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“È impossibile vincere in provincia.”

È un adagio che accompagna i racconti del nostro calcio, quello italiano, dalla notte dei tempi. La certezza in chiave sportiva che i posteri tramandano è molto semplice: se non sono squadre del Capoluogo di Regione, è pressoché impossibile vincere qualche titolo significativo.

Qualche eccezione c’è stata (vedi il Verona di Bagnoli), ma sono avvenimenti sporadici, quasi a confermare la tendenza che vede vincenti solo le squadre di grandi città.

Ma ce n’è è stata una, attorno agli anni ’90, che ha completamente ribaltato il mantra che ci arrivava dai nostri bisnonni: è la storia del Parma di Nevio Scala.

Un padovano in serie A

Classe 1947, nato in provincia di Padova, Nevio Scala fa il suo esordio in Serie A nelle Roma nel 1966. Centrocampista di ruolo, veste le maglie anche di Milan, Vicenza, Fiorentina ed Inter.

Grazie al suo acume tattico, nel biennio 1967-1969 contribuisce alle vittorie del Milan sia in Serie A che in Europa.

Al termine della sua carriera, nel 1985 muove i primi passi da allenatore nelle giovanili del Vicenza. Dopo due stagioni, arriva dalla C1 la chiamata della Reggina, con la quale coglie la promozione in Serie B al primo anno, e al secondo sfiora addirittura la Serie A, perdendo con la Cremonese lo spareggio promozione ai calci di rigore.

Nonostante questa delusione, risulta evidente che Scala ha un’ottima propensione per la panchina; la sensazione si conferma nel 1990, quando il presidente Ceresini decide di puntare su di lui dopo l’esonero di Giampiero Vitali per la panchina del Parma, in Serie B.

Sarà l’inizio, per i crociati, di un periodo leggendario.

Un Parma subito vincente

Scala arriva a Parma nella stagione 1989-1990, in Serie B. Applica fin da subito quello che diventerà il suo marchio di fabbrica: un 5-3-2 con due terzini velocissimi pronti a diventare centrocampisti esterni in fase di possesso (che in questa stagione erano Donati e Susic) , con tre centrali molto fisici (Gambaro, Minotti ed Apolloni), centrocampo che ruota attorno a Marco Osio, con la fisicità di Giandebiaggi e la fantasia dell’ottimo Fausto Pizzi, e i due veloci attaccanti (Melli diventerà uno dei giocatori più rappresentativi di quegli anni).

Il 27 maggio del ’90, il Parma batte l’Ancona e per la prima volta nella sua storia sale in Serie A.

Il Parma di Scala in serie A

Il presidente, da quest’anno, diventa Giorgio Pedraneschi, subentrato al povero Ceresini, mancato improvvisamente pochi mesi prima. Ma il profumo di Parmalat è sempre più insistente, quantomeno nella forza economica evidenziata nella campagna acquisti: da Italia 90 si fermano a Parma l’attaccante della Svezia Brolin, il difensore belga Grun e il portiere del Brasile Taffarel.

Il cammino, per la neopromossa che è il Parma, è stupefacente: i crociati terminano il campionato in quinta posizione, qualificandosi in Coppa Uefa. Il gioco di Scala è spumeggiante, Melli con 13 reti è uno dei migliori bomber della Serie a, e il Parma durante la stagione si toglie il lusso di battere i Campioni d’Italia del Napoli, nonchè il Milan di Sacchi. Il Tardini, stadio di casa del Parma, diventa un fortino.

Nella stagione successiva, arrivano i fortissimi terzini Antonio Benarrivo dal Padova e Alberto Di Chiara dalla Fiorentina, unitamente all’attaccante Agostini dal Milan.

La stagione, in campionato, è sui livelli della precedente: il Parma finirà infatti settimo. La storica qualificazione in UEFA viene purtroppo sciupata al primo turno, quando il CSKA Sofia elimina la giovane squadra emiliana.

Ma il vero capolavoro di Scala è in Coppa Italia: le sfide di andata e ritorno fanno sì che i crociati riescano a sfruttare benissimo il fattore-casa, dal momento che eliminano in sequenza Palermo, Fiorentina, Genoa, la Samp di Vialli e Mancini . Sono Melli e Brolin i protagonisti della cavalcata che porta il Parma in finale; atto conclusivo che è con la sempre ostica Juventus. L’andata a Torino si risolve con un 1-0 per i bianconeri grazie a Roby Baggio; ma la legge del Tardini si applica la settimana successiva, quando Melli e Osio rovesciano le sorti del doppio confronto.
Scala può alzare il suo primo trofeo da allenatore, e il Parma si qualifica contestualmente per la Coppa delle Coppe.

Un Parma formato Europeo

Alla stagione 1992-1993 il Parma si presenta come una delle outsider assolute. La rosa viene allargata notevolmente per tentare di affrontare agevolmente il palcoscenico europeo: su tutti, l’arrivo più importante è quello di Faustino Asprilla, bomber colombiano pescato nel Nacional di Medellin. La difesa non viene toccata: la combinazione Taffarel – Benarrivo-Minotti-Grun-Apolloni-Di Chiara sembra garantire la copertura necessaria e il gioco in ripartenza tanto caro al tecnico padovano.

Se la Serie A si conclude con un lusinghiero terzo posto (con cui il Parma conferma di essere una solida realtà del calcio tricolore) e in Coppa Italia non riesce il back to back, merita attenzione il cammino in Coppa delle Coppe. Il Parma, dopo la fugace esperienza Uefa della stagione precedente, si presenta senza paura in Europa, ed elimina in sequenza gli ungheresi del Ujpesti, i portoghesi del Boavista, lo Sparta Praga. Grandi emozioni in semifinale: con l’Atletico Madrid, una doppietta di Asprilla vede il Parma corsaro al Vicente Calderon, ma al ritorno al Tardini si soffre fino al 95’: gli spagnoli vincono 0-1 ma non è sufficiente, Parma in finale.

L’entusiasmo del Parma sembra non avere limite, e i ragazzi di Scala annichiliscono all’ultimo atto i malcapitati belgi dell’Anversa: il 3-1 finale è fin troppo buono per gli avversari, dal momento che i crociati, meritatamente, vincono la Coppa delle Coppe, scrivendo una delle storie più belle del calcio italiano.

Parma e Scala, una nuova realtà

Ormai il Parma è da considerarsi una “grande” del calcio italiano ed europeo.

Il mercato è di grande rilevanza, dal momento che nella stagione 1993-1994 arrivano in Emilia Sensini dall’Udinese e Zola dal Napoli. Luca Bucci è chiamato a sostituire Taffarel.

Avendo vinto la Coppa delle Coppe, il Parma deve affrontare la vincente della Coppa dei Campioni per l’assegnazione della Supercoppa Europea. Con il Marsiglia Campione d’Europa squalificato per illecito del proprio presidente, è il finalista Milan la designata a contendere il trofeo al Parma: se i rossoneri passano al Tardini con gol di Papin, a San Siro sono Sensini e Crippa a ribaltare tutto: Supercoppa Europea ai ducali.

Il campionato è di vertice, ma lo scudetto non arriva (anche se resta indelebile la grande vittoria di San Siro contro il Milan di Sacchi, ad interrompere una striscia positiva rossonera di oltre due anni), così come non arriva la vittoria in Coppa Italia. Il cammino in Coppa delle Coppe è esaltante come il precedente ma – nella miglior tradizione delle storie di calcio – la prima grande beffa è in agguato. Dopo aver eliminato, tra le altre, le temibili Ajax e Benfica, in finale i crociati trovano l’Arsenal di Graham. Il Parma gioca alla grande, Brolin colpisce un palo clamoroso, ma sono i Gunners ad avere la meglio.

Scala e il Parma, ancora vittorie

Nonostante la colossale beffa della finale, la formazione viene riconfermata in toto, e anzi arrivano i fortissimi Dino Baggio, Fiore, Couto e Mussi. Zola guida i gialloblù al terzo posto in campionato, ma come ormai consuetudine le soddisfazioni arrivano dalle Coppe: se in Coppa Italia è la Juve ad avere la meglio in finale, è la stessa Juve a soccombere all’atto finale della Coppa Uefa. Un cammino strepitoso dei ragazzi di Scala, ormai non più sorprendente data l’incredibile costanza di rendimento, fa si che al termine di un lungo cammino il Parma si sbarazzi di corazzate come Atlethic Bilbao e Bayer Leverkusen. In finale, la firma sia all’andata che al ritorno è dell’ex Dino Baggio, che si vendica dei suoi ex colori consegnando a Scala e a Parma l’ennesimo trofeo.

Stagione 1995-1996: cala il sipario

Dopo gli ennesimi eccellenti risultati della stagione precedente, il Parma si prepara per il consueto assalto alla Coppa delle Coppe.

Alla corte di Scala arriva addirittura l’ex pallone d’oro Hristo Stoichkov, dal Barcellona, insieme al giovane attaccante Filippo Inzaghi e al difensore Fabio Cannavaro.

Dopo un inizio promettente, Stoichkov attraversa un inspiegabile periodo di involuzione, che fa perdere parecchi punti alla propria squadra.

Nonostante una stagione un pizzico in ombra rispetto alle precedenti, Scala ha il grande merito di introdurre nei suoi oliati meccanismi difensivi, nel novembre del 1995, un giovanissimo e sconosciuto portiere di nome Gianluigi Buffon, di cui sentiremo ancora parlare.

Per la prima volta dopo tanti anni, il Parma non riesce comunque ad arrivare in fondo ad alcuna manifestazione: con il campionato concluso al sesto posto (valido in ogni caso per la Coppa Uefa), il giustiziere in Coppa Italia è il Palermo, mentre in Coppa delle Coppe la corsa si ferma a Parigi, ai quarti, col Paris Saint Germain.

Anche le belle storie hanno una fine, così a giugno 1996 Nevio Scala decide di salutare. Una promozione in Serie A, una Coppa Italia, una Coppa delle Coppe, una Coppa Uefa e una Supercoppa Europea fanno del Nevio da Padova uno dei tecnici italiani più vincenti in assoluto. E la soddisfazione è doppia se si pensa che tutti questi grandi risultati siano attribuibili unicamente al proprio lavoro, dal momento che – guidando i gialloblu dai tempi della B- Scala ha plasmato i suoi ragazzi secondo la sua idea di calcio. La linea difensiva tanto decantata farà le fortune (o quasi) dell’Italia di Sacchi, che molte volte deciderà di ricalcare il modulo del collega parmigiano.

Dopo Parma, Scala proseguirà la sua carriera al Borussia Dortmund, ma il suo nome è legato indissolubilmente ad una delle realtà più belle di sempre del calcio italiano. Una realtà che ha cancellato il vecchio adagio per cui “è impossibile vincere in provincia“. Non più, non dopo il Parma di Scala.