Vai al contenuto

L’esclusivo club di coloro che possono vantare più di una vittoria nel Main Event delle World Series Of Poker comprende quattro membri: Johhny Moss (3 titoli), Doyle Brunson (2), Johnny Chan (2) e Stu Ungar (3).

Quattro leggende del poker che hanno scritto pagine di storia di questo gioco, a cominciare dai braccialetti marchiati ME. Ma non tutte queste vittorie possono essere messe sullo stesso piano. E’ necessario fare delle distinzioni.

I titoli vinti da Johnny Moss e Doyle Bruson arrivano in un periodo in cui il poker da torneo è ancora un gioco piuttosto elitario. Lo stesso si può dire del Texas Hold’em, la specialità con cui da sempre si gioca il Main Event WSOP, ad eccezione della prima annata. Quando Moss vince il titolo nel 1970, infatti, il Main Event in realtà non esiste ancora: una giuria composta da spettatori ed appassionati elegge il miglior giocatore di cash game dell’anno, Johnny Moss appunto. Moss si ripete l’anno successivo, questa volta giocando davvero un ME di TH, ma i partecipanti in tutto sono solo 6. Nel 1974 fa tripletta, superando 15 avversari.

Nel 1976 e 1977 sale invece in cattedra Doyle Brunson che si impone su field di 22 e 34 giocatori rispettivamente. I numeri sono aumentati ma, come risulta evidente, siamo ancora molto lontani dai field che riempiranno le sale del casinò Rio di Las Vegas all’inizio del XXI secolo.

Le vittorie di Stu Ungar e quelle di Johnny Chan, invece, iniziano ad avere un sapore diverso. Stu Ungar si infila il braccialetto in due edizioni consecutive, lasciandosi dietro 72 avversari nel 1980 e 74 nel 1981. In quel periodo Ungar dimostra di essere un giocatore di un altro pianeta che probabilmente avrebbe vinto di più se la sua vita non fosse stata in balia di una forte instabilità personale. Tuttavia, l’impresa vera di “Stuey” è quella che arriva 16 anni dopo, nel 1997, quando vince il Main Event per la terza volta. Il poker è cambiato e i numeri anche: i partecipanti questa volta sono infatti 312, eppure lui trionfa ancora per un ultimo – purtroppo breve – momento di gloria.

In mezzo alle tre vittorie di Ungar, si colloca quello che potremmo definire il “triennio d’oro” di Johnny Chan e che copre il periodo 1987-1989.

Johnny Chan (credits PokerNews)

Quando Chan si presenta al Main Event WSOP del 1987 è già un giocatore professionista conosciuto, con alle spalle un titolo WSOP vinto nel 1985 ($1.000 Limit Hold’em) e un’altra ventina di ITM di valore. Pochi giorni prima, inoltre, si era piazzato al terzo posto nel $5.000 No-Limit 2-7 Draw Lowball per 51.000 dollari di premio. Nonostante questi risultati non parte tra i favoriti per la vittoria nel torneo più importante. Riesce però ad allungare il passo su un field di 152 giocatori e a raggiungere il final table.

Qui trova avversari di livello, quali il futuro campione del mondo Dan Harrington, il vincitore del titolo 1984 Jack Keller, un giovane Howard Lederer (22 anni) e il teorico del gioco, nonché autore di molti libri sul poker, Bob Ciaffone. Il testa-a-testa finale vede però lo scontro tra Chan e l’allora sconosciuto Frank Henderson (vincitore di un evento WSOP nel 1989). Johnny Chan prevale e si porta a casa il primo titolo WSOP Main Event del valore di $625.000.

L’anno dopo il player cino-americano si presenta quindi da campione in carica. Ormai da diversi anni, almeno dai due titoli consecutivi di Ungar, mettere a segno il bis è diventata quasi una chimera, tanto il torneo è cambiato. Eppure, nonostante i 167 iscritti, Chan conferma di nuovo le sue abilità e raggiunge il final table per la seconda volta di fila. Ad attenderlo trova TJ Cloutier (6 braccialetti per lui), Jim Bechtel (vincitore del ME nel 1993) ed Erik Seidel. La sfida per il titolo con quest’ultimo è di quelle che fanno parte della storia del poker. Si conclude con lo slow play di Chan ai danni di Seidel immortalato anche nel film Rounders. Per chi non avesse visto il film (pochissimi) riproponiamo qui quell’action.

Johnny Chan da small blind sceglie di fare call con J♣9♣Erik Seidel ha Q♣7♠ e opta anche lui per non rilanciare. Si va al flop. Il dealer gira Q♠8♦10♥ e il campione del mondo in carica punta 40.000. Il suo (allora) giovane avversario rilancia con top pair fino a 90.000 e Chan, che ha floppato la scala, decide di limitarsi al call. Lo slowplay è iniziato.

Il turn [2s] toglie le ultime marginali possibilità di vittoria a Seidel che a questo punto è già drawing dead. Chan continua a tenere bassi i giri dell’action con un check. Seidel questa volta non punta e si va al river.

L’ultima street è un [6d] che probabilmente convince Seidel di avere il punto migliore e, dopo l’ennesimo check di Chan, il player statunitense decide di andare all-in. La trappola di Chan ha funzionato alla perfezione. Per il giocatore cino-americano è un facile snap call: la sua scala batte la coppia di donne di Seidel e gli regala il secondo titolo consecutivo di campione del mondo di Poker. Johnny Chan raggiunge così Moss, Brunson e Ungar, ma il premio che riceve supera quello di tutti gli altri messi assieme: 700.000 dollari.

Erik Seidel (credits PokerNews)

E arriviamo al 1989. Nessuno finora è mai riuscito a vincere tre braccialetti nel ME WSOP, tanto meno consecutivi. E nonostante questo, Johnny Chan arriva a un passo da quello che sarebbe stato il record assoluto e, quasi sicuramente, irripetibile. Dopo essersi lasciato alle spalle 176 avversari, Chan si trova di fronte Phil Hellmuth.

Avevo già giocato con lui in precedenza“, ha dichiarato Chan nel 2014 in un’intervista con Nolan Dalla. “Non ne sapevo molto però, lo consideravo un ragazzo presuntuoso“. In effetti Poker Brat ha solo 25 anni quando sfida Chan per il titolo di campione del mondo e, fino a quel momento, non ha vinto ancora nulla di importante alle WSOP.

Nell’azione conclusiva, i due finiscono ai resti preflop con Hellmuth che ha 9♣9♠ e Chan A♠7♠. Il flop K♦10♥K♣ mantiene il vantaggio dello sfidante. Il turn è una Q♠ che aumenta gli out per Chan: tre assi, quattro Jack per la scala, due Dieci per scalzare la coppia di 9 di Hellmuth. Circa un 20% di possibilità, ma il river è un 6♠ che consegna a Phil Hellmuth il braccialetto, $755.000 e contemporaneamente nega a Chan la possibilità scrivere un nuovo fantastico capitolo nella storia del poker.

Di fatto, Johnny Chan la storia del poker l’ha fatta non solo per il meraviglioso triennio vissuto dal 1987 al 1989, con due titoli e un secondo posto nel Main Event, ma anche con i successivi 7 braccialetti conquistati a Las Vegas, l’ultimo dei quali nel 2005, per un totale di 10. Un numero condiviso da Phil Ivey e Doyle Brunson e superato solo da Phil Hellmuth con i suoi 16 successi.

Johnny Chan, a 65 anni, continuare a giocare, piazzandosi in the money negli States, Caraibi e Asia. Il totale delle sue vincite in tornei dl vivo ammonta oggi a 8,75 milioni di dollari, secondo il dato ufficiale fornito da Thehendonmob.com.

Foto di testa: Johnny Chan (by PokerNews)