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Lo Juventus Stadium di Torino è stato inaugurato l’8 settembre 2011 e per più di un anno è stato il fortino inespugnabile della squadra bianconera, almeno fino all’arrivo dell’Inter di Stramaccioni nel novembre 2012.

Lo Juventus Stadium: gioiello della tecnica e fortino inespugnabile

L’avveniristico impianto costruito dalla Juventus, primo impianto ecocompatibile al mondo e privo di barriere architettoniche, oltre ad essere valso il premio Stadium Innovation Trophy al Global Sports Forum 2012 fu il teatro di una serie di successi della squadra guidata da Antonio Conte che valsero il primo scudetto dal ritorno in Serie A dopo un’annata chiusa senza alcuna sconfitta in campionato (l’unica in finale di Coppa Italia contro il Napoli).

L’inizio della stagione 2012-2013 vedeva quindi i bianconeri di Conte continuare con la propria striscia di imbattibilità, in particolare in casa con 5 vittorie su 5 in campionato (inframezzati dal pareggio con lo Shakhtar Donetsk in Champions League), portando così a 49 la sequenza di risultati positivi consecutivi allo Stadium.

Il 3 novembre 2012 l’avversario che i bianconeri dovevano affrontare allo Stadium era l’Inter, che arriva da una striscia di 8 vittorie consecutive tra campionato ed Europa League ed era guidata dal giovanissimo Andrea Stramaccioni.

L’Inter di Stramaccioni, allo Stadium sulle ali dell’entusiasmo

Ex-tecnico della Primavera interista capace di vincere la Next-Gen Cup (antesignana dell’attuale Youth League), Stramaccioni fu chiamato a guidare la prima squadra sul finire della stagione precedente dopo i vari sconvolgimenti del post-Triplete, che videro alternarsi sulla panchina nerazzurra Rafa Benitez, Leonardo, Gian Piero Gasperini e Claudio Ranieri.

Alla guida di una squadra che vedeva le “vecchie glorie” del Triplete sempre meno presenti, complice le prime trattative per la vendita della società da parte del presidente Moratti, Stramaccioni riuscì a riportare entusiasmo e fiducia in sé stessi, con una serie di vittorie tra cui un derby di Milano vinto con tanto di festeggiamenti del mister sotto la curva dei tifosi.

Nella Juventus Antonio Conte è assente, dato che deve scontare 4 mesi di squalifica (in panchina il suo vice Angelo Alessio), ma nel pre-partita l’amministratore delegato Beppe Marotta (che qualche anno dopo sarebbe passato proprio all’Inter) commenta con un certo sarcasmo la “spregiudicatezza tecnica” di Stramaccioni, che annuncia una formazione con un 3-4-3 particolarmente offensivo, con Diego Milito centravanti affiancato da Palacio e Cassano.

Tra fuorigioco fantasma, sofferenza e rimonta, l’essenza della “Pazza Inter” in una partita

L’inizio del match è un vero e proprio shock per i nerazzurri: al primo minuto di gioco Arturo Vidal segna su un’azione viziata da un evidentissimo (per tutti, tranne che per la terna arbitrale) fuorigioco di Asamoah, autore dell’assist vincente.

Il normalmente posato Stramaccioni è una furia, tanto che si rompe anche una mano nel prendere a pugni la panchina dopo la decisione arbitrale. L’Inter si innervosisce e nonostante Cambiasso vada vicino al gol del pareggio in un paio di occasioni, il vero protagonista tra i nerazzurri è Samir Handanovic, autore di alcune parate fondamentali per tenere la squadra in partita.

Si va quindi all’intervallo sul punteggio di 1-0 per la Juventus, ma alla ripresa del gioco l’Inter si accende e trova il pareggio grazie a Diego Milito, che si guadagna e trasforma il rigore del pareggio.

Stramaccioni capisce che è il momento di insistere e toglie un Cassano sempre meno dentro il gioco per inserire un centrocampista offensivo come Fredy Guarin. È proprio sfruttando una ribattuta di Buffon ad un tiro del “Guaro” scoccato dopo un’impressionante cavalcata a tagliare il campo che il Principe Milito trova il gol del raddoppio.

Con la Juventus proiettata in avanti a cercare il pareggio, allo scadere è Rodrigo Palacio che trova il tocco giusto su un suggerimento di un’instancabile Nagatomo per superare Buffon una terza volta e mettere la parola fine ad un incontro che ha gonfiato d’orgoglio il petto di tutti gli interisti.

Una sensazione che sarebbe però presto svanita, dato che dopo quella vittoria e i primi discorsi di Scudetto l’Inter di Stramaccioni si sfaldò, tra cessioni eccellenti a gennaio, infortuni dei giocatori più importanti e il progressivo allontanamento del presidente Moratti, finendo la stagione addirittura al 9° posto.

Al contrario, dopo quella sconfitta la Juventus si ricompattò e nonostante qualche altro passo falso in stagione, come la successiva sconfitta casalinga con la Sampdoria, riuscì a portare a casa il secondo scudetto consecutivo.