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Euro 2020 ha incoronato campione l’Italia e i festeggiamenti non possono impedirci di stilare la formazione ideale del campionato europeo.

Un mese di gare, tanti spunti, molte conferme, diverse sorprese e anche qualche delusione. Alla fine però dominano i campioni d’Europa e così sono 5 i giocatori di Mancini a finire nell’undici ideale della competizione. Gli inglesi provano a reggere l’urto con altri 4 elementi, con Spagna e Danimarca con un giocatore a testa.

Certo premiare le quattro semifinaliste e soprattutto le due truppe che si sono giocate a Wembley la coppa diventa più facile, ma in qualche modo c’è da premiare chi ha raggiunto il capolinea.

Vediamo chi sono i migliori 11 di Euro 2020 schierando la formazione con il 4-3-3.

top 11 euro 2020
La nostra top 11 di Euro 2020 schierata con il 4-3-3. Ovviamente il mister è Roberto Mancini

San Gigio tra i pali

Premiato come miglior giocatore del torneo, Gigio Donnarumma stacca definitivamente Pickford e Schmeichel nella lotta per i pali della top 11. 4 le reti incassate dall’azzurro, di cui due su palla inattiva (Austria e Belgio) e due su azione (Spagna e Inghilterra), rimanendo imbattuto per tutta la fase a gironi.

Il rivale inglese di gol ne ha subiti appena due, entrambi su palla inattiva, ma non ha mai dato quelle garanzie e quella sicurezza che ritroviamo nel neo portiere del PSG. Non solo, ma Donnarumma chiamato in causa per due volte nella lotteria dei rigori ha parato ben tre tiri dagli 11 metri: a Morata in semifinale, oltre a quelli di Sancho e Saka in finale.

Per distacco il più forte.

Il muro anglo-italiano

Passiamo a scegliere i quattro difensori e qui vengono premiate le due difese meno battute: Inghilterra e Italia. Nel ruolo di terzino destro trova spazio Walker. In realtà il difensore inglese ha giocato sempre nella linea a tre in questo Europeo, da difensore centrale, come era già capitato altre volte al City. City dove lo stesso Walker agisce in prevalenza da terzino destro.

Al centro della difesa ecco due mastini come Maguire e Chiellini. Il centrale dello United si conferma insuperabile nel gioco aereo e fortissimo nel gioco fisico. Ha trovato anche la via del gol contro l’Ucraina, per poi sfondare la porta dagli 11 metri contro l’Italia. Il “Chiella” è tornato a tempo di record per aiutare la nazionale. Infortunatosi nei primi minuti della seconda gara della fase a gironi contro la Svizzera, il difensore della Juve è rientrato in squadra dai quarti in poi: annullato Lukaku, dominato l’attacco iberico, in finale ha giganteggiato su tutti i palloni. Ovviamente una menzione d’onore spetta anche a Bonucci, decisivo in finale e dagli 11 metri e a Simon Kjaer, protagonista in campo di un’europeo di grande livello ma soprattutto fuori in veste di capitano vero.

Infine, nel ruolo di terzino sinistro, ecco Spinazzola. La più bella sorpresa di questo campionato europeo. Terzino moderno, con l’innate qualità ad attaccare ogni qualvolta è possibile, creando superiorità numerica negli attacchi dell’Italia. L’Infortunio contro il Belgio conferma il suo conto aperto con la sfortuna, ma Mancini ha un’arma d’assalto incredibile per il Mondiale.

Una mediana speciale

Cosa hanno in comune un danese, un italiano e uno spagnolo? Di essere risultati i migliori tre centrocampisti di Euro 2020.

Partiamo da Pierre-Emile Højbjerg mediano della nazionale danese. Da quando è approdato al Tottenham ha davvero fatto il salto di qualità e lo ha ribadito nella competizione continentale il classe 1995. Moto perpetuo del centrocampo, detta i tempi e si inserisce con grande facilità negli spazi. Una delle più belle rivelazioni di Euro 2020.

Jorginho da sballo. Merita non solo la top 11 di Euro 2020, ma anche il pallone d’oro. L’azzurro ha vissuto un mese incredibile: prima la vittoria in finale di Champions League con il Chelsea vs Manchester City e poi 43 giorni dopo, il sigillo nel campionato europeo con la nazionale. Non c’è molto da spiegare: il pallino di Sarri si è caricato una nazione intera sulle spalle.

Infine lunga vita a Pedri. Il classe 2002 è stato a dir poco eccezionale in questo campionato europeo. Affermatosi in pochi mesi nel Barcellona, Luis Enrique lo ha lanciato anche in nazionale facendo perdere il posto da titolare ad un certo Thiago Alcantara. Impressionante la qualità e la personalità del 19enne che innesca ogni azione della Spagna. Il futuro è suo.

Tris d’assi in attacco

E arriviamo all’attacco. Giusto fare una premessa: in molti potrebbero storcere il naso davanti all’assenza del capocannoniere degli Europei, Patrik Schick. Crediamo che la scelta debba ricadere non solo sul numero delle reti segnate, ma anche sulla pesantezza di quelli reti.

Fatta questa premessa, partiamo dalla sinistra del tridente e Federico Chiesa merita un posto. Per i gol pesantissimi contro Austria e e Spagna, per la grinta messa in campo, per come sa spaccare i match a gara in corso e per come si è dannato l’anima anche contro l’Inghilterra. Specie nella prima frazione.

Al centro dell’attacco ecco Harry Kane che dopo una partenza durissima ha saputo correggere il tiro. Gol alla Germania negli ottavi di finale, doppietta all’Ucraina nei quarti, decisivo 2-1 alla Danimarca in semifinale e in finale ha fatto quello che ha potuto nella morsa tra Bonucci e Chiellini. Dagli 11 metri ha fatto il suo dovere, ma non è bastato.

Sterling è stato a lungo l’uomo in più dell’Inghilterra. Nella fase a gironi, ma anche negli scontri da dentro o fuori. 4 reti pesanti nel corso di Euro 2020, lo catapultano a destra nel tridente d’attacco. È calato in maniera netta nella finale contro gli azzurri e stupisce la sua assenza dal dischetto.

Il Mago Mancini

A dirigere questa fantastica formazione non può che essere Roberto Mancini. Il vero artefice del miracolo italiano in tutto e per tutto. Ha raccolto la squadra all’indomani della pesante eliminazione sulla strada che portava al Mondiale russo. Il punto più basso del calcio italiano dal 1958. In questi tre anni ha plasmato la squadra, cambiato gli interpreti e modificato la mentalità dei giocatori.

Si va in campo per dominare, divertire e vincere. Spettacolo per i successi e no “Corto Muso” per le vittorie. Una filosofia che ha portato la squadra ad ottenere 34 partite di imbattibilità, a meno uno dal record di Brasile e Spagna a quota 35. Ha creduto per primo nella possibilità di conquistare l’Europeo, quando nessuno avrebbe scommesse un cent sugli azzurri. L’Italia è desta grazie al Mancio.