Vai al contenuto

Mancano 15 minuti al termine di Spartak Mosca vs Inter.

La qualificazione alla finale si gioca sul filo del rasoio – o forse, sarebbe il caso di dire, sul filo del nevischio. Il campo di gioco è infatti al limite dell’impraticabilità.

All’andata, il 2-1 di Zé Elias aveva regalato ai nerazzurri un vantaggio cruciale a pochi istanti dal termine. Al gol del vantaggio di Zamorano aveva infatti risposto, quasi subito, la rete di Alenichev. L’esultanza del brasiliano, con una corsa spasmodica sul prato di San Siro, sapeva di liberazione.

Ma a Mosca le cose sarebbero state più complicate del previsto.

Tra fango e neve

Il 14 aprile del ’98, la capitale russa era infatti stata inghiottita, fin dai giorni precedenti la partita, da una fitta nevicata, che non si era placata neanche nei 90’ e più della sfida valevole per l’accesso alla finale di Coppa Uefa. Un freddo artico caratterizzava quel giorno una partita che, in tutto e per tutto, dava contezza della sconfitta di Napoleone in Russia. Un clima al quale nessuno dei nerazzurri era abituato. Figurarsi il Fenomeno Ronaldo, che veniva da terre climaticamente opposte a quella russa.

Eppure era stato lui, il Fenomeno con la 10 sulle spalle, a siglare il gol del pareggio al 44’, dopo l’iniziale vantaggio di Tikhonov, che aveva complicato terribilmente i giochi alla formazione allenata da Gigi Simoni.

Si era arrivati dunque al minuto 75’ con un equilibrio quasi perfetto. Un gol dei padroni di casa avrebbe portato la sfida ai supplementari, un gol dei nerazzurri li avrebbe condotti con ogni probabilità a Parigi, dove ad attendere l’Inter ci sarebbe stata la Lazio.

Un gol da Fenomeno

Sartor batte la rimessa laterale quasi sulla linea del cerchio di centrocampo, pescando Ronaldo che si fa vedere, con un movimento incontro, per dare sfogo alla manovra nerazzurra.

Stop di coscia del brasiliano, piroetta e tocco d’esterno destro a eludere la difesa moscovita, un tocco di sinistro, uno di destro, un altro tocco di destro e palla scaricata al limite per Zamorano, accerchiato da difensori avversari.

Zamorano la restituisce in mezzo a tre proprio a Ronaldo, che anziché stoppare il pallone o servirlo alla sua sinistra dove accorre un compagno di squadra, decide di sterzare col mancino facendo secchi due difensori col primo tocco. Ronaldo si trova, come per magia, a tu per tu col portiere avversario.

Lo guarda, finta il destro portandosela, alla sua maniera, sul mancino, per poi concludere in rete con una giocata maestosa per forza, velocità, tecnica e genialità calcistica.

Un gol iconico, destinato a rimanere per sempre nel cuore dei tifosi nerazzurri.

È un gol che già sarebbe complicato per chiunque, ma farlo in queste condizioni è da alieni. Non solo infatti c’è il freddo, il grande freddo russo, a rendere all’Inter la vita difficile. Ma il campo non ha affatto assorbito la neve, che si è invece mischiata col terreno creando una poltiglia di fango freddo e sudicio.

Come un’oasi nel deserto, come una luce nell’oscurità, Ronaldo appare e scompare alla difesa moscovita, inventandosi un gol che per bellezza ed importanza fa parte degli indimenticabili memorabilia della gloriosa storia dell’Inter.

A fine gara, conclusa con quel gioiello sul 2-1 nerazzurro, Ronaldo regalerà la propria maglia a Gigi Simoni, che la conserverà fino alla fine dei suoi giorni con filiale gelosia.

L’Inter in finale incontrerà la Lazio e, manco a dirlo, sarà decisivo ancora una volta il Fenomeno Ronaldo, che con una percussione meno complicata, ma ugualmente meravigliosa, conclusa con una doppia finta ubriacante ai danni del povero Marchegiani, consegnerà la terza Coppa Uefa della sua storia all’Inter.