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Napoli non dorme mai. Non quando si parla di pallone. Ogni estate la città si ferma, ma il cuore azzurro pulsa forte dietro le finestre chiuse per il caldo, nelle piazze brulicanti di sogni e nelle spiagge dove si discute di mercato con la passione di chi il calcio lo vive come una religione. Dopo un anno di goduria assoluta con il quarto scudetto, segnato dal turbine di emozioni e dalla gioia diffusa: ecco, ora il Napoli vuole aprire un ciclo. E lo fa con un uomo che di vittorie se ne intende: Antonio Conte.

Arrivato la scorsa estate per rilanciare il progetto azzurro, Conte ha impresso la sua impronta sin da subito, ridando struttura e grinta a un gruppo che sembrava smarrito. Il suo lavoro ha permesso agli azzurri di strappare un titolo storico, ma ora l’obiettivo è più alto: arrivare a competere in Europa. Per farlo, il Napoli sta plasmando una rosa nuova, aggressiva, intensa, costruita a immagine e somiglianza del proprio tecnico. Una rosa che mescola gioventù ed esperienza, fame e intelligenza tattica. Una rosa che può davvero stupire.

La formazione del Napoli 25/26

NAPOLI – 3-4-2-1 – All. Conte

Il Napoli cambia pelle. Il 3-4-2-1 è il modulo di partenza, ma Conte potrebbe anche virare sul 4-3-3 in base al mercato, soprattutto se dovessero arrivare esterni offensivi in grado di cambiare ritmo e assetto tattico. In porta, Alex Meret resta il titolare ma si attende un vice affidabile.

La difesa è robusta, fisica, italiana nel cuore e internazionale nel talento. In mezzo, la regia di Lobotka è ancora centrale, ma le mezzali muscolari e tattiche come McTominay ed eventualmente Musah ne cambiano il contesto. Sulle fasce, spazio a incursori puri come Juanlu Sanchez e Spinazzola, mentre in avanti De Bruyne rappresenta la mente illuminante, il genio al servizio del collettivo. Davanti a lui, Lukaku, perno e sfondamento. Un Napoli che può correre, pensare, colpire.

I nuovi acquisti già conclusi

Il colpo che fa più rumore è, senza ombra di dubbio, Kevin De Bruyne. Il belga si è svincolato dal Manchester City e ha scelto Napoli. Due anni di contratto, con opzione per un terzo. Una decisione maturata in silenzio, con la trattativa imbastita già a maggio, mentre le stagioni di Premier League e Serie A volgevano al termine. De Bruyne arriva per guidare un gruppo giovane, per insegnare calcio e per lasciare il segno anche nel campionato italiano. A 34 anni ha ancora tanto da dare. E vuole farlo sotto il Vesuvio.

Altro arrivo già definito è quello di Luca Marianucci, difensore classe 2004, protagonista con l’Empoli nell’ultima Serie A. Ventiquattro presenze, due assist, tanto dinamismo. Il Napoli lo ha preso per 9 milioni, scommettendo sulla sua crescita e sulla sua capacità di adattarsi ai ritmi di Conte. Sarà l’alternativa naturale a Di Lorenzo nella retroguardia a 3, ma non è escluso che trovi spazio anche in una difesa a quattro, da centrale puro.

Due rinforzi molto diversi, ma complementari. De Bruyne porta esperienza, Marianucci entusiasmo. Il primo detterà i tempi, il secondo li seguirà. Il Napoli inizia così la sua trasformazione, a metà tra presente e futuro.

I sogni di mercato

Il Napoli ha tracciato la rotta, ma la nave è ancora in allestimento. Mancano alcuni pezzi importanti, sia per la profondità della rosa che per il salto di qualità definitivo. In porta, Zion Suzuki è il nome in cima alla lista per affiancare Meret. Il giapponese del Parma ha vissuto una stagione eccellente e ha attirato l’attenzione di mezza Europa. Tuttavia, il club emiliano non vuole cedere il portiere né lui, per ora, intende lasciare. Il Napoli resta alla finestra, pronto ad approfittare di eventuali aperture.

In difesa, Trevoh Chalobah è il preferito per completare il pacchetto centrale. Il Chelsea chiede 20 milioni, cifra alta ma non irraggiungibile. È un profilo ideale per Conte: fisico, aggressivo, polivalente. Allo stesso tempo, la trattativa per Beukema è più avanzata: il Bologna lo valuta 30 milioni, il Napoli è fermo a 24. Uno sforzo economico potrebbe bastare per chiudere.

Sulle fasce, si lavora con insistenza per Juanlu Sanchez, talento del Siviglia. L’offerta attuale è di 12 milioni più 2 di bonus, ma il club andaluso ne chiede 20. Anche in questo caso, la forbice è colmabile. A centrocampo, la pista che porta a Yunus Musah è calda, ma bloccata. Il Milan non si smuove sulla questione dei bonus, mentre l’entourage del giocatore cerca di mantenere vivo il dialogo. Musah è l’incursore perfetto per il calcio di Conte, un mix di potenza e dinamismo. Accanto a lui, la presenza di Lobotka e Anguissa garantisce equilibrio.

Sulla trequarti, il sogno si chiama Federico Chiesa. Il Napoli ha aperto un canale con il Liverpool per un prestito con diritto di riscatto, ma la trattativa è complessa. Se dovesse arrivare, Conte avrebbe finalmente un esterno devastante in grado di aprire le difese avversarie. Il primo nome però è Dan Ndoye: il Bologna lo valuta 45 milioni, il giocatore chiede 4 di ingaggio. Trattativa difficilissima, ma la dirigenza ci crede.

Davanti, Romelu Lukaku è il punto fermo, ma servono alternative. L’identikit giusto è Lorenzo Lucca, rivelazione dell’Udinese e attaccante moderno, completo. La richiesta iniziale è di 40 milioni, ma il Napoli spera di chiudere a 30. Lucca rappresenterebbe un investimento a lungo termine, il vice-Lukaku perfetto, pronto a prendersi la scena nei momenti chiave.

Punti di forza e di debolezza della formazione

Il nuovo Napoli è una creatura in evoluzione, ma già si intravedono pregi e criticità. I punti di forza sono evidenti: un allenatore carismatico e vincente, un centrocampo solido e completo, una trequarti che, con De Bruyne e McTominay, può abbinare muscoli e cervello. L’arrivo di esterni come Juanlu Sanchez e Spinazzola aumenterebbe la spinta offensiva, mentre in difesa Buongiorno rappresenta una sicurezza, Di Lorenzo è il leader tecnico e spirituale, e Beukema, se arriverà, porterà fisicità e personalità.

Anche l’attacco, con Lukaku come terminale, appare realmente competitivo. Se a lui si aggiungesse un profilo come Lucca, la squadra avrebbe profondità e alternative anche in avanti.

I difetti? Il portiere di riserva è ancora un punto interrogativo, e Meret, pur affidabile, non offre sempre garanzie assolute nei grandi match. Inoltre, manca forse un regista difensivo puro, un giocatore capace di impostare l’azione con pulizia dalle retrovie. La gestione degli esterni sarà un altro tema delicato: senza nuovi innesti, il modulo rischia di diventare troppo prevedibile.

Infine, il nodo Chiesa/Ndoye. Uno dei due deve arrivare per garantire imprevedibilità, estro, accelerazioni. Senza un’ala di livello, il Napoli rischia di diventare troppo centrale, troppo lineare. E nel calcio moderno, la varietà è tutto.