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Tutti i giocatori hanno una mano da raccontare. Una mano che ha fatto loro vincere un grande piatto o un importante torneo, una grande giocata o una spettacolare bad beat. Tutti, perché raccontare una mano è un rituale tipico del poker.

Quella che proponiamo oggi riguarda William Alex Foxen.

29anni di Huntington (New York), Foxen è uno studente del Boston College, nonché promettente giocatore di football americano a livello universitario, quando scopre il poker. Decide subito di provare a farne una professione. A soli 21 anni vince il suo primo titolo, un evento del circuito WSOP a New Orleans. E’ il suo primo cash-in ufficiale, pari a $22.421. Da quel momento in poi macina risultati uno dopo l’altro e poi nel 2017 raggiunge il suo primo final table alle World Series Of Poker.

Quell’anno centra ben 14 in the money a Las Vegas. Ma è sul finire della stagione che Foxen mette a segno il primo colpo davvero grosso: chiude secondo nel WPT Five Diamond World Poker Classic, per una moneta da 1.134.000 dollari. Visto il risultato, il pro statunitense decide così dedicarsi ai tornei high-roller.

Nel 2018 tra Asia, USA e Europa realizza 24 ITM con i tornei ad alto buy-in, culminati nel secondo posto al Super High Roller Bowl di Las Vegas per $2.160.000 di payout. Complessivamente nelle sue casse entrano 6,6 milioni di dollari. Nel 2019 raggiunge di nuovo il final table del WPT Five Diamond World Poker Classic sempre a Las Vegas: questa volta il primo premio di 1,7 milioni di dollari è tutto suo.

Da lì in avanti Alex Foxen non si è più fermato. Oggi le sue vincite, che comprendono anche tanti itm alle WSOP online, ammontano complessivamente a poco meno di 29 milioni di dollari, cifra che lo colloca al 20° posto nella All Time Money List del poker. Nel 2022 è arrivato anche il primo braccialetto WSOP, con la vittoria nel $250k SHR del valore di 4.6 milioni di dollari. Si tratta della vincita più alta in un evento WSOP che non sia il Main Event o il Big One for One Drop.

Ma sei mesi prima Alex Foxen aveva conquistato un altro gioiello, anche se di natura diversa: il cuore della top player canadese Kristen Bicknell, tre volte vincitrice di un titolo WSOP, sposata nel febbraio del 2022.

Noi però avevamo promesso una mano indimenticabile di Alex Foxen, il che ci rimanda al già citato WPT Five Diamond World Poker Classic del 2017.

Kristen Bicknell (a sx) e Alex Foxen (dx) con il primo braccialetto WSOP(credits PokerNews)

Il torneo si svolge al Casinò Bellagio di Las Vegas. Foxen raggiunge il final table da ultimo nel chipcount ma, dopo aver superato un paio di colpi decisivi, riesce ad approdare alla fase 4-handed insieme a Ryan Tosoc, Michael Del Vecchio e Sean Perry (tutti giocatori USA). Quest’ultimo è il chipleader in quel momento ed è con lui che Foxen si scontra.

Quando il livello è 30K/60K/10K, Perry apre da bottone mini-rilanciando e Foxen difende da BB con K♦7♦. Il flop porta 3♥A♠K♠. Foxen, che ha second pair con kicker basso, fa check. Perry invece ha 9♥8♠ in mano, cioè il nulla cosmico dopo le prime tre carte. Nonostante questo, l’original raiser decide di andare in continuation bet sfruttando la presenza di carte alte sul board. Punta 100.000 chip che Foxen, dal canto suo, chiama.

Al turn si materializza un’altra potenziale ‘scary card’, un J♣. Perry non demorde e mette in mezzo altri 325.000 gettoni. Questa volta la decisione si fa difficile per Alex Foxen, come giustamente ha sottolineato Scott Blumstein durante il commento: “Ha middle pair, poche possibilità di migliorarle la mano a meno che non scenda un 7 o un altro K e anche il quel caso comunque perde contro un kicker più forte. E’ una situazione davvero difficile, dove l’esperienza può contare molto. Penso Alex stia valutando la scelta migliore e non mi sorprenderebbe se alla fine facesse un call giusto ma molto complicato“.

Così avviene e un 10♥ completa il board che adesso diventa ancora più pericoloso, vista la possibilità di una scala chiusa. Foxen checka per l’ultima volta mentre Perry lo guarda e valuta il da farsi. “Questo è poker ai massimi livelli: quando un giocatore non ha nulla in mano e deve fare azione, e l’altro ha una coppia marginale e sarà obbligato a prendere una decisione difficilissima“.

Anche in questo caso Blumstein legge perfettamente la situazione. Su un pot di 1.16 milioni di chips, Perry overbetta 1,3 milioni e obbliga l’avversario a prendersi un po’ di tempo prima di decidere. Alex Foxen usa un time-bank ma alla fine dichiara il call: è un call estremo ma da antologia del poker, che lo manda al secondo posto tra i 4 left.

Come anticipato, Foxen sarà runner-up dietro a Ryan Tosos, per un premio a 7 cifre. “Chiamare con second pair… è stata una mano memorabile per me e certamente uno dei call più difficili” ha raccontato il pro americano a PokerNews qualche tempo fa.

Ma Alex Foxen aveva trovato le giuste ragioni per farlo. “C’erano più motivi. Prima di tutto la dimensione della sua puntata non aveva molto senso: il mio range di call per un importo di quel tipo era molto limitato. In altre parole c’erano solo poche mani dalle quali avrebbe potuto estrarre valore e questo mi ha fatto pensare che non avesse una mano forte… l’ho quindi polarizzato su un bluff, e ho pensato che la coppia di K fosse abbastanza buona per chiamare“.

Foto di testa: Alex Foxen (credits PokerNews)