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Ci si può ancora emozionare, dopo aver vinto tutto? Il volto di José Mourinho, che tra le lacrime ha portato la sua Roma alla prima finale di Conference League, racconta che sì, anche se hai vinto quattro finali europee e tre Supercoppe nel corso della tua lunga carriera, lo spazio per i sentimenti è come quello per il dessert: c’è sempre.

Lo Special One è sempre stato considerato un maestro nel vincere trofei e, anche se questa reputazione era stata un po’ maltrattata nel corso degli ultimi cinque anni, ha sicuramente il pedigree per consegnare alla Roma il suo primo trofeo sin dalla Coppa Italia del 2008. Se ci riuscirà, sarà il primo grande trofeo europeo della storia giallorossa (se non vogliamo contare la Coppa delle Fiere).

Ecco, c’è una netta contrapposizione tra la fortuna nelle finali di Mou e quella della sua Roma: uno, il portoghese, vince sempre; l’altra, la Roma, ha la tendenza a perderle.

È che l’allenatore portoghese non ha mai perso una finale europea importante: in sette precedenti, ha perso solo Supercoppe.

Andiamo a vedere nel dettaglio.

Porto, Coppa UEFA 2003

La prima finale europea di Mourinho coincide con il suo annuncio sul palco principale: qualcosa di speciale. In un percorso che forse incarna la vecchia Coppa UEFA, il Porto di Mourinho ha dovuto superare Lens, Denizlispor, Panathinaikos e Lazio prima di affrontare il Celtic nella finale all’Estadio Olimpico di Siviglia.

È stata una partita superba, quella. Con una doppietta di Henrik Larsson, che ha pareggiato due volte i risultato (per il Celtic, of course) forzando così i tempi supplementari. Ecco: ricordate il Silver Goal? Allora ricorderete l’attaccante brasiliano Derlei, colui il quale diede a Mourinho il suo primo assaggio di gloria europea.

Porto, Supercoppa 2003

Con il ritorno della Coppa UEFA nel nord del Portogallo, i lusitani si erano dunque recati a Monaco per affrontare il Milan in Supercoppa.

Solo alcune leggende di quella squadra: Paolo Maldini, Gennaro Gattuso, Andrea Pirlo, Clarence Seedorf, Andriy Shevchenko e Filippo Inzaghi. In panchina c’erano anche Rivaldo e Cafu. Guidati tutti da Carlo Ancelotti.

Il Porto? Benni McCarthy in testa alla fila. La sorpresa è che abbiano perso soltanto 1-0.

Porto, Champions League 2004

Il Porto era quotato 50-1 per vincere la Champions League 2003-2004, ma se Mourinho fosse stato uno scommettitore, probabilmente avrebbe puntato molto su questo risultato. Risultato che poi ha acquisito. Sul campo.

Del resto, era stata una stagione strana in Champions League, con Bayern e Manchester United (battuto dal Porto, con tanto di celebrazione iconica di Mou) eliminati e Real e Milan fuori ai quarti. Il quartetto finale era composto da Deportivo, Porto, Chelsea (che all’epoca erano i ragazzi della nuova era) e Monaco.

In quel momento, fiducia massima. E Mou ne aveva motivo: la vittoria per 1-0 sul Depor fu seguita dal 3-0 sul Monaco in finale per battere. Il Porto è diventato così – incredibilmente – campione d’Europa.

Inter, Champions League 2010

Il Porto era speciale, così come anche il primo Chelsea di Mourinho, anche se a Londra non è mai riuscito a vincere la Champions. Ma l’Inter? Era una salsa diversa. Un sapore differente. In finale ha battuto il Bayern Monaco di Louis van Gaal, con una doppietta di Diego Milito, ma è stata la semifinale a rappresentare forse il suo coronamento come allenatore.

Calciando tutti i palloni da solo e vincendo ogni duello con le sue urla clamorose sulla linea laterale, l’Inter di Mourinho ha tenuto testa al Barcellona di Pep Guardola. La vittoria per 3-1 a San Siro è stata impressionante, ma limitare il Barça all’1-0 al Camp Nou lo è stato ancora di più.

Chelsea, Supercoppa 2013

Pep Guardiola contro José Mourinho in una finale europea? Oh sì. La rivalità tra i due al Barcellona e al Real Madrid era leggendaria, quindi il destino ha voluto che si incontrassero all’inizio del loro primo nuovo lavoro da quando erano avversari del Clasico: nella Supercoppa UEFA, sorprendentemente l’unica finale europea che Mourinho ha disputato nei suoi due periodi come capo dei Blues.

Mourinho è tornato al Chelsea dopo aver bruciato i ponti al Bernabeu, mentre Guardiola ha ereditato il Bayern Monaco di Jupp Heynckes, vincitore di tre titoli, dopo il suo anno sabbatico.

La partita in sé è stata un vero spettacolo. Il Chelsea, campione in carica di Europa League, ha messo a dura prova il Bayern e si è portato in vantaggio due volte, prima con Fernando Torres e poi con Eden Hazard. Ma un pareggio di Javi Martinez all’ultimo minuto ha portato la partita ai rigori, con il Bayern di Guardiola che ha sollevato il trofeo dopo un rigore sbagliato dal ventenne Romelu Lukaku.

Manchester United, Europa League 2017.

A quattordici anni dal trionfo in Coppa UEFA, Mourinho ha voluto aggiornare la sua bacheca dei trofei con la nuova forma dell’Europa League.

Favoriti fin dall’inizio, gli uomini di Mourinho hanno certamente sfidato la sorte durante il cammino verso la finale, ma contro l’Ajax non hanno avuto problemi, vincendo per 2-0. Mourinho ha insistito sul fatto che la Charity Shield, la Coppa di Lega e l’Europa League contano tutte come treble. Probabilmente, il peggiore della storia.

Manchester United, Supercoppa 2017

L’Europa League era un segno dell’eccitante e combattiva squadra di Mourinho? Lo United sarebbe finalmente tornato sulla strada verso il titolo di Premier League? Risposta secca: no. Avevano però la possibilità vincere una Supercoppa Europea, quella contro il Real Madrid.

A Skopje, un solo gol del nuovo acquisto Romelu Lukaku non è bastato a garantire il titolo. E la rimonta e il Madrid hanno bussato puntuali: 2-1 per i blancos nella capitale macedone. Ah, Mourinho dopo la partita è stato il solito.

“Stavamo giocando contro una squadra di giocatori fantastici e abbiamo messo in discussione il risultato fino alla fine, non alla fine ma quasi”, le sue parole dopo la partita. “Quasi alla fine perché quando arriva Cristiano Ronaldo, l’arbitro decide di mostrare rispetto per questo grande giocatore, e poi è finita la partita perché ogni volta che Cristiano voleva un calcio di punizione, il gioco veniva fermato”.