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Roberto Carlos scende sulla fascia sinistra inseguito da un avversario. Quasi arriva alla fine del campo quando vede – chissà come – Zinedine Zidane al limite dell’area di rigore. Nell’area del Leverkusen ci sono altri due giocatori blancos, Raul e Morientes, mentre Zidane senza marcatura può ricevere liberamente il pallone. Per riceverlo, però, c’è bisogno del piede fatato del terzino brasiliano.

Roberto Carlos la mette di prima, di sinistro, alzando una strana palombella testimoniata dal movimento del suo corpo al momento del calcio. Anziché girarsi verso il lato della porta avversaria, dopo aver calciato il bacino di Carlos si sposta con una piroetta verso l’esterno, verso la tribuna di Hampden Park. Il punteggio è di 1-1 e tutto fa pensare ad un equilibrio violabile solo attraverso una giocata da campione.

Il pallone calciato alto da Roberto Carlos, per fortuna dei tifosi del Real e dei nostri occhi, è indirizzato al centrocampista più forte del mondo in quel momento. Zidane si coordina, senza pensare minimamente a metter giù il pallone. Un centrocampista del Leverkusen sta arrivando a disturbarlo, ma sembra in leggero ritardo. Zidane allarga il braccio sinistro alzandolo leggermente, il destro lo abbassa piegando con forza ed armonia la gamba destra. Il capo rimane fermo sul pallone fino all’esecuzione, che è di una bellezza disarmante. Zidane calcia il pallone con una forza inaudita, ma la sua traiettoria non è dritta per dritta, e qui sta il miracolo di questo indimenticabile gol.

La palla, nonostante la sua forza, gira come una trottola impazzita, andandosi ad infilare sotto l’incrocio dei pali. Il numero 5 non è mai stato più bello sulla maglia di un giocatore di pallone. Zidane ha semplicemente scritto la storia, ma lo ha fatto con una leggerezza che è solo degli dèi di questo sport. Un gol iconico, il suo, perché oltre alla sua incomparabile bellezza è associato alla vittoria della Uefa Champions League 2001/2002 del Real Madrid.

L’inizio dell’era Galacticos

È la nona Champions/Coppa dei Campioni della storia del Real Madrid. È forse quella che più è rimasta impressa nel cuore degli appassionati.

Quella squadra è galactica, e non solo per titolo antico e regale. Lo è nei nomi, che vanno citati (Casillas, Míchel Salgado, Fernando Hierro (C), Iván Helguera, Roberto Carlos, Claude Makéléle, Luís Figo, Santiago Solari, che dà il via all’azione del gol, Zinédine Zidane, Raúl, Fernando Morientes); lo è nell’impressione che lascia a chi vede giocare quella squadra.

In panchina c’è quel Del Bosque che otto anni più tardi scriverà la storia del calcio spagnolo, inaugurando una serie di successi per la nazionale più forte di sempre per le furie rosse.

Dall’altra parte c’è il Bayer Leverkusen, una squadra che è sorpresa del torneo ma che non sorprende affatto agli addetti ai lavori e che quell’anno per una serie di sfortunate circostanze arriverà secondo in tutte le competizioni disputate, alimentando un simpatico (per gli altri) nomignolo di Bayer NEVERkusen. In quella rosa giocano due non da poco: Lucio in difesa, che si riprenderà la Champions nel 2010 con l’Inter, e Michael Ballack, probabilmente il giocatore più sfortunato nella storia recente di questo sport (a livello di risultati).

Dopo il gol di Zidane, che arriva al 45’ del primo tempo, la storia di quella partita sembra già scritta. Come un diamante incastonato in una corona d’oro, quel gol è irremovibile, saldo, decisivo.

Nella ripresa il portiere dei blancos Cesar si infortuna. Al suo posto entra un certo Iker Casillas, che salverà in ben tre occasioni il risultato su un altro subentrato dalla panchina, Dimitar Berbatov. Uno che poi disperderà un consiglio agli amanti del gioco, ai tempi dello United: «Tratta la palla come si trattasse della tua donna. Sii gentile con lei.» Ecco, quella sera il vero gentiluomo è stato Zinedine Zidane. Non c’è dubbio che egli abbia conquistato il cuore degli appassionati. Il suo rimane forse il gol più bello della competizione nella storia. Per tasso di difficoltà, per coordinazione, per pensiero ed esecuzione, infine per l’importanza della partita (e per il peso che su di essa ha avuto quel folle gesto tecnico). Semplicemente Zizou. Le Champion(s).