Speedcars Series e nel  campionato di durata Le Mans Series.

In seguito passa a divenire commentatore per la RAI, mentre oggi ha fondato la Jean Alesi eSports Academy, per formare i migliori videogiocatori automobilistici al mondo.

Jean Alesi, il francese che ha saputo, tra una sfortuna e l’altra, entrare ugualmente nel cuore dei tifosi del Cavallino.