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Novembre 1986. E’ qui che cambia la storia: quella personale di Alex Ferguson, quella del Manchester United che si risveglia come un vulcano addormentato da quasi tre decenni e ovviamente cambia anche la storia del calcio. Che sport sarebbe stato senza lo United di Sir Alex? Impossibile rispondere. Quello che possiamo dire è che per 27 lunghissimi anni ad Old Trafford hanno vissuto una favola immensa. Una favola fatta di trionfi, vittorie e trofei.

Alex Ferguson e i diavoli rossi sembrano un connubio inscindibile, in un percorso che inizia a fine anni 80′, supera il nuovo millennio e si chiude dopo aver vinto tutto quello che c’era da vincere. Eppure i primissimi anni non sono stati facili per lo scozzese sulla panchina del Manchester United. Prendere in mano una squadra composta da giocatori per lo più mediocri e trasformarla piano piano, non è sicuramente un passaggio semplice. Ma per uno che viene dal porto scozzese di Govan non esiste la parola impossibile. E lo dimostrerà in 27 anni di onorata carriera.

Da perdenti…

Il Manchester United, dopo i fasti degli anni 60, non ha più vinto niente. Addirittura nei primi anni 70 ha patito una rocambolesca retrocessione in seconda divisione, con la matematica certezza arrivata dopo una sconfitta interna nel derby con il Manchester City. Può esserci qualcosa di peggiore, negli incubi dei tifosi dello United? Crediamo di no. Mentre i diavoli rossi vivono stagioni e decenni anonimi, gli eterni rivali del Liverpool vincono a grappoli. In Inghilterra e in Europa. Insomma piove sul bagnato dalle parti di Old Trafford.

Poi nel novembre del 1986, il colpo di genio che cambia appunto la storia. Il Manchester United sembra lanciato verso l’ennesima stagione senza sussulti e così la dirigenza inglese, mette sotto contratto Alex Ferguson. Lo scozzese pochi mesi prima aveva guidato la Scozia alla qualificazione verso il Mondiale del 1986, ma poi in Messico con due pareggi e una sconfitta, la sua truppa aveva salutato dopo il girone eliminatorio. Ma non è questo che cancella quanto di buono ha fatto in passato l’allenatore di Govan. Ferguson solo pochi anni prima aveva vinto con l’Aberdeen.

Vincere in Scozia, contro colossi come Ranger e Celtic, è già di per se un’impresa. Ebbene, alla guida dei biancorossi, Alex Ferguson porterà a casa tre campionati, quattro FA Cup di Scozia (3 consecutive) e una coppa di lega. Ma il vero capolavoro arriva in una notte di maggio del 1983. La sua squadra batte in finale di Coppa delle Coppe niente meno che il Real Madrid. Un biglietto da visita pesante come un macigno per questo allenatore. E allora dalle parti di Old Trafford avranno pensato: se ha vinto con una piccola realtà come l’Aberdeen, allora è l’uomo giusto per rilanciare le ambizioni di un Manchester United sempre più alla deriva.

… a vincenti

In realtà il primo impatto del futuro baronetto con l’ambiente dei diavoli rossi non è facile. La squadra è oggettivamente scarsa, tranne qualche rara individualità e il suo lavoro richiede tempo. Se da una parte trova una dirigenza pronta a concedere tempo per un progetto pluriennale, dall’altra c’è una tifoseria che è stanca di mancare gioie sportive e dopo i primi mesi inizia a contestare l’operato del tecnico. Metteteci pure che si tratta di uno scozzese e capirete che non è facile farsi amare dalle parti di Old Trafford. Eppure l’allenatore di Govan piano piano trasforma il Manchester United.

Svecchia la squadra, toglie i pesi morti, inserisce giocatori funzionali al suo gioco e soprattutto alza il tasso tecnico della rosa. Una lavoro lunghissimo e che inizia a dare i suoi frutti soltanto nel maggio del 1990, quasi quattro anni dopo l’insediamento di Ferguson. Il Manchester United vince la FA Cup a Wembley e complice la fine della squalifica delle squadre inglesi dalle competizioni Europee, può accedere alla Coppa delle Coppe. Ferguson, come abbiamo visto, è uno specialista in questa manifestazione. E infatti, nonostante il Barcellona in finale, riporta lo United al trionfo internazionale, 23 anni dopo l’ultima volta.

E’ il salto di qualità per il club che passa dall’anonimato ai trionfi. È l’ancora di salvezza per il tecnico scozzese, il quale in un colpo solo fa ricredere tutti ed entra finalmente nel cuore dei tifosi del Manchester Utd. Manca solo un tassello per entrare nella storia. La vittoria del campionato. Quello United è una squadra che sembra trovarsi a suo agio nelle sfide da dentro o fuori delle Coppe, ma nelle competizioni sulle grandi distanze, come la vecchia First Division, paga la mancanza di continuità. Servono almeno un paio di acquisti di spessore per puntare al titolo nazionale.

Se nell’estate del 1991 blinda la porta con Peter Schmeichel e lancia la prima nidiata di futuri campioni che arrivano dall’ottimo settore giovanile dei Diavoli Rossi, il vero salto di qualità c’è nel 1992 con l’acquisto di Cantona. Il francese ha appena trascinato il Leeds alla vittoria dell’ultima First Divsion, mentre il campionato inglese trasforma il suo nome in Premier League. Il numero 7 transalpino è il tassello mancante che va a completare una squadra che adesso sogna in grande. E infatti nel maggio seguente, il Manchester United dopo 27 infiniti anni si laurea nuovamente campione di Inghilterra. Gli eterni sconfitti, si sono ripresi il palcoscenico e ora sono pronti a dominare.

Trionfi e giocatori

La storia recente del club di Old Trafford la conosciamo tutti. Vincere e vincere ancora, sembra essere il motto degli uomini di Ferguson. Il tecnico scozzese ha ormai tutti dalla sua parte: giocatori, club, tifosi e stampa. Solo gli avversari non stanno dalla sua parte, ma sono costretti ad inchinarsi ogni qualvolta lo United scende in campo. Sotto la sua guida la Premier League arriverà ben 13 volte: record per Sir Alex e record per il Manchester che supera i rivali del Liverpool nel numero di titoli vinti, con i reds fermi a quota 18 dal 1990.

Non solo, ma vanno ad aggiungersi 5 Fa Cup, 4 League Cup e ben 10 Charity/Community Shield. In pratica tutta l’Inghilterra è colorata di rosso, come lo United. E anche in ambito europeo le gioie non mancano. Champions League nel 1999, per il mitico treble, a cui segue una seconda vittoria nel 2008 contro il Chelsea a Mosca. Una supercoppa europea, una Coppa Intercontinentale e un Mondiale per Club. Il totale recita 36 trofei vinti da Alex Ferguson alla guida del Manchester United. Un club che sembrava destinato all’oblio e portato sul tetto del mondo, con un brand che fattura miliardi di dollari ogni anno. Un capolavoro nel capolavoro.

Ovviamente, tutto questo non sarebbe stato possibile senza la qualità dei giocatori. Oltre ai già citati, dobbiamo ricordare i vari Keane, Beckham, York, Cole, Giggs, Cristiano Ronaldo, i fratelli Neville, Scholes, Sheringham, Solskjær e tantissimi altri ancora. Ma l’uomo arrivato dal porto di Govan ha alzato l’asticella. Non solo dal punto di vista meramente sportivo, ma anche nella mentalità di un club che non era stato capace di fare il salto di qualità. Nel 2013, dopo 1.035 partite sulla panchina del Manchester United, Sir Alex Ferguson ha detto basta. 27 anni di trionfi e di un’era irripetibile potevano bastare. L’allenatore scozzese si consegna alla leggenda.