Vai al contenuto

La prima gara della Spagna ad Euro2020 ci consegna una squadra tra luci e ombre.

0-0 con la Svezia è un risultato che non può andar bene alle Furie Rosse che puntano a vincere il quarto europeo della loro storia, dopo il 1964, 2008 e 2012.

Il campo però ci ha detto di una squadra che comanda sempre da par suo il gioco, ma verticalizza poco e concretizza ancor meno l’intensa mole prodotta. Un bel problema, specie contro squadre come la Svezia che pensano in primo luogo a difendersi e poi ad attaccare.

Insomma l’avvio dell’Europeo della squadra di Luis Enrique ha lasciato qualche perplessità, sottolineata anche dai fischi dello stadio di Siviglia a fine gara. La qualità iberica però è davvero impressionante e dunque, vietato dare per morta una squadra del genere. Allo stesso tempo, il match con la Polonia rischia di essere subito uno spareggio, in attesa di capire come finirà anche Svezia – Slovacchia.

Vediamo quali punti in negativo sono venuti a galla ieri sera.

Mancanza di un leader

Nella Spagna 2021, targata Luis Enrique gli ottimi giocatori sono tanti. Ma sembrano mancare i leader.

Uno su tutti, è stato lasciato a casa a sorpresa dopo tantissimi problemi fisici: Sergio Ramos. Un difensore con il vizio del gol e capace con la sua personalità di scuotere compagni, ambiente e incutere timore ai rivali. Insomma molto più di un semplice centrale di difesa.

La sola presenza poteva essere uno stimolo in più per la squadra, ma il CT spagnolo ha deciso di lasciarlo a casa, assieme ad altri del gruppo madrileno. Una scelta impopolare e che sta creando molta discussione in Spagna. Non solo, ma la retroguardia spagnola nel match con la Svezia ha mostrato alcune lacune, impensabili con lo stesso Sergio Ramos.

Bomber cercasi

Tanto gioco creato e pochi tiri nello specchio. Se il possesso palla a fine gara contro la Svezia ha visto la Spagna con il 75% e ben 17 tiri, di questi solo 5 sono arrivati nello specchio. Non possiamo parlare certo di squadra spuntata: sarebbe un insulto ai nomi che compongono l’attacco delle furie rosse: Morata, Moreno, Torres, Olmo, Sarabia, Oyarzabal e Traoré sono giocatori che segnano e han sempre segnato in carriera. Ma per rendere al massimo, oltre a giocare faccia alla porta, hanno bisogno di un sopporto corale della squadra.

Negli occhi e nella mente abbiamo ancora la Spagna che dal 2008 al 2012, pur giocando senza tantissimi attaccanti da molti gol, riusciva a compiere delle goleade per il grande movimento anche dei centrocampisti e degli esterni.

Insomma una squadra che attaccava in massa e dove un po’ tutti a turno erano il centravanti volante di quel periodo d’oro. La Spagna dei giorni nostri ha altri giocatori e un altro tipo di gioco. Di conseguenza senza l’assistenza che meritano, per gli attaccanti diventa dura riuscire a trovare il gol. A maggior ragione se in rosa hai degli attaccanti da area di rigore come sono in questo caso.

Thiago Alcantara deve giocare

La cabina di regia del centrocampo iberico è lo snodo cruciale di tutto. Nella prima gara contro la Svezia il CT Enrique ha lasciato fuori per 66 minuti Thiago Alcantara. Un giocatore dotato di una tecnica, di una visione e di un tempismo che in pochi possono vantare di avere.

Va detto ad onor di cronaca che arriva a questo europeo al termine di una stagione molto travagliata al Liverpool. Un primo infortunio al ginocchio, passando per il Covid, per poi non riuscire a coesistere con Henderson nella mediana reds. Un altro infortunio a metà stagione e al rientro, con Henderson fuori negli ultimi 3 mesi, lo spagnolo ha fatto vedere a sprazzi tutta la sua classe.

Dunque arriva dopo 10 mesi a dir poco difficili e probabilmente anche in questo contesto Enrique ha preferito farlo partire dalla panchina. Ma fino al suo ingresso i rifornimenti verticali per le punte erano stati pochissimi.

Nella mezzora finale, con Thiago in campo, il discorso è in parte cambiato. La Spagna ha alzato i giri del motore, avanzando di una decina di metri il baricentro e soprattutto il centrocampista del Liverpool ha cercato di imbucare verticalmente con maggior frequenza verso le punte, le quali a loro volta hanno creato diverse occasioni. Insomma, un elemento difficile da tenere fuori, anche nella sua non miglior stagione.

Una nuova era di giocatori

In molti stanno commettendo l’errore di credere in una Spagna simile a quella che nel quadriennio d’oro vinse due europei e un mondiale. Con l’esclusione di Sergio Ramos, quel pazzesco gruppo di giocatori non esiste più a livello di nazionale. Da tempo la Spagna è meno rullo compressore rispetto al passato, pur rimanendo un ottimo collettivo. L’errore appunto, è quello di credere in un proseguimento di quel percorso.

In realtà la Spagna attuale ha un’identità molto diversa da allora e anche un gioco meno ricercato, al di la delle lacune espresse contro la Svezia. Dunque inutile attendersi una squadra che gioca come ai tempi di Xavi ed Iniesta, quando non hai giocatori di quel calibro. Lo stesso Luis Enrique, pur vincendo sulla panchina del Barcellona, mise fine all’epoca del calcio in stile Guardiola, per un approccio più pratico. E l’identica cosa accade adesso in nazionale.

Spagna – Polonia

La seconda giornata è in programma il 19 giugno, quando la Spagna sarà opposta ad una Polonia ferita dalla sconfitta vs Slovacchia.

Rischia davvero di essere uno spareggio senza appello questo match, soprattutto per i polacchi, ma anche per gli iberici. Un KO per la truppa di Luis Enrique avrebbe le sembianze di un incubo, con gli ultimi 90 minuti da vivere con il fiato in gola.

Dunque servirà una Spagna più reattiva, più cattiva e soprattutto più lucida sottoporta. Gli elementi come detto ci sono per assistere ad un grande cammino dei tre volte campioni in Europa, ma dalle parole servono i fatti.

Prestazione e risultato dovranno andare di pari passo, per non complicare una strada che sulla carta appare in discesa, almeno fino agli ottavi di finale: per non tornare ad essere la grande incompiuta degli anni ’80, ’90 e di inizio nuovo millennio.