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“La Roma non si discute, si ama. Sempre.”

Questo motto, quasi un mantra dei tifosi romanisti, nasce in uno dei momenti più oscuri della storia giallorossa. È il 1951 e il leggendario Renato Rascel, icona del teatro leggero italiano, pronuncia con gravità questa frase durante una rappresentazione al Teatro Sistina annunciando la retrocessione della squadra capitolina in Serie B.

Dopo nemmeno un decennio dalla vittoria del suo primo storico scudetto del 1942 (e solo sette campionati dopo, vista l’interruzione per la guerra), la squadra capitolina retrocedeva per la prima volta nella sua storia. Come fu possibile?

Le difficoltà della Roma nel dopoguerra

A partire dalla stagione 1946-1947, con il ritorno della Serie A a girone unico, la Roma stentava ad affermarsi, stazionando nelle parti medio-basse della classifica e raggiungendo la salvezza grazie principalmente ai gol del bomber Amadei.

A causa dei problemi della società però il presidente Pietro Baldassarre cede il bomber e capitano all’Inter nella stagione 1948-1949, fatto che lo porta a dimettersi una volta evitata la retrocessione e a cedere la guida della società a Pier Carlo Restagno.

Nella stagione 1949-1950 Restagno affida la guida della squadra al Professore Fulvio Bernardini, ex centromediano della Roma Testaccina anteguerra. Bernardini era all’esordio in panchina dopo un’esperienza nel doppio ruolo allenatore/giocatore con la MATER tra Serie C e Serie B durante la guerra, ed era un sostenitore del Sistema piuttosto che del Metodo.

Il cambiamento tattico non è però assimilato dai giocatori, e Bernardini è costretto alle dimissioni alla 35ª giornata, dopo una serie di cinque sconfitte consecutive che hanno fatto scivolare la squadra in terzultima posizione. Alla penultima giornata la squadra allenata da Brunella riesce a strappare una vittoria al Novara, che dopo il pareggio di Bari della giornata precedente significa salvezza.

Queste due partite finiscono però al centro delle lamentele del Bari, superato proprio dai giallorossi e retrocesso, che denuncia un arbitraggio decisamente accomodante nei confronti dei romanisti. Le denunce dei pugliesi portano ad una rivoluzione della classe arbitrale, ma nessun provvedimento viene preso nei confronti della Roma.

La difficile stagione 1950-1951

Dopo i Mondiali del 1950 in cui l’Italia, nominalmente ancora Campione del Mondo in carica, fu sconfitta all’esordio dalla Svezia, ci fu una sorta di “corsa allo scandinavo” durante il calciomercato. Se il Milan ne approfittò per costruire il decisivo trio Gre-No-Li, gli investimenti romanisti in terra svedese furono decisamente meno azzeccati.

Knut Nordahl, Stig Sundqvist (dal Norrkoping) e Sune Andersson (dall’AIK Solna) non ebbero minimamente lo stesso successo del terzetto milanista o del connazionale Skoglund all’Inter: il loro inserimento nei meccanismi della squadra affidata ad Adolfo Baloncieri fu lento e difficoltoso.

La squadra aveva delle buone individualità, su tutti Mario Tontodonati in attacco e Tommaso Maestrelli a centrocampo, ma i risultati stentavano ad arrivare. Dopo 3 sconfitte consecutive, la prima vittoria arriva alla 4ª giornata contro il Padova, ed è un roboante 5-0 con il terzo gol in campionato di Sundqvist (che sarà il capocannoniere della squadra con 9 reti) e le doppiette di Tontodonati e Andersson.

La settimana dopo però arriva un’umiliante sconfitta per 7-2 a Torino contro la Juventus, la maniera peggiore per prepararsi al derby del 15 ottobre 1950. La Lazio allenata da Sperone strappa una vittoria di misura grazie al gol di Flamini, gettando ancor di più nello sconforto una Roma che successivamente si reca a Milano per un’ulteriore umiliazione, un perentorio 6-0 subito per mano dell’Inter.

Si diffondono voci secondo le quali molti giocatori sono coinvolti in feste equivoche in casa di un deputato monarchico, Vincenzo Cicerone, vicino agli ambienti omosessuali di allora. La squadra era oggetto di insulti e minacce, e la società, invece di proteggere i giocatori e di smentire tutto, li denuncia pubblicamente con un comunicato, contribuendo ad alimentare il clima di sconforto.

I cambi di allenatori e la spirale discendente

La stagione procede con molti pareggi, una vittoria (contro il Como in casa) e una sconfitta (contro la Pro Patria a Busto Arsizio), fino a quando due sconfitte consecutive contro Lucchese e Sampdoria costano la panchina a Baloncieri.

Al suo posto viene chiamato Pietro Serantoni, ex Campione del Mondo del 1938, che si presenta subito con una bella vittoria per 4-1 contro l’Udinese. La continuità di risultati però stenta ad arrivare, si alternano belle vittorie come il 5-0 alla Triestina o il 3-0 alla Juventus a pesanti sconfitte come il 3-0 di Palermo o il 3-1 di Padova.

Il 25 febbraio 1951 si gioca il derby di ritorno, un’occasione d’oro per la Roma per ritrovare punti e morale necessari a scalare la classifica che in quel momento la vedeva terzultima.

Dopo due minuti però Sentimenti III porta in vantaggio i biancocelesti, che trovano anche il raddoppio poco dopo la mezz’ora con Cecconi. Nella ripresa i giallorossi accorciano le distanze con Bacci, ma l’assedio alla porta di Sentimenti IV non dà altri frutti e la Roma si vede sfuggire l’occasione di staccare Genoa e Lucchese dal fondo della classifica ed agganciare il Padova.

Alla 28ª giornata i giallorossi sono sconfitti in casa dal Genoa e agganciati in classifica non solo dai liguri, ma anche dalla Lucchese, acuendo una crisi che porta alle dimissioni del presidente Restagno, sostituito dal commissario straordinario Renato Sacerdoti.

Sarà proprio la Lucchese, che vince a Roma alla 33ª giornata lasciando i capitolini soli all’ultimo posto, a risultare fatale a Serantoni, vittima del secondo esonero stagionale giallorosso.

Per cercare di salvare la situazione nelle ultime cinque giornate la panchina viene affidata a Guido Masetti, portiere nell’anno dello scudetto e già allenatore durante la guerra. L’orgoglio giallorosso si fa sentire nelle ultime giornate, aperte da una vittoria per 5-0 contro la Sampdoria e proseguite con altre vittorie a Udine e in casa contro la Fiorentina, oltre ad un pareggio a Torino. All’ultima giornata i giallorossi compiono anche l’impresa di sconfiggere il Milan, già laureatosi Campione d’Italia.

Tutto questo però è ormai inutile: mentre la Roma regola i rossoneri, il Padova espugna lo Stadio della Liberazione di Napoli, conquistando i due punti che lo mantengono sopra i giallorossi per una sola lunghezza e che condannano alla serie B il Genoa oltre che i capitolini.

È il punto più basso della storia della Roma, che è costretta a cedere alcuni dei suoi gioielli come Tontodonati e Maestrelli (che vent’anni dopo sarà protagonista di uno storico scudetto con la Lazio) alla Lucchese. Grazie all’ingaggio di Gipo Viani come allenatore e alla permanenza di un altro pezzo pregiato come Arcadio Venturi i giallorossi riescono però a risalire immediatamente in Serie A, da cui non sarebbero più retrocessi.