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L’anno è il 1961: John Fitzgerald Kennedy effettua il suo giuramento come 35° presidente degli Stati Uniti e si prepara ad affrontare la Guerra del Vietnam, la Francia di Charles De Gaulle è attraversata da violenti proteste della comunità algerina, a Berlino inizia la costruzione del Muro che dividerà la zona est della città dalla zona ovest, esce il primo numero di Fantastic Four che segna la nascita della Marvel Comics e un giovane calciatore di soli 22 anni, Guy Roux, ottiene il ruolo di allenatore dell’Auxerre, squadra di una cittadina della Borgogna di 35mila anime che milita nel Championnat National (livello semiprofessionistico).

Facciamo un salto avanti nel tempo di 44 anni. L’anno è il 2005: il 43° presidente degli Stati Uniti, George W. Bush, deve affrontare il disastro causato dall’uragano Katrina, la Francia di Nicolas Sarkozy è attraversata da violente proteste delle comunità dei cittadini di origine africana, la Germania unita è il motore dell’Unione Europea, Fantastic Four diventa un film di successo al cinema con Jessica Alba e Chris Evans e Guy Roux lascia definitivamente la panchina dell’Auxerre dopo 43 stagioni complessive alla guida della squadra, portata ai vertici del calcio nazionale, vincendo 4 Coppe di Francia ed un clamoroso titolo della Ligue 1, oltre ad aver calcato i maggiori palcoscenici europei.

Le origini di un’icona sportiva

Chi è questa figura che ha legato indissolubilmente la sua vita alla maglia dell’Auxerre? Guy Roux nasce in Alsazia, a Colmar, da una famiglia di colonelli dell’esercito nel 1938, ma durante la Guerra il padre è fatto prigioniero dai tedeschi e la madre si trasferisce, con il piccolo Guy, ad Appoigny, vicino ad Auxerre.

Guy frequenta la scuola, con l’idea di diventare un giorno maestro, e nel frattempo gioca a calcio, vestendo nel ruolo di centrocampista prima la maglia dell’Auxerre, ma tra le riserve, tra il 1954 e il 1958, per poi passare ad altre squadre, lo Stade Petvain e il Limoges, fino al 1961, anno in cui decide di proporsi nuovamente all’Auxerre, ma nel duplice ruolo di allenatore e giocatore.

L’Auxerre del presidente Jean Garnault, che deve gestire una squadra in crisi economica dalla morte del suo fondatore, l’abate Deschamps, non è particolarmente convinto della candidatura di questo giovanotto entusiasta, sì, ma senza alcun tipo di esperienza. Quando sente le sue richieste economiche, però, si rende conto della convenienza della sua assunzione: Roux rinuncia a qualsiasi tipo di premio partita, e chiede solo uno stipendio di 600 franchi.

Con quei 600 franchi mensili Garnault non assume un semplice allenatore e un mediocre centrocampista, ma un vero e proprio tuttofare per la squadra: guida il pulmino, si occupa della manutenzione dell’impianto elettrico del campo di allenamento, si adopera per trovare sponsor, e segue, oltre alla prima squadra, anche gli allenamenti delle squadre giovanili.

Dopo un periodo di assenza, per svolgere il servizio militare, nel dicembre 1963 trova un nuovo presidente, Jean Claude Hamel, che impressionato dalla buona volontà del giovane coach gli concede molta più fiducia. Roux diventa così in tutto e per tutto l’incarnazione stessa dell’Auxerre: assume il ruolo di direttore sportivo, si occupa in prima persona della direzione di tutte le formazioni giovanili, selezionando e curando personalmente la crescita dei migliori talenti.

Nel 1970 avviene la promozione dalla Division d’Honneur della Borgogna alla Terza Divisione. È in questo momento che nella mente di Guy Roux si staglia lucidamente la strada da perseguire negli anni successivi: capisce che con il lavoro, la dedizione e l’impegno si può ottenere qualsiasi risultato. Nel giro di 4 anni conquista la promozione successiva, accedendo al campionato di Seconda Divisione.

L’incarnazione dell’uomo-squadra

Guy Roux non è semplicemente un allenatore o un dirigente della squadra: è una sorta di padre per tutti i giovani dell’Auxerre. Nel 1976 un giovanissimo Jean-Marc Ferrari, che arriverà in carriera a vincere l’Europeo con la Francia e la Champions League con il Marsiglia, entra nelle giovanili dell’Auxerre, e Roux lo prende talmente sotto la sua ala protettiva da farlo vivere a casa sua.

Vivevo a casa del mister. Frequentavo il liceo con suo figlio e la signora Roux insegnava. Il mister non c’era mai era sempre in campo dal mattino alla sera.

Jean-Marc Ferrari

Non c’era distinzione tra la sua vita personale e il lavoro all’Auxerre: la villa dove abitava la famiglia Roux era anche la sede del centro di formazione dell’Auxerre, realtà voluta dallo stesso Guy che nel giro di pochi anni avrebbe sfornato alcuni dei migliori talenti del calcio francese ed internazionale. Roux arrivava a dirigere gli allenamenti di tutte e 5 le formazioni giovanili e si occupava personalmente degli sviluppi di ogni ragazzo

Ne seguiva i progressi, controllando in maniera quasi maniacale la loro dedizione, arrivando a fare “irruzione” in discoteche e locali notturni per recuperare i giocatori più indisciplinati, requisendo motorini e tenendo sotto controllo i contachilometri delle auto per evitare scorribande notturne.

I metodi di Roux danno i loro frutti: sono molti i giocatori che, usciti dal centro di formazione dell’Auxerre, segneranno pagine importanti del calcio francese ed internazionale: Jean-Marc Ferreri, Basile Boli, Taribo West, Philippe Mexes, Djibril Cissé e Bacary Sagna, per citarne qualcuno, senza dimenticare quell’Eric Cantona che Roux aveva subito inquadrato: talentuosissimo, ma difficile da gestire, tanto che dopo aver protestato per una mancata convocazione fu spedito per una stagione a Martigues in “prestito punitivo”, per ritrovare l’umiltà.

L’inarrestabile scalata verso il successo

Nel 1979 l’Auxerre di Roux fa parlare di sé per la prima volta a livello nazionale, arrivando in finale di Coppa di Francia, nonostante militasse in Seconda Divisione, persa solo ai supplementari contro i vice-campioni del Nantes. È il preludio della promozione in Ligue 1 che arriva l’anno successivo (la squadra arriva 4ª, ma davanti a sé ci sono solo squadre B di club di prima divisione, che non possono essere promossi).

Il “metodo Roux” diventa un modello sportivo ed economico studiato e discusso da tutti, ma francamente irripetibile: ci sono voluti 20 anni di dedizione totale da parte di Guy Roux per portare questa squadra dai campetti della Borgogna ai vertici del calcio francese, e siamo ancora solo a metà della strada.

L’Auxerre non è solo una meteora, ma anche in Ligue 1 continua a migliorare i propri risultati e un po’ alla volta smette di stupire e viene riconosciuta per quello che è: una delle migliori squadre di Francia. Nel 1982 si qualifica alla Coppa Uefa per la prima volta, e nel 1993 addirittura arriva in semifinale, eliminando i campioni in carica dell’Ajax ai quarti e cedendo solo ai rigori contro il Borussia Dortmund.

Il primo trofeo alzato è la Coppa di Francia, ottenuta sconfiggendo il Montpellier nella finale del 1994 per 3-0. Due anni dopo, l’apoteosi: con una squadra in cui i prodotti del vivaio sono affiancati da giocatori d’esperienza che rispondono alla perfezione alle esigenze di Roux (d’altronde, essendo allenatore, talent scout e direttore sportivo allo stesso tempo era difficile che sbagliasse un acquisto), in cui spiccavano anche futuri campioni del mondo come Laurent Blanc, Sabri Lamouchi, Stephane Guivarc’h e Lionel Charbonnier, l’Auxerre conquista sia il titolo di Campione di Francia con 72 punti che la seconda coppa nazionale.

Ormai l’Auxerre, da squadra semiprofessionistica della provincia della Borgogna, è diventata la regina di Francia e un modello di sviluppo sportivo ed economico completamente autofinanziato e di successo. Il famoso videogioco manageriale di calcio Championship Manager viene addirittura commercializzato in Francia con il titolo Guy Roux Manager. In Champions League vince il girone con Ajax, Rangers e Grasshoppers, solo per uscire nuovamente contro il Borussia Dortmund, futuri campioni.

I giocatori noi ce li fabbrichiamo in casa, non siamo miliardari e da noi un franco è un franco.

Guy Roux

Negli anni successivi vince la Coppa Intertoto e arriva ai quarti di Coppa Uefa, fino al 2000, quando, anche per motivi di salute, Guy Roux si prende un anno sabbatico, sostituito in panchina da Daniel Rolland. Nel 2001 Roux torna in sella, nonostante a novembre sia vittima di un infarto: dopo 2 bypass e un’assenza di soli 50 giorni dal campo, Guy torna nuovamente alla guida dell’Auxerre, portando la squadra alla conquista di una terza Coppa di Francia nel 2003.

L’inevitabile fine della storia, con un ultimo sigillo

Nel 2005 arriva però il momento dell’addio, non dopo aver messo un’ulteriore firma sulla storia dell’Auxerre: in previsione della finale della Coppa di Francia, Roux si incolla al telefono per ottenere che Bonaventure Kalou, impegnato con la nazionale della Costa D’Avorio in Libia, ritorni al più presto in Francia per essere disponibile per la partita contro il Sedan. E infatti, sarà proprio l’ala ivoriana a segnare, in pieno recupero, il gol che permette a Guy Roux di sollevare il suo ultimo trofeo prima di annunciare il suo addio, all’età di 67 anni, ad una realtà che nell’arco di 44 anni ha plasmato dal nulla e portato a livelli inimmaginabili.

L’Auxerre oggi continua ad essere una realtà del calcio francese, anche se, dopo qualche anno in cui sono arrivati ancora piazzamenti europei, nel 2012 è retrocessa in Ligue 2, dove staziona ancora oggi senza infamia e senza lode, pur riuscendo a giocarsi un’altra finale di Coppa di Francia, persa contro il Paris Saint-Germain nel 2015.

Guy Roux, dal canto suo, ha avuto una brevissima (4 settimane) esperienza sulla panchina del Lens nel 2007, ma oggi si limita ad osservare il mondo del calcio dall’esterno, apparendo talvolta al cinema e in TV, amatissimo dai francesi in maniera trasversale, simbolo di una storia sportiva stupenda e irripetibile.