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“Io sono contento al 2 gennaio, mi dispiace per voi perché se non parlate di mercato vi vedo nei guai”. Parole e musica di Maurizio Sarri. Che sì, ce l’ha coi giornalisti. E che quei mesi di compravendite, dipendesse da lui, li cancellerebbe in un attimo. Dunque, esclusivamente una questione televisiva? Chiaro che no. Il mercato salva, sogna, spiazza: quando va bene. Viceversa, lancia di quelle maledizioni che solo sentirle fa rabbrividire. E’ questo il caso dei ‘bidoni’, la paura recondita dietro ogni operazione, pure quella più sicura. Perché la beffa è sempre dietro l’angolo, e dietro l’angolo c’è chi non vede l’ora che si manifesti.

Nella storia del calcio ne sono successe delle belle (o brutte, dipende da che lato la si guarda): qui abbiamo raccolto i peggiori bidoni degli ultimi tempi. Manca qualcuno? Fatecelo sapere. Intanto, buon divertimento.

#1 Vampeta

“E’ un Tardelli moderno”, disse di lui Giancarlo Antognoni, anche all’epoca direttore generale della Fiorentina. Vampeta, che aveva chiuso il contratto con il Corinthians, aveva attirato le attenzioni proprio della Viola. Alla fine, nell’agosto del 2000, il brasiliano venne acquistato dall’Inter. 30 miliardi di lire: fu decisivo il consiglio di Ronaldo e Moratti si adoperò all’istante. Tre anni da 4 miliardi a stagione: gran presentazioni e grandissime aspettative. Alla fine? 8 partite, solo una in serie A. Ironia della sorte: fu proprio Tardelli – subentrato in panchina a Lippi – a relegarlo a riserva perenne…

#2 Fabio Junior

Il nuovo Ronaldo. E chi se lo scorda. Dal Cruzeiro con furore, Fabio Junior Pereira, per tutti ‘semplicemente’ Fabio Junior, a soli 22 anni è sulla bocca di tutti e sul taccuino di molti. La Roma lo pesca per prima: 30 miliardi di lire, e un hype pazzesco ad accompagnarlo. Gira ancora nei meandri di youtube la vhs con cui il Corriere dello Sport celebrava lo sbarco a Roma del nuovo messia del calcio brasiliano. Zeman, che di attaccanti se ne intende come dimostrato dal suo Foggia spettacolo, preferiva Shevchenko, ma si adattò. Ecco, errore grosso e grossolano: un anno e mezzo a dir poco deludente. Sedici partite e quattro gol: nel 2000 è già di nuovo al Cruzeiro.

#3 Darko Pancev

Ci risiamo: di nuovo l’Inter di mezzo. Il macedone aveva fatto fortuna alla Stella Rossa. 92 gettoni, 84 reti: una forza della natura. Allontanatosi dalla Jugoslavia soprattutto per la guerra: nel 1992 arrivano i nerazzurri e tutto sembra filare alla perfezione. 5 gol alla Reggiana tra andata e ritorno, mai esordio fu più promettente. Promesse però mai mantenute: fu definito ‘Ramarro’ in seguito a prestazioni a dir poco indecorose. 12 gare, 1 rete nel prosieguo della stagione. Salutò tutti nel 1994.

#4 Renato Portaluppi

Tre miliardi di lire e una fama che l’ha preceduto e inghiottito. Al Flamengo aveva fatto sfracelli, e in una sola stagione si era conquistato la nomea di nuovo talento brasiliano. I giallorossi ci credono: arriva con Andrade e in Coppa Italia fa 3 gol in 5 gare al primo turno. Da lì in poi, zero. O meglio: uno. Che è il gol in Coppa Uefa al Norimberga, unico in tutta la stagione. A giugno, il ritorno in Brasile.

#5 Javi Moreno

Javier Moreno Valera. Barcellona, Cordoba, Yeclano, Numancia, Alavés. Poi, la grande occasione: il Milan. Quello di Zaccheroni. 30 miliardi di lire, la nazionale spagnola appena conquistata. Andò male, malissimo. 16 presenze, due reti e… una contestazione da parte della tifoseria rossonera. Lo riprese l’Atletico Madrid: quasi andò peggio.

#6 Jean Alain Boumsong

Il 2006 è un anno particolare per la Juve: c’è Calciopoli, c’è una nuova dirigenza, c’è la Serie B come punizione estrema. E c’è pure Boumsong, una piccola ciliegina su una torta grandissima. Il centrale s’era fatto grande al Newcastle. Non solo: aveva fatto parte della spedizione francese dei mondiali tedeschi, appena terminati con una medaglia d’argento al collo di Zidane e compagni (inutile scrivere chi la vinse, quella Coppa del Mondo). E accettò: andò alla Juventus, in Serie B. Tutto facile? Macché: una stagione di patemi. 33 presenze, 2 gol ma tantissimi subiti a causa sua. Nella prima in Serie A, Ranieri lo relega subito in panchina.

#7 Eljero Elia

Serve un esterno. Serve subito alla Juve di Antonio Conte. Che lotta per lo scudetto e che chiede a Beppe Marotta un giocatore offensivo in grado di metter palle dentro per Matri, Quagliarella, Vucinic. Il 31 agosto 2011, ultimo giorno di calciomercato, l’olandese viene acquistato sul filo di lana: 9 milioni di euro. Ci vorrà un mese per l’esordio (25 settembre, contro il Catania): e sarà la prima delle quattro partite totali. A fine stagione, ecco il Werder Brema.

#8 Claudio Daniel Borghi

Strano che gli argentini si rivelino bidoni. Ma nel calcolo delle probabilità, qualcuno doveva pur capitare. Ed eccolo, Claudio Borghi: cresciuto nell‘Argentinos Juniors, il centrocampista colpisce il cuore di Berlusconi. Lo chiamavano ‘Picasso’, c’era chi lo accostava a Maradona. El Bichi alla fine va al Milan, quello di Sacchi. Ecco: chi ha un minimo di cultura calcistica ricorda bene le ossessioni del mister negli allenamenti. Ma Claudio era lento, svogliato. Una volta fece al tecnico: “Perché correre per 5.000 metri se un campo da calcio è di 100 metri?”. Ciao Borghi.

#9 Harvey Esajas

Altro giro, altro milanista. Sarà che Berlusconi è stato uno dei presidenti più passionali, sarà che Harvey prometteva davvero. Davvero tanto. Esajas, difensore olandese, cresce tra Anderlecht e Ajax. Debutta poi col Feyenoord, quindi prosegue nel Groningen e un anno dopo è al Cambuur. Testa calda, che spreca la sua occasione pure al Real Madrid. Nel 2001, dopo un esperienza al Mostoles, decide di ritirarsi. Tre anni dopo, ci ripensa! Chi lo prende? Il Milan. Seedorf gli organizza un provino, Galliani si convince: undici mesi e torna in condizione fisica. Debutta nel ritorno di Coppa Italia contro il Palermo e piange di gioia negli spogliatoi. Chiuderà la carriera al Legnano e al Lecco.

#10 Luis Silvio Danuello

Dulcis in fundo. Luis Silvio Danuello: centrocampista brasiliano cresciuto nel Palmeiras ed esploso… da nessuna parte. Se ne innamorò la Pistoiese e ne parlò tutta la Toscana, con la Toscana tutta l’Italia. Ai tempi, approfittando l’apertura delle frontiere in Serie A, a Pistoia avevano provato il gran colpo: da 170 milioni di lire. Giocò però da centravanti, senza avere passione e inserimenti: uno spreco da 6 presenze totali e una retrocessione certa. Fu lui, a spezzare i primi batticuori da calciomercato, il primo vero bidone sui cui fiorirono poi le leggende più disparate, dal fatto che vendesse bibite allo stadio di Pistoia fino alla sua partecipazione a film hard.