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A Londra non ci sono solo i tifosi di Chelsea e Tottenham a sognare: ma anche quelli del West Ham.

Dopo anni di anonimato e delusioni, anche gli Hammers hanno rialzato la testa e dopo aver conquistato un posto in Europa League la scorsa stagione, anche quest’anno si candidano ad un ruolo da protagonisti in Premier League.

Un vero e proprio banco di prova quello che attende la truppa di David William Moyes chiamata a confermarsi, dopo lo splendido campionato condotto sempre nelle zone nobili della classifica. C’è da riprendersi una qualificazione nelle coppe attraverso la Premier, misurarsi proprio nelle competizioni continentali, oltre ben figurare tra League Cup ed FA Cup.

Momento straordinario per i londinesi che sono partiti a razzo in campionato: 2 vittorie e un pareggio, seconda piazza a quota 7, assieme a Liverpool, Chelsea, Manchester United ed Everton, a meno due dagli Spurs al comando. Insomma il West Ham fa davvero sul serio.

Analizziamo il momento della squadra di Moyes che per certi aspetti ci ricorda il Leicester di Claudio Ranieri.

Le analogie con il Leicester

Il West Ham può vincere la Premier League? Ipotesi molto remota, considerando il valore delle 7 sorelle che hanno rose più profonde e di maggiore qualità. Ma proprio l’impresa del Leicester nel 2016 ci spinge a dire che nulla è impossibile nel più bel campionato al mondo. E sarebbe un trionfo nel trionfo, considerando che i londinesi alla pari delle Foxes (prima di quel miracolo), non hanno mai vinto il titolo.

A differenze del Leicester, gli Hammers hanno comunque un palmares più ricco: tre FA Cup, un Community Shield, un Coppa Intertoto e una Coppa delle Coppe vinta nel 1965. Non solo, ma prima del trionfo del 2016, il Leicester era davvero poco conosciuto al di fuori dei confini inglesi, mentre gli “Irons” hanno da sempre un appeal particolare.

Per la loro storia, per il loro ex stadio “Boleyn Ground”, per i loro tifosi che intonano il meraviglioso inno “I’m Forever Blowing Bubbles” (da qui le bolle che si vedono all’inizio di ogni match casalingo), per la loro Inter City Firm (la parte più bollente del tifo hammers) che ha generato libri, romanzi e film, per aver attirato le simpatie di tifosi vip, come Steve Harris bassista degli Iron Maiden e dell’ex presidente americano Barack Obama. Insomma tutta un’altra situazione sotto questo profilo.

Eppure ci sono delle analogie. Giocatori che per il momento hanno vinto poco e nulla, ma con tanta fame di successi, guidati da un allenatore che ha bisogno di rilanciarsi. David Moyes alla pari di Claudio Ranieri ai tempi delle “Foxes” viene da un periodo non facile, ma soprattutto deve ancora togliersi di dosso la macchia dell’esonero con il Manchester United. Sono passati 7 anni, ma quell’etichetta non vuol proprio saperne di abbandonare l’attuale tecnico del West Ham.

Ma c’è davvero molto di più, al di là delle analogie con quelli del 5.000:1 e tutto parte con l’addio a “Boleyn Ground”

Il nuovo stadio per avere maggior liquidità

Il 2016 è l’anno spartiacque probabilmente per il West Ham 2.0. Nel senso che il mitico club londinese abbandona quella che per oltre 100 anni è stata la sua casa, il suo fortino, il suo regno: “Boleyn Ground” . Uno stadio tra i più caldi di tutta britannia, ma ormai vecchio per quelle che sono le logiche del calcio moderno. Maledettamente romantico e allo stesso tempo anacronistico. Così la società, sfruttando la costruzione dello Stadio Olimpico per i giochi nel 2012, decide 5 anni fa di trasferirsi nella nuova struttura.

Una scelta inizialmente contestata dai tifosi degli “Irons” e ancora oggi mal digerita, con il vecchio stadio demolito per fa posto ad un nuovo quartiere residenziale. Un po’ come strappare il cuore ai tifosi. Ma il bene comune deve prevalere sui sentimenti, soprattutto i conti devono essere in attivo per poter mettere in campo cifre importanti per la costruzione della squadra.

E da quel momento la situazione cambia radicalmente. Da club non proprio ricchissimo, nel “London Stadium” il West Ham fa quel salto di qualità necessario a livello finanziario. Capienza più grande, strutture all’avanguardia, maggior presenza di bar e ristoranti all’interno dello stadio e così via. Un nuovo mondo che ha aperto nuove frontiere nella storia del club londinese.

Una rosa interessante

Il West Ham in passato si è sempre dovuto adattare nel calcio mercato, acquistando giocatori di seconda o terza fascia e costretto quasi sempre a cedere i migliori in rosa, per far cassa. Negli ultimi anni questa tendenza sembra essere cambiata: non che gli hammers possano fare spesi folli, ma sicuramente il target di giocatori a cui guardare si è alzato. Lo dimostra la rosa di questa stagione che come detto si appresta competere su quattro fronti.

In porta c’è solo l’imbarazzo della scelta con ben 7 estremi difensori, anche se tre di essi fanno parte della squadra riserve. Il titolare è Fabianski e poco importa se il polacco ha 36 primavere sulle spalle: garantisce tanto a livello di parate. Sarà un bellissimo duello con il neo arrivato dal PSG, Areola. In porta gli hammers possono dormire sonni tranquilli.

Reparto solidissimo la difesa di David Moyes. Agli ottimi Cresswell, Dawson e l’azzurro Angelo Ogbonna, si aggiunge anche un pezzo da novanta come Zouma. Il francese campione d’Europa con il Chelsea, è arrivato negli ultimi giorni di mercato dai blues e si prepara al debutto con la maglia degli Irons. Le alternative principali si chiamano poi Coufal, Fredericks, Masuaku e il giovane Johnson.

Il vero valore aggiunto del West Ham è a centrocampo. L’eterno capitano Noble è il jolly della mediana, dove agiscono soprattutto l’algerino Benrahma, l’argentino Lanzini, l’iberico Fornals, lo stantuffo ceco Soucek, oltre al nazionale inglese Rice tra i migliori all’ultimo campionato europeo. Come se non bastasse, sul suono della sirena ecco il colpaccio nell’ultimo giorno di calcio mercato: dal CSKA Mosca arriva Nikola Vlasic, l’interessante centrocampista offensivo croato cercato anche dal Milan. Un colpo assai pesante.

In attacco sono ben quattro le armi a disposizione degli “Irons“: il potente giamaicano Antonio (4 gol in 3 gare), il funambolico Yarmolenko stella della nazionale ucraina, oltre ai solidissimi Bowen e Diallo. Tutto questo senza dimenticare il giovanissimo e promettente Bernardo Rosa. Il ventenne brasiliano nasce come centrocampista offensivo, ma potrebbe tornare utile anche come attaccante.

La rivincita di Moyes

A 58 anni è il momento della svolta per il tecnico scozzese. Pupillo di Sir Alex Ferguson che lo volle fortemente alla fine della sua era, come allenatore dello United, Moyes deve cancellare ancora dalla sua carriera quell’esperienza iniziata male e finita peggio all’ombra di Old Tafford. Sono passati 7 anni da quell’esonero turbolento e con la squadra che preferì autogestirsi, rispetto che a chiudere la stagione con David in panchina.

84 mesi è tutta un’altra storia per lo scozzese che non solo ha aiutato il West Ham a crescere, ma ha dato alla squadra un fisionomia vera e propria.

Gioco solido e sbarazzino per la truppa di Londra che attacca e difende con un moto perpetuo, dimostrando di essere in grado di poter far paura a tutti. Non a caso gli Hammers sono una delle formazioni più piacevoli da seguire, con lo spettacolo assicurato da molte reti nei match.

Basti pensare che lo scorso anno a fronte di 47 gol incassati, gli “Irons” hanno segnato 62 reti in Premier League e la storia sembra ripetersi anche in questa stagione, con 10 gol fatti e 5 al passivo in appena tre giornate di campionato. E la mano di Moyes si vede. Il tecnico scozzese deve ora trovare il giusto equilibrio per concedere meno reti, ma con gli innesti di Zouma in difesa e di Vlasic in mezzo al campo, il disegno tattico dei londinesi si arricchisce.

Infine, ma non per ultimo, Moyes dovrà essere bravo nel gestire le forze di una rosa profonda e al tempo stesso impegnata in Europa, nella dispendiosa Europa League. Giocando di giovedì, sarà necessario un turn over ben calibrato in vista poi delle gare di campionato alla domenica.

Insomma, il West Ham sogna in grande nel cuore di Londra.