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I Giochi Olimpici Invernali di Pechino sono alle porte. E come accade sovente nelle vigilie di eventi sportivi di caratura internazionale, prima che inizino le ostilità viene naturale voltarsi indietro e scoprire da dove si sia venuti, o meglio da dove sia iniziato questo percorso olimpico.

Perchè anche le Olimpiadi Invernali, esattamente come quelle estive, hanno una storia lunghissima: basti pensare che stanno per compiere 100 anni. Del resto, la prima edizione dei giochi invernali risale al lontano 1924: allora, ci si trovava a Chamonix, in Francia.

Facciamo un salto indietro nel tempo.

Chamonix 1924: il trionfo di De Coubertin

Il padre dei giochi olimpici, lo sappiamo, è stato Pierre de Coubertin, politico francese che ha saputo far rinascere i giochi moderni. Dopo i giochi estivi di Atene 1896, il suo peso politico aveva indirizzato i giochi a Parigi, nel 1900.

Ma lo straordinario lavoro di De Coubertin non si è certo fermato lì, e negli anni ha lavorato (a stretto contatto con il Comitato Olimpico Internazionale) alla realizzazione dei Giochi Olimpici Invernali. Che, al termine di un lungo iter procedurale durato anni, non si sarebbero che potuti svolgere in Francia.

Così, nel 1924, è la splendida cittadina francese di Chamonix ad essere indicata come prima sede dei giochi invernali, che in prima battuta vengono chiamati “La settimana internazionale degli sport invernali” (e solo più avanti, retroattivamente, verranno denominati, appunto, “Giochi Olimpici Invernali“).

I giochi, in quel caso, vanno dal 25 gennaio al 5 febbraio, e la città alpina ospita 250 atleti provenienti da 16 nazioni diverse. Tra queste, ovviamente, l’Italia: il nostro portabandiera, all’epoca, è Leonardo Bonzi, il più abile corridore sul bob del paese nonché il più giovane azzurro ai giochi.

Le discipline olimpiche di Chamonix 1924

L’organizzazione olimpica allestisce a Chamonix tutta l’attrezzatura e gli impianti per la realizzazione di 5 discipline olimpiche:

In tutto ciò, saranno complessivamente 16 le gare su cui gli atleti si cimenteranno, per un totale di 49 medaglie complessive.

Nello specifico, lo sci comprendeva le gare di fondo da 18km e 50km, il salto con gli sci e le discese; il pattinaggio, invece, copriva sia la parte artistica che la velocità su distanze di 500, 1500, 5000 e 10.000 metri.

I risultati di Chamonix 1924

La nazione protagonista assoluta dei giochi è la Norvegia, che al termine dei giochi si può fregiare di ben 17 medaglie, di cui 4 d’oro. In particolare, i norvegesi si trovano particolarmente a proprio agio nel fondo, dove fanno incetta di medaglie, vincendone 11 sulle 12 disponibili (l’unico “intruso” è un atleta finlandese). Il protagonista assoluto tra i nordici è Thorleif Haug, vincitore di ben tre ori olimpici e precursore della disciplina del fondo nel suo paese.

Il pattinaggio, invece, fa rima con Finlandia, dato che Clas Thunberg vince due ori (nei 1.500 e nei 5.000), un argento nei 10.000 e un bronzo nei 500.

Pattinaggio artistico, invece, che si colora di rosa con la piccolissima Sonja Henie, che a Chamonix a soli 13 anni finisce ottava, ma negli anni successivi diventerà un simbolo della disciplina.

Il Canada porta a casa l’oro dell’Hockey, mentre la Svizzera quello nel bob. Svizzera che vince anche nel biathlon, competizione istituita quasi a livello “dimostrativo”, dato che tale disciplina era pressochè sconosciuta ai più.

E l’Italia? Non benissimo, per la verità.

Gli Italiani a Chamonix 1924

Spedizione azzurra, quella di Chamonix 1924, non delle più fortunate. Gli azzurri, infatti, finiscono con zero medaglie. Va detto, però, che all’epoca avevamo atleti impegnati solo nel bob e nello sci. Nella 50km di fondo il migliore dei nostri fu Enrico Colli, nono, col fratello Vincenzo undicesimo. Al decimo, invece, Giuseppe Ghedina, che diverrà un personaggio noto nella storia olimpica azzurra.

Nella 18 km, invece, Colli termina dodicesimo, dietro di lui i valdostani Antonio Herin e Daniele Pelissier, e ventiduesimo Achille Bacher.

Nel salto, gli azzurri Faure e Cavalla si piazzano diciassettesimo e diciannovesimo.

Bonzi, il nostro portabandiera, ha anche sfortuna: dopo una gara molto buona, il suo bob si rovescia a pochi metri dal traguardo, costringendolo al ritiro.