Vai al contenuto

Sarà un lunedì molto impegnativo, quello degli appassionati italiani di tennis. Lo US Open offre infatti gli ottavi di finale per la parte alta del tabellone, quella in cui sono impegnati Jannik Sinner e Matteo Arnaldi. Il sogno è di vederli scontrarsi nei quarti, ma è molto difficile e capirete facilmente il perché.

US Open, cosa è successo nel day 7: Nole ok, Swiatek-shock!

La giornata di ieri era dedicata alla prima tranche di ottavi di finale, quelli della parte bassa del singolare maschile e della parte alta per quello femminile. Proprio in quest’ultimo si è registrata la più grossa sorpresa, con l’eliminazione della (ormai virtualmente ex) numero 1 al mondo Iga Swiatek, che è uscita per mano di Jelena Ostapenko. La lettone si conferma bestia nera per la polacca, che non l’ha mai sconfitta in 4 scontri diretti. Sembrava questa la volta buona, ma dopo avere vinto abbastanza facilmente il primo set ha poi ceduto di schianto, 6-3 6-1. “Non so cosa mi sia successo”, ha ammesso la polacca in conferenza stampa, confessando di avere smarrito il controllo del gioco da un certo punto in poi. Per effetto di ciò, Aryna Sabalenka diventerà la ventinovesima numero 1 WTA nell’era open, comunque vada il suo torneo.

Non corre questo rischio Novak Djokovic, che il numero 1 l’ha avuto per più settimane di tutti, nella storia del tennis (390), e lo ha da poco riconquistato ai danni di Carlos Alcaraz. Nole aveva un avversario morbido agli ottavi, l’outsider croato Borna Gojo, e infatti la pratica è stata sbrigata in tre set. Lo stesso numero di partite è servito a Taylor Fritz per superare il sorprendente svizzero Dominic Stricker (voto 8 al suo torneo), e guadagnandosi così i quarti proprio contro Djokovic.

L’altro quarto nella parte bassa del tabellone sarà tutto a stelle e strisce, tra Ben Shelton e Frances Tiafoe. Il primo ha superato di forza Tommy Paul, aggredendolo senza sosta e cedendo solo il terzo set, per il 6-4 6-3 4-6 6-4 finale. Tiafoe si è invece sbarazzato di un’altra sorpresa di questo US Open, l’australiano Rinky Hijikata. Quest’ultimo avrebbe avuto bisogno del sostegno del servizio, per contrastare il corposo mix di potenza e agilità della testa di serie numero 10, ma non il 49% di prime palle non si va da nessuna parte.

Infine, una menzione speciale per Caroline Wozniacki, che ha sorpreso il mondo con un tennis di alto livello nonostante i 3 anni e mezzo di stop completo. La 33enne danese, ex numero 1 al mondo, ha messo paura a Coco Gauff, a questo punto la favorita del torneo, vincendo il secondo set. Poi, però, la condizione smagliante della giovane statunitense ha fatto tutta la differenza del mondo.

US Open: i match più importanti del day 8

Il programma inizia con la campionessa di Wimbledon Marketa Vondrousova che affronta la sorprendente americana Peyton Stearns, in un match che dovrebbe essere a senso unico. Quindi tocca a un altro derby USA, quello tra Jessica Pegula e Madison Keys, con la prima che cerca di raggiungere i quarti di finale Slam per la settima volta in carriera. Il suo problema è che non è mai andata oltre, e a 29 anni questo inizia a pesare.

Interessante sarà anche l’ottavo fra Jack Draper e Andrey Rublev, con l’inglese chiamato a dimostrare di essersi lasciato definitivamente alle spalle i vari problemi fisici che lo hanno afflitto quest’anno, facendogli perdere tante posizioni nel ranking. Vediamo ora, più nel dettaglio, i match dei due azzurri.

Alcaraz-Arnaldi: mission impossible che non spaventa il sanremese

Se fosse un videogioco, sarebbe una sorta di mostro finale. In questo caso si tratterebbe di “mostro ottavi di finale”, ma di certo Carlos Alcaraz un mostro rimane, per Matteo Arnaldi e la stragrande maggioranza dei tennisti, compreso Matteo Arnaldi. I due non si sono mai affrontati, anche perché il 22enne sanremese è entrato in top 100 solo la scorsa primavera, prima di rimanerci stabilmente da luglio in avanti.
Il match sembra chiuso e probabilmente così rimarrà, ma l’autorevolezza con cui Arnaldi ha stracciato Cameron Norrie induce letteralmente a sognare. Alcaraz non ha però nemmeno in piccola parte l’arrendevolezza di cui è capace a volte Norrie, ma a sua volta si prende delle pause, come ha dimostrato ad esempio contro Evans. Arnaldi ha freschezza, entusiasmo e fame per provare in ogni modo possibile ad approfittarne, vedremo come andrà a finire.

Zverev-Sinner, impresa per guadagnarsi Alcaraz

“O Arnaldi”, sarebbe stato il titolo perfetto, ma meglio non volare troppo con la fantasia. Anzi, ci vuole un pizzico di sano realismo per valutare la partita di questa notte tra Jannik Sinner e Sascha Zverev.

Il tedesco sta obiettivamente giocando alla grande, e chi segue il tennis sa quanto questo non fosse così scontato. Nel Roland Garros 2022 il tedesco si era distrutto una caviglia, uno di quegli infortuni da cui è già non semplice tornare a giocare a tennis professionalmente. Dopo la lunga convalescenza e qualche mese di comprensibile adattamento, Sascha è tornato ai suoi livelli. Oggi è numero 12 ma è una classifica bugiarda, perché Zverev vale attualmente almeno la top 6-7. Difficile dire se riuscirà mai a tornare al numero 2 come gli era riuscito prima dell’infortunio, ma certo si tratta di un match durissimo per Sinner, anche per i precedenti.

L’altoatesino ha vinto il primo dei 4 confronti diretti con Zverev, perdendo poi tutti e 3 i successivi. Dal famoso infortunio del tedesco, i due non si sono mai incontrati, quindi è difficile capire gli attuali equilibri fra Zverev e Sinner.

Di certo Jannik è cresciuto moltissimo, e il modo in cui ha superato il momento di difficoltà contro Wawrinka ne è solo ennesima conferma. Sinner sta bene, ha raggiunto ottimi standard al servizio e cerca sempre di apportare qualche variazione in più al suo gioco.
Confrontando un po’ i numeri dei due, scopriamo che Zverev sta servendo in maniera eccelsa nel torneo, con una media di 69% di prime palle contro il 56 di Sinner.

Dove l’italiano sembra avere il maggior margine, come sempre, è nei game di risposta. Sinner ha vinto finora il 40% dei punti dopo avere risposto alla prima di servizio, e ha trasformato il 42% delle palle break avute, contro il 31 di Zverev. Il tedesco ha però dalla sua un croccante 68% dei punti vinti in risposta alla seconda palla avversaria, che fino a qualche tempo fa era proprio una delle debolezze di Jannik Sinner. Ora il numero 1 azzurro pare avere risolto il problema della seconda di servizio, portata su un livello superiore come in generale il suo tennis.