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Che l’Omaha sia un gioco più “estremo” del Texas Hold’em non ci sono dubbi. Qualcuno lo chiama addirittura il “bingo delle quattro carte”.

Una definizione un po’ eccessiva, almeno nell’opinione di chi scrive, ma che in effetti coglie l’elemento chiave di questo gioco.

Con quattro carte in mano – due da usare obbligatoriamente per chiudere il punto – può succedere di tutto, soprattutto se l’azione è un all-in preflop. D’altra parte il divario di forza tra le starting hands è molto più ridotto rispetto al TH, dove la mano migliore (AA) è in vantaggio sulla second best (KK) per 81% a 19%.

Nell’Omaha, invece, il valore di una mano si esprime quando scendono le carte del board ed è questa la ragione per la quale viene giocato in modalità Pot Limit anziché No Limit. Diversamente sarebbe davvero un “tombolone” pazzesco. Il rovescio della medaglia è che quasi sempre il pot è conteso da più di due giocatori. Serve quindi maggiore attenzione e prudenza.

Non stiamo però dicendo che il PLO sia più tecnico o esente da colpi clamorosi rispetto al NLH. A volte, infatti, ci sono giocatori che estremizzano la fase preflop a forza di rilanciare il piatto: a quel punto evitare l'”ammucchiata” di all-in diventa difficile.

Lo sanno bene Dario Alioto, Emil Patel, Aaron Schaff, David Ewing e Ivan Freitez.

Dario Alioto (credits PokerNews)

Siamo alle World Series Of Poker 2011 e il torneo in questione è il #42, $10.000 Pot Limit Omaha Championship.

L’azione inizia quando i bui sono 1k/2k con un raise a 5.200 di Dario Alioto. Chiamano Emil Patel – noto grinder di PLO high stakes – da mid position e Aaron Schaff da hijack.

L’azione arriva a David Ewing che da cutoff annuncia l’all-in per 29.800 chips, 800 in più del rilancio massimo consentito e che quindi gli vengono restituite sollevando l’ilarità degli avversari. Ivan Freitez, vincitore dell’EPT di Madrid nel 2011 ma famoso soprattutto per un clamoroso caso di angle shooting, chiama da Small Blind, seguito da Alioto.

Patel invece opta per un ulteriore rilancio e va all-in per 140.000 chips. Schaff chiama, Ewing può aggiungere le restanti 800 chips e Alioto fa call a sua volta. Finito?

No perché manca ancora l’azione di Freitez il quale, rimasto con 158.000 gettoni, correttamente decide di giocarseli tutti. A questo punto Dario Alioto completa l’azione preflop chiamando dall’alto del suo stack superiore.

Ivan Freitez (credits WSOP/PokerNews)

Si va così allo showdown che riassumiamo nello schema che segue:

Ewing (stack più basso e quindi coperto da tutti) mostra A♣K♣8♠7♥

Schaff (secondo stack più basso) ha 8♣7♠6♠5♣

Patel (coperto da Freitez e Alioto) gira K♥K♦10♣9♦

Freitez (coperto solo da Alioto) mette sul tavolo A♥Q♥4♥4♣

Alioto mostra invece J♦J♣9♣9♠

Le percentuali di vittoria preflop dicono Ewing 5,84%, Schaff 22,01%, Patel 27,47%, Freitez 21,42% e Alioto 19,7%.

Sono tutti abbastanza vicini, ad eccezione di Ewing che forse avrebbe potuto evitare di giocare la mano, il che dimostra cosa succede nel PLO in assenza delle carte sul board. Le prime tre sono: A♠Q♣5♠. Freitez, con la doppia coppia, e Schaff che ha flush draw passano in vantaggio. Perde invece terreno Patel.

Il turn è un 4♠ che riduce la lotta per il main pot a Schaff e Freitez: il primo ha chiuso il colore ma Freitez con un A, una Q, un 5 o l’ultimo 4 potrebbe ancora superarlo (fullhouse o poker).

L’ultima carta è invece un innocuo 2♦: Schaff si aggiudica il piatto principale (348.000), mentre Freitez incamera quello che resta (stack finale 227.000). Ewing e Patel escono dal torneo. Dario Aliotoitaliano, vincitore di un braccialetto WSOPE a Londra nel 2007 nell’evento di PLO, invece prosegue il torneo con 351.000 gettoni, anche se un po’ contrariato.

Nel frattempo, attorno al tavolo si è riunito un gruppo di giocatori, incuriositi dal clamore dell’action. Tra questi c’è il grande (e compianto) David “Devilfish” Ulliot che mette il suo sigillo su questa storia:

Gente, più tardi di là organizzano un tavolo di cash game. Siete tutti invitati“.

Immagine di testa credits PokerNews

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