Vai al contenuto

Al numeri 344 dei Pensées di Blaise Pascal si legge che “il pensiero costituisce la grandezza dell’uomo.” Non vi è dubbio che quel che Mauro Bressan ha pensato durante Fiorentina vs Barcellona, girone B della Champions targata 1999/2000, è grande. Tanto grande da destare stupore, come quella religione – il cristianesimo – che stupiva il nostro geometra, filosofo e teologo francese.

Qui c’è un po’ di geometria, c’è sicuramente della filosofia, ma c’è soprattutto molta teologia. Perché segnare un gol così significa eseguirlo su un ordine che viene dall’alto.

Un gol difficile anche solo da immaginare

Chiesa si ingobbisce sulla fascia destra con una percussione che tutti ricordiamo alla perfezione. Il suo cross in mezzo viene messo fuori da Guardiola, che allontana col piattone del piede destro. Il pallone finisce poco fuori dal limite, dove Heinrich lotta come un pazzo e riesce ad aver la meglio su un pallone conteso.

Un rimbalzo, la palla si alza impazzita sul terreno di gioco. Quasi attirato dal movimento della sfera, che sembra seguire logiche tutte sue, Mauro Bressan si coordina alzandosi da terra, col braccio sinistro disteso e quello destro posto in diagonale. Non può pensare una cosa simile. Cosa starà facendo? È il pensiero del Franchi, di chi vede la partita da casa e forse pure dello stesso Bressan, come colto da un rapimento mistico.

La palla scende lentamente, ma la straordinarietà del gesto tecnico di Bressan sta nel fatto che egli la colpisce quando è ancora in volo, senza aspettare che scenda ulteriormente. La sua mossa assomiglia più a quella di un esperto di karate che ad un centrocampista di pallone, ma quello che esce fuori è semplicemente tutto questo e niente di questo: è qualcosa di inspiegabile.

Il suo tiro parte forte, gira e finisce esattamente sotto l’incrocio dei pali. Si badi bene, colpendo l’incrocio. Un tiro che a provarlo altre centomila volte, non sarebbe mai riuscito. Il povero Arnau, portiere del Barcellona, finisce in fondo alla rete come catturato da un peschereccio, e guarda confuso Bressan esultare infilzato nella sua stessa porta.

Bressan esulta come avesse segnato il più semplice dei gol, facendo cioè roteare l’indice su se stesso più volte, quasi a voler raccogliere l’energia del Franchi su di sé.

Non c’è n’è bisogno, perché la copertina è tutta per lui. Segnare una rovesciata da 25 metri è una cosa che non era esistita né mai esisterà nella storia di questo sport. Farlo in una partita di Champions contro il Barcellona ti fa entrare di diritto nell’Olimpo dei più grandi.

Quell’incredibile partita finirà addirittura 3-3, con gol di Figo e Rivaldo a rimontare la perla di Bressan, prima del terribile uno-due firmato Balbo e della rete del definitivo pareggio ancora di Rivaldo.

La Fiorentina, dopo aver passato la prima fase a gironi – memorabile la vittoria contro l’Arsenal con gol di Batistuta – non riuscirà ad avere la meglio nella seconda fase a gironi – dove si toglierà lo sfizio di battere lo United e il Valencia, salvo perdere quel bottino nel girone di ritorno.

Arriverà settima in campionato e ai quarti di Coppa Italia; rappresenta ancora oggi una delle più grandi inespresse del nostro calcio, una squadra comunque memorabile. Anche per quel gol di Bressan. Coppa dei campioni, notte da campione per Mauro Bressan.