Il sipario si alza, ma non su un palco di velluto rosso, bensì sull’erba verde degli stadi americani. E’ infatti lì che il calcio si prepara a celebrare la sua festa più globale: il Mondiale per Club. L’Inter c’è, si appresta a varcare quella soglia, un battito d’ali nell’aria estiva che preannuncia il via, tra pochissimi giorni, il 15 giugno. L’attesa è palpabile, come il profumo di una competizione che oggi suscita curiosità, ma che mette in palio sogni, milioni, ambizioni importanti.
Come ci arriva, l’Inter? Eh, un po’ scombussolata. Dalla finale di Champions e dai cocci da raccogliere. Dal cambio di guida, con Inzaghi sì negli States, ma alla guida dell’Al Hilal. Con Cristian Chivu a raccogliere un’eredità pesante. Le curiosità, insomma, non mancheranno.
Due acquisti per il Mondiale
Il mercato, croce e delizia di ogni tifoso, si è ormai chiuso, almeno per questa prima fase, con un soffio leggero ma significativo. Non la tempesta di novità che forse alcuni sognavano, ma due volti nuovi, due promesse che iniziano a brillare nel progetto nerazzurro: Petar Sucic e Luis Henrique.
Non sono i nomi da copertina, ma rappresentano l’inizio di un nuovo ciclo, la volontà di seminare per raccogliere. Sucic, centrocampista croato, porta con sé equilibrio e visione di gioco. Henrique, brasiliano, è un esterno offensivo che promette dribbling e quella “ginga” tipica del suo paese, capace di accendere il pubblico e disorientare gli avversari.
Chi va negli Stati Uniti?
L’attacco, cuore pulsante di ogni squadra, si presenta agli States con una veste invece quasi enigmatica. Lautaro Martinez e Marcus Thuram, i due totem, l’asse portante, la coppia che ha incantato l’Italia e l’Europa, sono lì, pronti a scuotere le reti avversarie.
La loro intesa rimane in fondo un “linguaggio universale”, come da citazione di un celebre tifoso nerazzurro. Ma dietro di loro, il palcoscenico si sta svuotando per riempirsi incredibilmente di giovani speranze. Arnautovic e Correa, due figure che per anni sono stati parte importante di San Siro, non seguiranno la squadra. Il loro tempo è, per ora, sospeso, una parentesi che si chiude per aprirne un’altra.
E sì, è qui che si annida la vera, affascinante scommessa di Cristian Chivu, il tecnico chiamato a plasmare questa nuova creatura. Senza l’arrivo di un attaccante di peso, la sua attenzione si sposta, quasi per necessità, verso un tesoro nascosto, un vivaio di talenti che scalpita per mostrare il proprio valore. I fratelli Esposito, Sebastiano e Francesco Pio, sono tra questi. Sebastiano, il “bimbo” che aveva fatto innamorare persino Antonio Conte, torna ad Appiano dopo un’esperienza in Serie A con l’Empoli che lo ha visto protagonista.
La sua storia è quella di un ritorno, di una seconda chance, di un ragazzo che ha dimostrato di saper segnare, di essere un vero bomber. Per lui, il Mondiale per Club non è solo una vetrina, ma quasi un crocevia per dimostrare che il suo talento è pronto per le grandi sfide. Francesco Pio, con una stagione enorme allo Spezia (promozione sfumata in finale playoff), è in quella fase della carriera in cui ogni tocco, ogni scelta, può fare la differenza. La sua è una grande chiamata, un’opportunità per incidere, per lasciare un segno indelebile.
E poi c’è Valentin Carboni. Il suo nome risuona come una promessa mantenuta, un talento cristallino che, purtroppo, ha dovuto affrontare la durezza di un infortunio, la rottura del crociato che ha interrotto la sua crescita al Marsiglia. Ma il calcio è fatto anche di rinascite, di ritorni più forti di prima. Carboni, classe 2005, è un figlio d’arte con una visione di gioco unica, una capacità di dribbling e imprevedibilità che manca alla rosa attuale dell’Inter. Chivu l’ha trasformato quando allenava la Primavera nerazzurra, vuole rilanciarlo.
Per il futuro c’è Bonny
L’intenzione della dirigenza nerazzurra, però, va oltre questa spedizione americana. È un respiro più ampio, si augurano tutti una visione a lungo termine. Il Mondiale per Club è un trampolino, non un punto d’arrivo. E in questo senso, l’accelerata per Ange-Yoan Bonny, il giovane attaccante francese, è un segnale chiaro. Il suo nome è sulla bocca di molti, un profilo che piace moltissimo ai nerazzurri, tanto da aver tentato un assalto in extremis per portarlo negli Usa.
Il Parma, forte delle tante richieste, non ha fretta, ma un’intesa di massima c’è già, una sorta di idea su cifre e modalità che si fa più concreta. Bonny, classe 2003, valutato tra i 20 e i 25 milioni di euro, potrebbe essere il tassello mancante, il pezzo pregiato di un puzzle che si sta componendo. Un investimento per il futuro, un attaccante moderno, potente e con un fiuto per il gol che potrebbe fare la differenza. Il suo arrivo, pur non imminente per il Mondiale, è un’indicazione chiara delle ambizioni dell’Inter. Che s’appresta a partire, stavolta senza enormi ambizioni: c’è troppo da capire.