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10 è un numero che suona bene. E’ la doppia cifra che rende importante un traguardo, soprattutto nello sport.

Arrivare a 10 reti in campionato per un “bomber” del calcio. 10 assist, punti, rimbalzi o palle rubate in una singola partita per un cestista. Se poi uno come Michael Phelps raggiunge quota 23 ori olimpici nel nuoto, allora si entra nel regno delle imprese che fanno la storia dello sport.

Anche 10 braccialetti conquistati alle World Series Of Poker hanno il loro valore. Di sicuro economico, visto che dietro a ogni titolo vinto ci sono payout con almeno sei cifre. Ma c’è anche il prestigio.

Finora solo in quattro sono riusciti nell’impresa. L’ultimo in ordine di tempo è stato Phil Ivey che ha tagliato il traguardo nel 2014, grazie alla vittoria nell’evento $.1500 Eight Game Mix. Gli altri sono Phil Hellmuth (16), Doyle Brunson (10) e Johnny Chan (10).

Con il passare degli anni, raggiungere quota 10 braccialetti è diventato quasi un miraggio per tutti. Compreso Daniel Negreanu che è fermo a 6 ed è uno dei pochi big della vecchia generazione ancora pienamente in attività sia live che online. A dire il vero, l’unico che ancora potrebbe centrare l’obiettivo è Erik Seidel, se aggiungiamo agli 8 braccialetti “reali” anche quello che il pro americano ha conquistato alle WSOP online nel 2021.

D’altra parte non c’è dubbio che vincere oggi un titolo WSOP sia molto più difficile rispetto al passato, perché il field dei partecipanti è molto più ampio e competitivo. Di sicuro più del 2005 quando Hellmuth, Brunson e Chan si sono presentanti alle World Series Of Poker con la concreta possibilità di tagliare il traguardo del decimo braccialetto.

Doyle Brunson (Photo by Bob Gevinski/WireImage)

Il 27 giugno 2005 al Rio All-Suite Hotel & Casino di Las Vegas si gioca il torneo $2.500 Pot Limit Hold’em. Ci sono 425 partecipanti che nell’arco di un’unica giornata si riducono a 9.

Al tavolo finale arrivano anche tre detentori di almeno un braccialetto WSOP. C’è Jerri Thomas, esperta giocatrice con alle spalle un titolo vinto nel 2000 ($.1500 Seven Card Stud) e altri 5 final table. C’è Humberto Brenes, famoso pro della Costarica che di braccialetti al polso ne ha già due, entrambi datati 1993 ($2.500 PLO e $2.500 Limit Hold’em). E infine c’è Johnny Chan con i suoi 9 successi WSOP.

L’action del final table inizia quando è ormai sera inoltrata e gli stack sono già abbastanza compromessi, pur essendo un evento in modalità Pot Limit. Il primo ad uscire è proprio Brenes, seguito a ruota da Ashok Surapanemi.

A 7 left arriva una mano che è un segnale per tutti. Richard Harroch, shortstack del tavolo, manda tutto con A-J e trova il call di Chan con coppia di 4. Il flop J-5-8 porta avanti Harroch ma un turn 7 e un river 6 regalano la scala runner-runner a Chan.

Si passa così alla fase a 6 giocatori, tra i quali c’è anche Phil Laak. L’istrionico “Unabomber” del poker manda in scena il suo classico show a metà tra il comico e il provocatorio. Ad un certo punto, dopo una mano contro Chan, dice al suo avversario: “ti faccio vedere le carte se mi dai 4 dollari“. Chan accetta, paga con una banconota da 5 e Laak gli dà il resto, mentre gli mostra il bluff con A-K. Poi rintuzza Hellmuth il quale, dopo aver notato al tavolo il suo rivale per il 10° titolo, ha provato a seminare zizzania. Laak gli fa il verso, usando una famosa battuta dello stesso Hellmuth: “se non fosse per la fortuna, tu vinceresti sempre, vero Phil?“.

In mezzo a tutto questo parlare, Laak macina anche chips e si porta avanti nella fase 4-handed. Ma Chan replica subito, con un altro segnale che quella è la sua serata. “The Orient Express” va all-in preflop con coppia di Donne, un’ottima starting-hand ma nettamente inferiore agli Assi di Frank Kassela. Il flop è invece di parere contrario: K-K-Q, fullhouse per Chan che vince il piatto dopo un turn e un river ininfluenti. Kassela esce dal torneo qualche mano più tardi, seguito a ruota da Richard Osborne.

L’heads-up per il titolo tra Johnny Chan e Phil Laak è pronto per iniziare.

Phil Laak (credits PokerNews)

In realtà l’ultima sfida viene spostata di circa un’ora per consentire a ESPN di dare copertura televisiva allo storico momento. Viene allestito il set e l’area per gli spettatori dove trovano posto Phil Hellmuth e Doyle Brunson, gli altri due giocatori con 9 braccialetti in bacheca ma rimasti a secco di vittorie fino a quel momento.

Il testa-a-testa dura 16 mani, durante le quali Laak regala alle telecamere una delle sue migliori performance. Da attore, perché nel gioco il suo avversario non gli lascia scampo. Alle 3:18 di notte arriva l’ultima azione.

Apre il giocatore cino-americano con Q-Q, come nell’action contro Kassela. Laak risponde con un all-in. La decisione è piuttosto sofferta, un po’ perché gli va di fare scena, un po’ perché la sua mano è buona ma non buonissima: K-J.

A questo punto Chan si prende una ventina di secondi prima di agire e Unabomber ne approfitta per fare un po’ di flessioni! Quando arriva il call, Laak scatta in piedi e assiste al flop: tra le prime tre carte c’è un J accompagnato da un brivido di speranza. Purtroppo per lui, si tratta dell’unico sussulto perché il resto del board mantiene il vantaggio delle due Donne fino al river.

Johnny Chan vince così il torneo e festeggia con il figlio presente in sala il traguardo appena tagliato: è lui il primo giocatore a catturare il decimo braccialetto nella storia delle WSOP.

Primo per pochissimo, dobbiamo aggiungere per dovere di cronaca. Appena due giorni più tardi, Doyle Brunson vincerà l’evento $5.000 Short Handed No Limit Hold’em, ovvero il suo braccialetto numero 10! Phil Hellmuth dovrà invece “rosicare” per un altro anno intero.

Immagine di testa: Johnny Chan (credits PokerNews)