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Ci sono storie, nel mondo dello sport, talmente particolari e ricche di colpi di scena che sembrano essere scritte da un regista hollywoodiano.

Una di queste riguarda senza dubbio l’epopea di Andrea Stramaccioni, romano classe 1976: da calciatore incredibilmente sfortunato ad allenatore tra i più invidiati del pianeta, fino ad una nuova parabola discendente, in attesa del prossimo colpo di scena.

Perchè Stramaccioni (“Strama” per gli amici) oggi è l’allenatore dell’Al Gharafa, squadra non esattamente conosciutissima del Qatar; ma nel 2012-2013 ha seduto addirittura sulla panchina dell’Inter.

Andiamo a ripercorrere quella incredibile stagione.

Andrea Stramaccioni: così bravo, così sfortunato

Tutti si ricordano dello Stramaccioni allenatore, e nessuno dello Stramaccioni giocatore.

Perchè il ragazzo, nel 1990, è un promettente giovane del Bologna, e per quattro anni è uno dei protagonisti del settore giovanile felsineo. Nel 1994/1995, Renzo Ulivieri lo fa esordire in prima squadra in una gara di Coppa Italia contro l’Empoli, in ottobre , ed è lì che la sfortuna si accanisce sul povero ragazzo: nei minuti di recupero, Strama ottiene un infortunio gravissimo al ginocchio a seguito di uno scontro. Gli si sfila il collaterale, si rompono due menischi e saltano sia i legamenti posteriori che anteriori. Qualcosa di terrificante.

Dopo una sola presenza nei professionisti, nonostante numerose operazioni e anni di tentata riabilitazione, Andrea è costretto al ritiro.

Ma, nonostante una prestigiosa laurea in Giurisprudenza, il suo procuratore lo spinge a intraprendere la carriera di allenatore.

Così fa, e a poco a poco si fa strada nelle giovanili di alcuni club dilettantistici romani. La Roma se ne accorge e gli affida prima i Giovanissimi nazionali, poi gli Allievi. I risultati sono lusinghieri, così il direttore generale dell’Inter Paolillo lo porta a Milano per guidare nientemeno che la primavera, con cui vince subito le NextGen Series, una sorta di Champions League under 19.

Intanto, la prima squadra nerazzurra è guidata da Claudio Ranieri, che fatica a portare a termine una stagione per la quale l’Inter non ha più obiettivi particolari. Così, a marzo, Moratti lo solleva dall’incarico… e chiede proprio a Stramaccioni di sedersi in panchina sino al termine della stagione.

La frase con cui il Presidente affida l’incarico al giovane romano è rimasta nella storia:

‘Senta, non me ne frega niente di quello che penseranno gli altri. Lei è il nuovo allenatore dell’Inter’.

Stramaccioni all’Inter

Il 26 marzo del 2012 è una data da ricordare per Andrea Stramaccioni, che si insedia sulla panchina della formazione che soli due anni prima vinceva il Triplete. A soli 36 anni è uno degli allenatori più giovani sia dell’Inter che della storia della Serie A.

L’impatto è strepitoso: Strama colleziona 5 vittorie, 2 pari e 2 sconfitte; tra le vittorie, va ricordata quella strepitosa sul derby del 6 maggio, grazie alla tripletta di Diego Milito e ad un super gol di Maicon.

L’ambiente è carico, l’Inter conquista pure una insperata qualificazione ai preliminari di Europa League. Moratti, che storicamente è un Presidente che si fa guidare dal cuore prima ancora che dalla testa, sulle ali dell’entusiasmo conferma Stramaccioni per la stagione successiva.

Una partenza col botto

Il mercato nerazzurro, quell’estate, è in pieno fermento: l’Inter cede due pilastri come Maicon e Lucio, ma acquista Handanovic e Antonio Cassano.

L’inizio di stagione è fulminante: la cura Stramaccioni funziona perfettamente, tanto che l’Inter vince 9 delle prime 11 partite. L’Inter vince un derby con gol di Samuel (con tanto di festeggiamento del mister sotto la curva, con l’ urlo ripetuto “è vostro! è vostro!” che scalda i cuori dei tifosi), ma soprattutto si prende il lusso di andare allo Juventus Stadium ed espugnarlo come nessun’altra squadra aveva fatto prima. La gara finisce 1-3 con reti di Vidal, doppietta di Milito e Palacio.

E’ quello il punto più alto dell’epopea nerazzurra di Stramaccioni.

Il tramonto in nerazzurro

Dopo la gara di Torino, qualcuno pronostica l’Inter come possibile vincitrice del campionato. Questo, invece, si rivela un vero e proprio “Kiss of Death”.

Sì, perchè l’Inter a poco a poco si spegne; non solo: nel mercato di gennaio, per via del celeberrimo Financial Fair Play, l’Inter si trova costretta a cedere i due fantasisti Sneijder e Coutinho; il bomber Diego Milito, poi, a febbraio si rompe il crociato; in infermeria , poi, arriveranno pure Samuel , Stankovic e Zanetti.

Nonostante una formazione clamorosamente incerottata, l’ultimo episodio significativo di quella stagione è il doppio confronto in Europa League col Tottenham: dopo un’andata terrificante, con un Gareth Bale al solito protagonista che guida i suoi al 3-0 finale, nel ritorno di San Siro Stramaccioni quasi riesce a compiere una delle imprese più clamorose della storia del calcio.

I gol di Cassano, Palacio e l’autogol di Gallas riequilibrano tutto, Cambiasso nel recupero sfiora addirittura il clamoroso 4-0, con un sinistro che sibila sul palo. Si va ai supplementari a Adebayor sigla il beffardo gol che vale il passaggio del turno, prima che Alvarez faccia un inutile 4-1. Strama e l’Inter, in ogni caso, escono tra gli applausi.

Il litigio con Cassano

L’uscita dall’Europa League corrisponde ad una flessione in campionato, che si concluderà addirittura con 16 sconfitte complessive. Un clima non idilliaco suggerisce anche una serie di contrasti nello spogliatoio; in particolare, ad Appiano ancora ci si ricorda del clamoroso litigio con Antonio Cassano.

Il talento di Bari Vecchia, infatti, in spogliatoio in una occasione elogia Walter Mazzarri, spiegando come il gioco del tecnico dell’allora tecnico del Napoli potesse essere estremamente più funzionale al gioco dei nerazzurri.

In seguito all’episodio, Stramaccioni va a muso duro con il pugliese, rinfacciandogli pesantemente il brutto gesto durante una discussione dai toni molto accesi.

Il risultato, logicamente, non può che essere quello di uno spogliatoio spaccato in due, con una stagione ormai senza obiettivi.

Il tramonto di Stramaccioni è qui, anche perchè in quei mesi Moratti (il suo più grande sponsor) cede addirittura la proprietà all’imprenditore indonesiano Erick Thohir , il quale per il nuovo corso sceglie proprio Walter Mazzarri.

Di lì in avanti, Stramaccioni accumula esperienze prima all’Udinese, poi in varie panchine europee, prima di arrivare dove è oggi, in Qatar. Ma la stagione 2012-2013, per i suoi continui capovolgimenti, resterà indelebilmente nella memoria dei tifosi, che, tutto sommato, a Strama vogliono ancora bene.