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Fra poco meno di due settimane in Cina non si potrà più giocare a Fortnite. O meglio, a Fortress Night, visto che questo è il nome con cui il gioco di Epic Games era sbarcato nel 2018 nel Paese più popolato al mondo.

Un debutto, quello di Fortress Night, segnato quasi subito dalla mano di Pechino che ha imposto a Tencent, il colosso cinese che detiene il 48% di Epic, forti modifiche al videogame. Di fatto, tra il Fornite occidentale e il Fortress Night cinese passa un bella differenza.

La censura cinese è scattata su alcune skin dei personaggi ritenute troppo lugubri (“teschi”) e sul contenuto del gioco, troppo violento. In Fortress Night, ad esempio, il personaggio non muore davvero, viene solo scollegato temporaneamente.

Ma più di tutto Pechino ha voluto colpire il potenziale rischio ludopatico per i minori, nella forma delle troppe ore passate davanti al monitor e dei soldi spesi per il gioco.

Il Battle Pass di Fortress Night è così diventato gratuito e i giocatori non si possono fare acquisti in-game con soldi veri. In compenso, questi ricevono una dotazione di moneta da spendere nel gioco ogni settimana. Inoltre, durante la partita compaiono messaggi che consigliano di fare qualche pausa per ragioni salutari, il che ha costretto il publisher ad eliminare alcune modalità di gioco.

Troppo per poter competere con altri sparatutto, come ad esempio PUBG che in Cina è molto più diffuso tra i giovani. Morale: Epic Games ha annunciato la chiusura dei server dedicati a Fortress Night. Già dal primo novembre i nuovi giocatori non possono più registrarsi. Il 15 novembre arriverà invece il definitivo distacco della spina.

La politica del governo cinese sul mondo dei videogame è piuttosto chiara ormai da tempo. Almeno dal 2018 quando Pechino aveva bloccato le licenze per nuovi sviluppatori. Successivamente sono arrivati i controlli sugli orari: prima il coprifuoco (cioè niente videogame) dalle 22 alle 8:00 per tutti i minori; poi, quest’anno, il limite di tre ore di gioco alla settimana per chi ha meno di 18 anni.

Ma tutto questo non può sorprendere, perché è solo l’estensione al mondo dei videogame di politiche che la Cina sta applicando in altri campi e che negli ultimi anni si sono concentrate sul digitale.

Un esempio su tutti è il blocco voluto fortemente dal Presidente Xi Jinping di tutte le monete virtuali. Ovviamente quelle estere, che in Cina verranno sostituite (così sembra) nel febbraio del 2022 dallo yuan virtuale. Senza dimenticare la velata minaccia all’idea del Metaverso che tanto piace a Mark Zuckenberg.

Ma se sei la seconda economia al mondo, e pure in fase di sorpasso, allora puoi permetterti anche questo.

Immagine di testa by Getty Images