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Da qualche settimana gli appassionati di poker sono tornati ad entusiasmarsi per un evento live. E non parliamo di un torneo di media importanza, ma addirittura del Main Event delle World Series Of Poker che, in maniera forse inaspettata ma certamente gradita dai fans, ha trovato una formula “a prova di coronavirus”: una fase eliminatoria disputata su due piattaforme online e una fase finale per i final 9 che si gioca dal vivo sui tavoli del casinò di Rozvadov (Repubblica Ceca) e del Rio Casino di Las Vegas (USA).

Fra poco più di una settimana, il 30 dicembre per la precisione, sapremo chi riuscirà ad mettersi al polso il braccialetto del torneo di poker più prestigioso al mondo, oltre ad arricchire il proprio conto in banca con un assegno da 2,5 milioni di dollari. Uno dei due super-finalisti c’è già: è l’argentino Damian Salas il quale, nel 2017, aveva già assaporato l’emozione di un tavolo finale. In quella occasione aveva chiuso con un 7° posto da 1,4 milioni di dollari, un risultato economico che Salas ha già superato comunque vada l’heads-up finale di Las Vegas, in virtù del milione e mezzo garantito per il secondo classificato. Senza dimenticare il prestigio offerto dal fatto che sono davvero pochi i giocatori che possono vantare due tavoli finali al ME WSOP.

In questo senso, tuttavia, è necessario fare una distinzione o, meglio ancora, tracciare una linea di separazione tra i risultati del Main Event WSOP prima del 2003 e quelli delle annate successive. Perché proprio il 2003? Perché quello è l’anno della vittoria di Chris Moneymaker, lo sconosciuto contabile che grazie ad un satellite online da poche decine di dollari ha vinto il torneo di poker live più importante al mondo. Da quel giorno il poker non è stato più lo stesso. Il poker online è diventato un fenomeno globale e il numero dei partecipanti al Main Event WSOP è passato da una media di poche centinaia a 7mila e più, con picchi (2006 e 2019) di oltre 8mila giocatori!

Prima del 2003 ci sono stati svariati giocatori in grado di sedersi al tavolo finale di un ME WSOP più di una volta. Parliamo di grandi campioni, quali Doyle Brunson, Johnny Moss, Stu Ungar, Puggy Pearson, Crandell Addington, Robert Baldwin, che nel primo decennio di vita del torneo hanno dominato la scena, ma non si può negare che fino all’inizio degli anni ’80 il Main Event WSOP fosse poco più di un torneo per pochi eletti. Nel ventennio successivo la competizione si è fatta senza dubbio più impegnativa e, per questo motivo, sono degne di menzione le due vittorie e il secondo posto di Johnny Chan, il ritorno alla vittoria di Stu Ungar nel 1997 dopo quelle del 1980 e 1981, e i due final table di Dan Harrington, uno coronato dal primo posto (1995). Ma lo ripetiamo: dopo il 2003 centrare più di una volta un posto al final table è diventato un risultato di tutt’altro spessore. Un’impresa che alcuni giocatori sono comunque riusciti a mettere a segno.

Il primo, se non altro per il valore della performance, è senza dubbio Joe Cada. Il professionista statunitense (14,2 milioni di dollari incassati in eventi dal vivo fino ad oggi) ha vinto il WSOP Main Event nel 2009, in quella che è stata una delle sue prime apparizioni in una grande kermesse live. Addirittura, si tratta del suo terzo risultato ufficialmente registrato su TheHendonMob.com: i primi due li aveva ottenuti sempre in quella edizione delle World Series poche settimane prima. Cada è andato vicino alla clamorosa doppietta nove anni dopo, quando ha chiuso al 5° posto incassando altri 2,1 milioni di dollari, oltre agli 8,5 del 2009. Per completezza d’informazione, oltre alla vittoria nel ME, Cada ha messo le mani su altri tre braccialetti targati World Series of Poker.

Passiamo a Ben Lamb che vanta due final table e 11,3 milioni di dollari in carriera realizzati nei tornei di poker live. Il giocatore made in USA ha cominciato con un 14° posto nel 2009 (l’anno della vittoria di Cada) che ha poi migliorato nel 2011 con un 3° posto dietro a Pius Heinz e a Martin Staszko. Il suo secondo tavolo finale è arrivato nel 2017, quando Lamb è uscito al 9° posto nell’edizione ricordata più per il personaggio di John Hesp che per la vittoria di Scott Blumstein.

Ma non ci sono solo giocatori statunitensi in questa particolare classifica. C’è infatti il francese Antoine Saout che è stato due volte top 5 al Main Event WSOP. Saout (8,1 milioni di dollari in carriera) è stato tra i protagonisti del final table 2009, insieme a Lamb e Cada, dove ha raggiunto il gradino più basso del podio. Poi un back-to-back tra 2016 e 2017, con un onorevole 25° posto e un altro tavolo finale concluso al 5° posto.

Torniamo negli States con Mark Newhouse e i suoi $3,5 milioni vinti in carriera, ma soprattutto con quella che potremmo definire la maledizione del 9° posto. Newhouse è stato infatti il primo player out del final table in due anni di fila, nel 2013 e nel 2014. Certo, una maledizione che vale 1,5 milioni di dollari.

Concludiamo con tre giocatori che non possono vantare esattamente più di un final table al ME WSOP di Las Vegas, ma che per altri motivi non possono essere tralasciati. A cominciare da Phil Ivey, dominatore della scena pokeristica internazionale a cavallo tra il 2003 e il 2015. No Home Jerome ha vinto praticamente tutto quel che c’era da vincere a parte il Main Event WSOP, dove però ha ottenuto tre deep run tra il 2003 e il 2009. Nel 2003 ha chiuso al 10° posto, nel 2005 al 20° e nel 2009 ha avuto la sua grande occasione, raggiungendo il tavolo finale, dove però fu eliminato in 7a piazza.

E poi Phil Hellmuth che ha vinto il Main Event WSOP nel 1989, a soli 24 anni. Poker Brat ha fatto il bis nel 2012, conquistando il primo posto nel Main Event delle World Series Of Poker Europe, unico giocatore ad essere riuscito a vincere entrambe le manifestazioni. Non sono esattamente lo stesso evento ma, come si dice da qualche parte, “se non è zuppa, è pan bagnato”.

L’ultima è una curiosità e riguarda un altro giocatore americano, Allen Cunningham (11,8 milioni di dollari) capace di andare a premio nel Main Event nel 2006, 2008, 2010, 2011, 2013, 2015, 2017, 2018 e 2019: nell’era moderna, il record di ITM in questo torneo è suo.

 

Foto di testa: Joe Cada (credits PokerNews)

 

 

 

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