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Con quel suo 3-1-1-3-2 Terry Venables, ct dell’Inghilterra europea del ’96, è tanto strambo quanto il suo geniale fuoriclasse, al canto del cigno in nazionale: Paul Gazza Gascoigne.

L’inglese, l’ultima volta che aveva vestito la casacca di San Giorgio, aveva portato il proprio Paese ad un passo dalla gloria – era Italia 90, e anche in quel caso Gascoigne fece fuoco e fiamme sul terreno di gioco.

Il gol contro la Scozia

È la seconda partita del girone. Si gioca in un Wembley infuocato e voglioso dei tre punti dopo lo scialbo pareggio nella gara d’esordio contro la Svizzera (1-1).

L’Inghilterra parte meglio degli Scozzesi e sigla la rete del vantaggio con un colpo di testa di Alan Shearer (seconda rete del torneo). Il tempo passa e gli scozzesi avanzano, rendendosi pericolosissimi a 10 minuti dalla fine, quando l’arbitro, Pierluigi Pairetto, concede un calcio di rigore agli ospiti. Dal dischetto, però, Gary McAllister si fa ipnotizzare da David Seaman, che salva la nazionale dalla seconda beffa in pochi giorni – il pareggio svizzero alla prima giornata era arrivato a pochi minuti dalla fine.


Gascoigne nel frattempo è sul punto di uscire. L’allenatore già ha mandato a scaldare tre uomini della panchina, e lui sa – buffo ma intelligentissimo – che il prossimo a lasciare il campo ha la 8 sulle spalle. Ma c’è ancora del tempo per dimostrare al mondo il proprio genio, con un gol destinato a rimanere nella storia del calcio.

Rilancio di Seaman che pesca Sheringham. Palla sull’esterno di sinistra dove McManaman, uno dal nome decisamente scozzese, vede partire davanti a sé in diagonale proprio Paul Gascoigne, servendolo nello spazio. Davanti a Gazza si trova Colin Hendry.

Qui entra in campo il genio di Gascoigne.

Con una finta insieme di corpo e d’intenzione – per tutto lo stadio e per i 21 in campo, Gascoigne vorrebbe calciare in porta – Gazza si autolancia con un pallonetto di sinistro che beffa il povero difensore scozzese, scioccato, confuso ed insieme estasiato.

Hendry cade a terra girando su se stesso, mentre Gascoigne è già a circa 11 metri, ma spostato sulla sinistra, dalla porta di Goram: continua la sua corsa facendo cascare il pallone a pochi centimetri dal suolo, per poi schiaffarlo al volo di destro, nell’angolo basso alla destra del portiere scozzese.


La palla si insacca in rete e il pubblico, in delirio, esulta insieme a Gazza, che nel frattempo è al suolo, a bordo campo, con le mani e le gambe divaricate, a mo’ di stella.

Arrivano di corsa Shearer e Teddy Sheringham, che lo abbeverano con le borracce trovate accanto alla porta dell’estremo difensore scozzese. Un gesto che diventa iconico e che, come se ce ne fosse bisogno, renderà ancora più indimenticabile quella rete, vedremo in seguito anche il perché.

La difficoltà di questo gol non è tanto nell’esecuzione, ma nel pensiero della sua ideazione.

Pochi giocatori, forse nessuno di quelli in campo, avrebbe fatto una cosa simile. Gascoigne, quando affronta il difensore scozzese, è tutto spostato sulla sinistra, e arriva in corsa sul pallone, quindi senza possibilità di controllarlo per poi calciare né di calciare subito, perché la distanza è proibitiva e la postura del corpo non consentirebbe un tiro potente.

Gascoigne, invece, fonde le due cose in una sola: il tutto in una frazione di secondo. Non calcia subito, ma capisce di poterlo fare rientrando sul destro. Non può però rientrare sul destro, perché il pallone arriva alto sul sinistro. Così decide di fintare e calciare senza mai far cadere il pallone da terra, rientrando sul destro con un sombrero mancino di una difficoltà spaventosa.

Il tiro, poi, è forse il gesto più sottovalutato dell’azione. È vero che Gascoigne è ormai davanti al portiere, ma tra lui e la porta si trovano comunque più di 11 metri, e la posizione è spostata sulla sinistra. Gascoigne non calcia subito, ma aspetta che il pallone arrivi il più possibile vicino al terreno per poi poter calciare pericolosamente e potentemente. Il suo destro assomiglia più ad un cannone che ad una gamba e il tiro non lascia scampo ad Andy Goram, che cade goffamente all’indietro nel tentativo di respingere quella che è una vera e propria fucilata.

In questo gol c’è il genio abbinato alla tecnica (dolce come il pallonetto che beffa il difensore scozzese) e alla potenza (come il tiro che fa esplodere Wembley).

Abbiamo spiegato con tante belle parole un gesto che, però, Gascoigne ha pensato e realizzato in appena tre secondi.

Il calcio è tornato a casa.

Cosa c’è dietro al Gol di Gazza

Non che fuori dal campo, Gascoigne, fosse da meno. L’edizione europea del 96, organizzata in Inghilterra, recitava uno slogan che valeva anche per Gazza: football comes home. Torna a casa, il calcio come Gazza, dopo anni travagliati. Il fuoriclasse inglese era lontano dalla vecchia e cara Terra d’Albione da un po’.

Tutti ricordano l’estate romana di Gascoigne con la maglia della Lazio. Ma anche per la stessa Nazionale inglese, che tra l’Heysel, Hillsborough e il pugno duro della Tatcher con i temibili hooligans d’Oltremanica, aveva vissuto un decennio a dir poco difficile.

Gazza, comunque, vicino alla sua Inghilterra, già c’era dalla stagione 95/96. Gascoigne, lasciata la Lazio di Zeman, un feeling mai sbocciato al contrario (paradossalmente) di quella targata Dino Zoff, va a giocare coi Rangers di Glasgow.

Alla sua prima stagione segna 19 gol e compie un gesto scellerato durante l’Old Firm col Celtic: Gascoigne va sotto la curva dei cattolici in maglia biancoverde fingendo di suonare il flauto, con chiaro riferimento allo strumento suonato dalle bande organiste nei giorni in cui ogni anno si celebra la vittoria del protestante Guglielmo d’Orange sul cattolico Giacomo II. Gazza riceverà diverse minacce di morte, chiaramente ignorante sulla reale portata del derby scozzese.

Storia poco lieta, che rende però bene l’idea di quanto quella seconda partita del girone europeo contro proprio la Scozia, partita che gli inglesi già sentono a prescindere, pesasse a livello emotivo sul fuoriclasse un po’ cicciotello un po’ geniale dell’Inghilterra di Venables. Anche perché Gascoigne, come se non bastasse, aveva qualcosa da farsi perdonare anche con gli inglesi – con la stampa inglese, con la quale non ha mai avuto un gran rapporto.

Stiamo parlando della celebre dentist’s chair – la sedia del dentista –, gioco alcolico ed erotico a cui Gascoigne, insieme ad alcuni compagni, avrebbe partecipato durante la tournée della nazionale inglese ad Hong Kong.

Un episodio che aveva fatto spendere fiumi d’inchiostro dagli avidi cronisti e gossippari del Regno Unito, ma che finirà per veder trionfare ancora una volta l’autore del misfatto, il misfatto in persona: quello con la maglia numero 8.